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Alla scoperta di… Cocconato, perla del Monferrato, dove si sposano storia e sapori

COCCONATO. Decisamente un bel nome per un comune. Un nome che mette allegria: quella stessa allegria infantile che noi bambini di città, quando trascorrevamo le vacanze dai nonni in campagna, provavamo quando scoprivamo che una gallina del pollaio aveva appena fatto l’uovo.

Eppure sembra che l’etimologia di questo toponimo non c’entri affatto con le uova o con i pulcini e che sia molto meno poetica: pare infatti che il termine Cocconato derivi piuttosto dal tardo latino cum conatu, espressione che ben indicava la fatica fisica profusa dai forestieri che dovevano raggiungere a piedi questo antico borgo del Monferrato, inerpicato su un “bricco”. A noi piace invece pensare che il toponimo sia derivato da un’espressione quasi onomatopeica, che ben si addice al fascino bucolico di questo affascinante angolo del mondo, che dall’alto dei suoi 491 metri, domina un vasto raggio del Piemonte.

Cocconato vanta una storia plurisecolare ed il paese offre al visitatore scorci davvero magici, tra arcate medievali, botteghe che ancora mantengono il fascino d’antan, come i locali della storica farmacia del paese, le chiese barocche ed il magnifico Palazzo Municipale dalla stupenda facciata quattrocentesca in cotto e dal porticato risalente al Trecento. E c’è pure una torre, sia pur ricostruita un po’ più in là rispetto al luogo in cui sorgeva quella originale, a ricordo dell’antico Castello medievale ormai distrutto. Un borgo romano, più o meno dove ora sorge Cocconato, con il nome di Marcellina, era già esistente in epoca romana (a questo insediamento è legata la leggenda della Pietra Cagnola, un simulacro d’oro a forma di cane che, infisso agli erpici, aveva il dono di rendere più feconda la terra). Ma è grazie alla famiglia dei conti Radicati che Cocconato accrebbe la sua fama: ottenuto il feudo di Cocconato nel XII Secolo, i Radicati ne furono signori per quattrocento anni, facendone una potenza politica ed economica in grado di competere con Signorie, sulla carta, ben più forti militarmente.

Ciò che di questo borgo del Monferrato oggi incanta i turisti, sono le splendide e ordinatissime vigne che fanno corona al paese: un paesaggio davvero incantevole che invita a visitare le Cantine del territorio (tra cui: la Cantina Bava, quella dei F.lli Dezzani, la Giulio Cocchi, e il Poggio Ridente, ecc.), dove si producono vini eccellenti, come il Barbera d’Asti o la Barbera del Monferrato Superiore, che si fregiano entrambi della DOCG, ma anche una rimarchevole Barbera del Monferrato DOC e una notevole Freisa d’Asti DOC.

Cocconato è anche un paese dove si mangia bene, anzi, molto bene: i suoi ristoranti (come il Cannon d’Oro, o la Cantina del Ponte, ed altri ancora) sono da sempre rinomati e lì si possono degustare menù piemontesi da leccarsi i baffi e ci si può abbandonare a memorabili scorpacciate.

Per chi ama i formaggi, Cocconato offre poi un prodotto d’eccellenza, unico nel suo genere, e inimitabile: la Robiòla ’d Coconà, un formaggio fresco a pasta molle, prodotto con latte crudo vaccino, intero e pastorizzato, riscaldato alla temperatura di 38° e addizionato con caglio di vitello.

La forma è piatta e tonda, con la “faccia” di diametro mediamente compreso tra i 12,0 e i 14,0 cm.; lo “scalzo” è convesso e misura da 1 cm. ad 1,5 cm.: il peso di ogni forma oscilla tra i 350 e i 400 g. La crosta è assente, e questa è una prerogativa tipica di questo formaggio, per cui ogni forma è consumabile per intero, senza scarti; la pasta è di consistenza molle, cremosa, e di colore bianco latte. Ha un sapore dolce, di latte, con una leggera nota acidula, dovuta alla presenza di fermenti lattici. Davvero può essere considerata come la regina delle robiole piemontesi a pasta molle.

I vigneti lungo la strada panoramica che da Piovà Massaia conduce a Cocconato

Insomma: ci sono davvero tanti “buoni” motivi per organizzare una gita a Cocconato, in tutte le stagioni. Mettetela in programma… pandemie permettendo.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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