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I 18 chilometri di portici torinesi: un prezioso patrimonio da promuovere e tutelare

Al turista che raggiunge Torino con il treno e scende a Porta Nuova, non appena esce dalla stazione, subito gli si aprono innanzi i suggestivi Giardini di Piazza Carlo Felice, con le loro morbide aiuole, i loro tortuosi vialetti, e la caratteristica fontana, il cui getto s’innalza gaio nel cielo. Un getto perpendicolare d’acqua che sale, sale… e che ‒ dopo aver raggiunto l’apice della parabola ‒ ridiscende nel bacino della fontana frangendosi in migliaia di gocce d’argento. Quel getto spicca e risplende, proprio al centro della scena, in quel varco di cielo che separa le case che si affacciano sui due lati opposti di Via Roma. Uno spettacolo unico, avvincente, che spesso stupisce (e affascina) colui che per la prima volta giunge nel capoluogo subalpino e non si aspetta di essere abbracciato da un tale incanto. Neppure gli potrà sfuggire l’armonia dei palazzi che delimitano la piazza, e in particolare, i portici, che con le loro arcate si aprono sulle facciate, dando un movimento leggero e aggraziato alle linee sobrie degli edifici, rendendole meno severe, ma anche accentuandone l’eleganza e la fluidità. Il gusto barocco delle case torinesi è più improntato sulle linee rette, o se si vuole sui segmenti di retta e sulle sezioni di archi, piuttosto che sulle volute sinuose e sulle decorazioni ampollose, che invece caratterizzano molti secenteschi edifici di culto cittadini, capolavori di prestigiosi architetti dell’epoca.

I portici sono uno dei più originali e stupefacenti elementi architettonici che contraddistinguono i palazzi del centro storico della città, e formano tra loro una larga galleria lastricata di “lose” di pietra, su cui si snodano le vetrine di migliaia di negozi, bar e storici caffè: una “galleria” che i Torinesi possono comodamente percorrere per raggiungere il posto di lavoro, oppure semplicemente per “strisciare” per diletto o per passatempo, o magari per la speranza inespressa e quasi inconscia di poter incrociare un amico o una persona che magari non si vedeva da tempo.

Scorci della città dai Portici di Torino. Piazza Castello. Foto di Sergio Donna

I portici di Piazza Carlo Felice continuano verso Nord lungo tutta la Via Roma: dopo essersi allargati per cingere in un aulico abbraccio la celebre Piazza San Carlo, sfociano infine in Piazza Castello. Fu Carlo Emanuele I di Savoia, nel 1606, ad approvare il progetto di Ascanio Vittozzi che prevedeva la realizzazione dei portici monumentali che fanno corona a questa piazza maestosa, la più antica piazza porticata di Torino.

Arrivando da Via Roma in Piazza Castello, i portici piegano ad angolo retto verso destra, e cingono la piazza fino alla celebre Loggia dello Statuto Albertino; e ad Est, dalla piazza si dipartono senza soluzione di continuità, neppure laddove le vie traverse convergono, in direzione del Po, sull’omonima contrada, per abbracciare infine l’aulica e scenografica Piazza Vittorio. Era questa una delle salutari passeggiate che i sovrani e le loro consorti effettuavano partendo da Palazzo Reale per spingersi fin quasi alle sponde del fiume, percorrendo un tratto porticato (integralmente coperto) di circa un paio di chilometri. Molti Torinesi e molti turisti oggi percorrono i portici di Via Po senza pensare che stanno calpestando lo stesso lastricato su cui già camminavano i Savoia e la sua Corte molti secoli prima. 

Se però il turista, appena uscito da Porta Nuova e dopo aver attraversato il Corso Vittorio, pensasse di svoltare verso sinistra, scoprirebbe nuovi itinerari porticati, e tra arco e arco scoprirebbe nuovi scorci avvincenti, come quelli del monumento al re Galantuomo, che presidia l’incrocio con Corso Galileo Ferraris. Svoltando poi in Corso Vinzaglio, giungerebbe, sempre percorrendo ariosi portici ottocenteschi, alla spaziosa Via Cernaia, che si diparte dalla vecchia Stazione di Porta Susa verso Oriente. Di qui, voltando a destra, sempre sotto i portici, giungerebbe ancora in Piazza Castello (dopo aver percorso tutta la Via Cernaia, costeggiato e ammirato alla propria destra la Fontana Angelica di Piazza Solferino e coperto nella sua interezza l’elegante Via Pietro Micca, la “diagonale” del centro di Torino).

