Personaggi

Un angolo di Torino dedicato alla grande cantante lirica Giovanna Astrua

Federico II il Grande

TORINO. È stato inaugurato lo scorso 11 dicembre 2018 a Torino il vicolo pedonale “Giovanna Astrua”, che collega via Cimarosa con via Tollegno. La deliberazione della Giunta comunale risale a dicembre 2016, su proposta dell’assessore alla Toponomastica Paola Pisano. Giovanna Astrua fu una famosa cantante lirica, nata a Graglia, in provincia di Biella, nel 1720. Esordì a Torino nel 1737, molto giovane, in alcune repliche dell’opera “Olimpiade” di Brivio, e nel 1738 la sua ascesa continuò con “Demofoonte” e “La Clemenza di Tito”. Si sa che le rappresentazioni fino al 1739 al Teatro Regio di Torino furono 20.

La vita di questa artista piemontese fu ricca d’incontri importanti, avvenuti grazie al talento che la portò a esibirsi nei più famosi teatri italiani, quali il San Samuele di Venezia, e il Solerio di Alessandria, in cui Carlo Emanuele III di Savoia l’ascolterà cantare. Dal 1741 al 1747 sarà stabile al San Carlo di Napoli, dove parteciperà come primadonna a oltre tre allestimenti l’anno. In seguito, si trasferirà alla corte di Federico II il Grande, fino al 1756. Successivamente sarà la volta di Berlino, città che l’accolse come la più prodigiosa cantante di quel tempo. Richiesta anche dalla Casa Reale torinese, parteciperà alle feste per le nozze del duca Vittorio Amedeo III con Maria Antonia Ferdinanda di Spagna. Morirà a Torino a  soli 37 anni di tubercolosi, ma l’ultima rappresentazione a cui parteciperà sarà alla Konigliches Opernhaus di Berlino con “Merope”.

Gaetano Majorano detto Caffarelli

A Napoli lavorò spesso in coppia con Gaetano Majorano detto Caffarelli, o Caffariello, uno dei più celebri evirati dell’epoca, ma ebbe una predilizione per il Piemonte. Conosciuta in tutta Europa, il filosofo e scrittore Voltaire in una lettera la definì “la più bella voce d’Europa”. Giovanni Battista Mancini, cantante lirico e insegnante, scrisse di lei: «L’Astrua perché dotata di una voce agilissima, si applicò su questo genere con tale assiduità, che ridusse atta la sua voce a sorpassare qualunque difficoltà: cantò nondimeno a perfezione nel genere sostenuto, il quale fu da essa abbellito e ravvivato con tutti quei mezzi, che suol produrre la sensibilità, il sapore e la delicatezza di un ottimo gusto».

Anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1757, Federico II di Prussia scrisse a Voltaire: «Più si invecchia e più ci si convince che Sua Sacra Maestà il Caso fa i tre quarti del lavoro in questo miserabile universo».

 

 

Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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