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Roma, il poeta e scrittore in lingua piemontese Gabriele Gariglio premiato in Campidoglio

ROMA.  Non credo che i componimenti in Lingua piemontese vengano boicottati nei Concorsi Letterari dialettali nazionali. Certo è che il Piemontese non è un ‘dialetto’, ma una Lingua locale, romanza, che si parla in una Regione nord occidentale italiana, con la sua propria grammatica, il suo lessico, la sua grafia. E per chi non è avvezzo alle sue regole e al suo suono, non è spesso facile da comprendere ma – direi – piuttosto ostica da capire. E allora? Quasi sempre i testi vengono giudicati limitandosi a valutare la versione in italiano, che per rispettare il più possibile il testo originale, perde sovente di musicalità e di prosodia, e se quel testo era in metrica perfetta, spesso viene riproposto in italiano in versi liberi e senza rima.

Detto questo, quando un poeta o uno scrittore del Piemonte si fa onore in una competizione letteraria nazionale “dialettale” (termine improprio nella fattispecie della Lingua piemontese, ma tant’è), confrontandosi con i più immediatamente “comprensibili” componimenti in romanesco, in veneto o in altri vernacoli italici, significa che quel poeta o quello scrittore deve davvero aver compiuto un’impresa letteraria di grande valore.

È il caso di Gabriele Gariglio, poeta e scrittore in Lingua piemontese di Santena (Torino) che ha dimostrato che anche con opere composte in questo idioma si possano toccare posizioni di vertice in una competizione letteraria nazionale dedicata alle parlate locali. Al Concorso “Salviamo la tua Lingua locale”, organizzato da APLI  (Unione Nazionale Proloco d’Italia) in collaborazione con ALI (Lega delle Autonomie Locali Italiane), il giovane scrittore santenese ha ottenuto il 2° posto assoluto su 354 concorrenti ‒ autori di componimenti in uno dei dialetti o delle lingue locali della penisola ‒ con il brano inedito in prosa “Cheur ëd buracio”. La Cerimonia di Premiazione si è tenuta a Roma, in Campidoglio, il 7 Dicembre 2023.

Gariglio racconta la storia di un pupazzo di neve costruito dalle mani innocenti dei bimbi di una scuola e questo pupazzo, prima di sciogliersi, lascia generosamente tutto ciò che ha di se stesso. I pezzetti di pane secco che fungono da bottoni del mantello a dei passerotti affamati, la carota del naso alle lepri, la cuffia e il suo mantello ad un mendicante infreddolito.

La pergamenta del Premio Letterario Nazionale “Salva la tua Lingua locale”
per il 2° Premio assoluto ottenuto da Gabriele Gariglio per la sua opera
“Cheur ëd buracio”, in Lingua piemontese

Avuta notizia di questa brillante affermazione, ho subito contattato Gabriele Gariglio al telefono per congratularmi per il lusinghiero risultato da lui ottenuto, e per concedergli una breve intervista.

D. Conosco la qualità dei tuoi racconti, la fluidità dei tuoi testi, avvincenti e convincenti, per aver avuto più volte occasione di valutare le tue opere in diversi Premi Letterari in Lingua piemontese in qualità di giurato. E so quanto sia difficile imporsi in un Concorso aperto a tutti i dialetti e alle Lingue regionali e minoritarie, come quello di Roma. Che emozioni hai provato quando ti hanno informato del tuo brillante risultato?

R. Non avrei mai e poi mai immaginato di classificarmi ad un concorso così importante e prestigioso, vista la concorrenza di tanti affermati scrittori provenienti da ogni Regione d’Italia. Infatti quando mi è arrivata la comunicazione della graduatoria e l’invito a presentarmi a Roma in Campidoglio ho subito pensato ad un errore di segreteria, uno scambio di nomi o un caso di omonimia. Mi pareva impossibile che quel secondo posto fosse mio.

D. Nel corso della Premiazione, hai avuto occasione di leggere almeno l’incipit o un brano del tuo racconto?

R. Per permettere a tutti i presenti intervenuti alla cerimonia di comprendere il significato delle opere premiate ed assaporare la variopinta e originale oralità espressa da ogni autore salito sul podio, in quanto secondo classificato, ho avuto occasione di leggere integralmente il mio racconto in Lingua piemontese difronte a tutta la numerosa platea, mentre su un maxischermo scorreva il testo tradotto in italiano. Un motivo in più per accrescere la mia soddisfazione (ma anche… la mia grande emozione), soprattutto quando, al termine della lettura, è esploso uno scroscio di applausi.

Complimenti, Gabriele: hai compiuto un’impresa davvero memorabile: quella di portare con onore la Lingua Piemontese nel Palazzo del Campidoglio, a Roma, ai vertici della Cultura e della Letteratura. Bravo davvero!

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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