Scorci di Torino dai portici della città. Piazza Castello da Via Palazzo di Città. Foto di Sergio Donna

In alternativa, dal Corso Vinzaglio avrebbe potuto dirigersi verso la Piazza XVIII Dicembre: dopo aver voltato a destra e percorso i portici dell’alberato e frondoso Corso San Martino, si ritroverebbe in Piazza Statuto, la piazza dei Ministeri mancati (i severi palazzi della piazza, dai fregi in cotto e dal gusto neoclassico, furono costruiti per ospitare i Ministeri del Regno d’Italia; ma Torino perse ben presto il ruolo di capitale, che venne assunto da Firenze prima e da Roma poi, e così quei palazzi – venuta a meno la destinazione per cui erano stati eretti ‒ furono adibiti ad uso di civile abitazione). Dopo aver fatto il giro della piazza, il nostro potrebbe prolungare la sua passeggiata sotto i portici anche dopo aver inforcato la Via Garibaldi, l’antica Contrada di Dora Grossa, porticata anch’essa fino all’incrocio con Corso Valdocco: sul fondo gli si prospetterebbe la sagoma imponente di Palazzo Madama, capolavoro di Juvarra.

Visitare Torino attraverso i suoi portici (si può fare anche quando piove e non si dispone di un ombrello) offre la possibilità di cogliere inedite “cartoline” di non comune bellezza: lo sanno bene i fotoamatori, sempre a caccia di scorci pittoreschi, che Torino sa regalare a josa. Al nostro turista appena sbarcato in città abbiamo solo offerto alcuni suggerimenti per scoprire la città da una prospettiva diversa: ma non gli abbiamo certo prospettato tutte le possibili passeggiate “coperte”, che possono essere effettuate al riparo dei portici torinesi. Un’altra arteria porticata (dal lato opposto alla Ferrovia) è ad esempio Via Sacchi. Simmetricamente, è in parte porticata anche la Via Nizza, dall’altro lato della Stazione; come porticata è parzialmente pure Piazza della Repubblica, nella parte in cui vi sbocca Via Milano, oppure la Piazza Palazzo di Città e l’omonima Via che la collega con Piazza Castello. Se si volessero percorrere tutti i portici di Torino nella loro estensione complessiva, il contapassi segnerebbe la stupefacente lunghezza di ben 18 chilometri. Quasi una mezza Maratona. Tant’è che Torino si piazza al secondo posto tra le città più porticate d’Italia, ovvero in quella speciale classifica che elenca le città italiane secondo la lunghezza dei loro portici.

Moltissimi chilometri davvero, però non si tratta di un record. I portici di Bologna, recentemente dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, si estendono per ben 62 chilometri (compreso il Portico di San Luca, che da solo si sviluppa per 3796 metri con ben 666 arcate, e permette di collegare il centro storico con il Santuario della Madonna di San Luca): un prestigioso e meritatissimo riconoscimento, frutto anche dell’impegno degli amministratori della città petroniana che si sono prodigati per ottenerlo, riconoscimento che sicuramente contribuirà a promuovere ancor più questo particolare primato del capoluogo emiliano, con immancabili ricadute turistiche e commerciali.
Se Torino mantiene saldamente e onorevolmente il secondo posto tra le città più porticate d’Italia, la terza posizione sul podio è occupata da Padova. Il quarto posto è appannaggio di un’altra città piemontese: Cuneo, che vanta 8 chilometri di portici, alcuni dei quali risalenti al Medioevo. Un’ottima posizione di classifica, considerate le ridotte dimensioni urbane del capoluogo della Granda, in rapporto alla ben più vasta estensione di Bologna, Torino e Padova.

Piazza della Repubblica. Scorcio dai portici, all’angolo con Via delle Tre Galline.
Foto di Sergio Donna

Tornando a Torino, i portici del capoluogo subalpino rappresentano un prezioso patrimonio storico, unico e peculiare per eleganza e armonia architettonica, dal notevole valore storico-culturale. Anche a livello di politica locale, è allora necessario valorizzarli e promuoverli per far conoscere la loro unicità e il loro alto potenziale turistico. Almeno, così la pensano gli amministratori più lungimiranti ed i commercianti che gestiscono locali e botteghe che si aprono sotto i portici della città.

Nella convinzione che i portici rappresentano una strategica attrattiva turistico-culturale di grande rilievo, nel 2018 è sorta l’Associazione “Portici e Gallerie di Torino” che ha lo scopo di valorizzare al massimo questo importante patrimonio. Numerosi sono gli eventi culturali e turistici accolti sotto le arcate della città, come ad esempio “Portici Divini“, manifestazione dedicata a degustazioni ed incontri sul vino; “Dolci Portici“, goloso appuntamento con le eccellenze dell’arte dolciaria del territorio e “Portici di Carta“, la libreria più lunga del mondo, e tante altri ancora. Numerose altre interessanti iniziative sono in programma, sempre che la pandemia di Covid con le sue subdole varianti non ci metta lo zampino.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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