Curiosità

L’espansione di Torino, capitale del Ducato di Savoia, negli ultimi decenni del Seicento

PRIMA PARTE. In quegli anni la capitale sabauda s’ingrandì verso Est: furono tracciate la Contrada di Po e Piazza Carlina e fu costruito Palazzo Carignano, l’Antica Accademia Militare e l’Ospedale San Giovanni.

Nel 1663, eloquenti e scenografiche immagini della capitale subalpina e del suo circondario vennero pubblicate nel Theatrum Sabaudiae, opera libraria di grande pregio,con il preciso intento di far conoscere nel mondo le bellezze delle Stato sabaudo: il volume, promosso da Carlo Emanuele II, venne presentato in occasione dei festeggiamenti per il primo Centenario di Torino capitale.

Le incisioni, stampate dalla celebre officina tipografica Blaeu di Amsterdam, rappresentavano – con efficacia prospettica straordinaria – le principali opere realizzate o progettate nel Ducato secondo una precisa architettura di Stato, espressione della genialità e del raffinato gusto subalpino. In quegli anni, venne dato impulso all’erezione di nuove artistiche chiese e di nuovi aulici palazzi; vennero ridisegnati alcuni giardini privati e studiate nuove piazze di grande impatto scenico.

La Torino degli Anni Venti del Seicento, dopo il primo ampliamento verso sud

La continua crescita del prestigio della capitale sabauda sullo scacchiere internazionale calamitava le famiglie aristocratiche piemontesi anche dai centri urbani provinciali, imponendo loro di avere un Palazzo in città per non sfigurare con gli altri casati.

Torino era una capitale europea, piccola ma vivace, in cui transitavano e si intrecciavano gli interessi delle Case regnanti di mezza Europa. Qui confluivano consoli, ambasciatori, diplomatici; si tessevano accordi e trattati, da cui dipendevano vitali sviluppi finanziari ed economici per molti Stati. Non esserci, significava essere tagliati fuori dalla vita politica, oltre che da quella mondana.

Sulla spinta della febbre del mattone che imperava in città, nel 1673 si decise di progettare il secondo ampliamento urbanistico della città, verso a Est (il primo venne realizzato nei primi decenni del Seicento, in direzione Sud), lungo l’asse della “Contrada di Po” (oggi Via Po). Fu in quest’epoca che fu costruito, tra gli altri, anche il Palazzo Carignano.

La causa di questa espansione verso Est era fortemente strategica, per consentire una più efficace difesa del ponte e della Porta di Po, creando una comoda via di accesso, ma anche di rapida fuga. Pietro Arduzzi, Amedeo di Castellamonte e Maurizio Valperga tracciarono gli elementi essenziali della “Città Nuova del Po”, all’interno della quale si ripropose la tradizionale scacchiera ortogonale topografica della città. Tuttavia, la Contrada di Po, collegamento diretto tra il Castello ed il ponte sul fiume, fu tracciata con un insolito, ma inevitabile, percorso obliquo (che era anche quello più breve).

Una tavola del Theatrum Sabaudiae della Torino secentesca

Negli anni di reggenza di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, la seconda Madama reale, in fase di realizzazione del progetto di ampliamento, si effettuarono alcuneimportanti varianti rispetto al piano originale varato nel 1673. Via Po raggiunse unalarghezza di 18 metri, ben più ampia rispetto a quella delle altre principali contrade della Città Nuova. Un editto del 1678 ridimensionò in parte l’obbligo di costruire facciate omogenee per altezza e composizione, e un più ampio margine di discrezione venne lasciato all’iniziativa privata.

La seconda espansione della città previde la realizzazione dell’ampia Place royale che oggi chiamiamo Piazza Carlina.

Anche questa seconda espansione della città previde la realizzazione di una spaziosa Place royale, quella che oggi chiamiamo Piazza Carlina. Scartata la soluzione di una piazza a forma ottangolare, si preferì la variante quadrata, localizzata un po’ più a Nord, disegnata da Michelangelo Garove. La piazza venne adibita a mercato dell’uva e del vino.

Poco distante trovarono sede l’Accademia Militare e l’Ospedale di San Giovanni. Il Collegio dei Nobili fu costruito nell’area lasciata libera dalla demolizione delle mura romane, ai limiti settentrionali della Città Nuova, che divenne un quartiere per residenze private, ma anche sede di importanti palazzi istituzionali.

Torino si stava preparando a diventare una delle più eleganti e raffinate capitali europee, al centro di un piccolo Stato, ma destinato a rivelarsi un attivo protagonista sullo scenario politico ed economico dell’Europa dell’epoca.

Riprenderemo il discorso in un prossimo articolo.

(FINE PRIMA PARTE)

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Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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