Curiosità

L’espansione torinese ad inizi Settecento: da Superga a Stupinigi

SECONDA PARTE. Gli ampliamenti urbanisti voluti dai Savoia verso Occidente contribuirono a trasformare la città in una delle più affascinanti capitali europee. Fu in questi anni che furono costruite la grande basilica collinare e la Palazzina di caccia: gioielli barocchi che tutto il mondo ci invidia

Già nel 1670 era giunto a Torino Sébastien de Vauban, architetto di Luigi XIV, per progettare una fortificazione attorno alla città che potesse includere, in un ampio perimetro di forma ovale (la cosiddetta “mandorla”) tutti gliampliamenti urbanistici realizzati nei decenni precedenti, in vista di un’ulteriore estensione della città verso Ovest.

Agli albori del Settecento, la popolazione della capitale subalpina superava i 43.000 abitanti. Il prestigio internazionale del piccolo Stato sabaudo continuava a crescere, ma la sua posizione geografica, a cavallo delle Alpi, tra Piemonte e Savoia, lo rendeva tuttavia esposto alle minacce di vicini scomodi e potenti, in una quasi costante condizione d’emergenza.

Dopo l’Assedio del 1706,  risoltosi con la messa in fuga dei Francesi, il prestigio della città subalpina si rafforzò ulteriormente a livello internazionale. Ma i conflitti sullo scacchiere europeo continuavano a metterne a rischio i confini del piccolo Stato, che solo con i trattati di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) assunsero un assetto più stabile.

L’idea juvarriana per la Basilica di Superga

La città poté così riprendere ad espandersi ancora: l’ampliamento verso a Ovest (il terzo) venne tracciato tra il 1702 e il 1716. Gli ampliamenti furono progettati con l’intento di amalgamare il nuovo tessuto urbano con i vecchi quartieri, rispettando il tradizionale scacchiere a maglia ortogonale della città, che si prestava a rapidi collegamenti tra isolato e isolato, tra rione e rione. Il tutto a vantaggio di un paesaggio urbano estremamente regolare, lineare e armonico, insolito in altre città (normative rigorose obbligano gli abitanti a costruire edifici con facciate omogenee), che ancora oggi colpisce e stupisce i visitatori stranieri.

Idea juvarriana per le Chiese di Santa Cristina e San Carlo di piazza San Carlo

Nel 1714, si diede così finalmente inizio al terzo ampliamento urbanistico, in direzione Nord-Ovest, nell’area detta di “Porta di Susa” o “Porta Segusina”, su cui si sarebbe aperta l’attuale Piazza Statuto. Artefici di questo ampliamento sono gli architetti Michelangelo Garove (chierese), Antonio Bertola (biellese) e, dal 1716, il grande Filippo Juvarra (messinese), che, sul margine occidentale della città, realizzò i Quartieri Militari. A questo grande artista dell’architettura settecentesca, un vero “archistar” ante litteram, si devono la Basilica di Superga, Palazzo Madama e numerose chiese ed edifici torinesi.

In quegli anni si decise altresì di realizzare una nuova sontuosa residenza sabauda fuori le mura, ma più vicina alla città, da adibirsi ai piaceri, alle feste, e alle battute di caccia. E così, a partire dal 1729, su progetto di Filippo Juvarra, s’iniziò a costruire la Palazzina di Caccia di Stupinigi, su terreni a suo tempo donati da Emanuele Filiberto all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (era il 1573). La palazzina, che oggi è proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano, un ente governativo dedicato alla sua conservazione e valorizzazione, è sede del Museo dell’Arredamento e costituisce uno dei complessi settecenteschi più scenografici in Europa: un gioiello, un esempio radioso del rococò italiano.

(fine seconda e ultima parte)

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Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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