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Alla scoperta delle guglie gemelle dedicate al monregalese G. B. Beccaria

I due obelischi di Torino (in piazza Statuto) e Rivoli (rotonda di piazza Martiri) ricordano i rilevamenti effettuati nel 1760 dallo scienziato monregalese per calcolare le coordinate geografiche di Torino e definire la lunghezza del meridiano

TORINO. Forse non tutti sanno che esiste una copia gemella di quel piccolo obelisco (sul cui vertice svetta una sfera armillare, ovvero un astrolabio), che si erge in una minuscola aiuola seminascosta dai tronchi e dalle fronde di alcuni alberi di Piazza Statuto, che fronteggia il monumento al Frejus.  Ebbene sì: quell’obelisco ha un “clone”, che è posizionato in Piazza Martiri della Libertà, a Rivoli, proprio al centro della rotonda di Corso Susa, da dove si inerpica la centralissima Via Piol.

L’obelisco di Torino

Ma perché due obelischi gemelli? C’è un motivo ben preciso. L’illustre scienziato monregalese Giovanni Battista Beccaria (Mondovì, 1716 – Torino, 1781), monaco, matematico, geografo, cartografo e titolare della cattedra di fisica sperimentale all’Università di Torino (fu maestro, tra l’altro, del matematico Lagrange), nel 1759 venne incaricato dal re Carlo Emanuele III di Savoia a misurare l’arco di meridiano che tagliava verticalmente il Piemonte da Andrate e Mondovì, passando per Torino, e a stabilire con esattezza su quale latitudine si trovasse la città.

Un modello della sfera celeste ideato da Eratostene nel 225 a. C.

Orientandosi con le Alpi a Nord e a Occidente, per identificare le esatte coordinate geografiche della capitale del regno sabaudo, Beccaria si avvalse di calcoli trigonometrici, tracciando le basi di quattro virtuali grandissimi triangoli sul terreno. Uno di questi triangoli, cui Beccaria si riferiva per le sue rilevazioni goniometriche al fine di misurare il cosiddetto Gradus Taurinensis, aveva come base il tracciato che congiungeva Torino a Rivoli, sulla bisettrice di Corso Francia: per la precisione, proprio il segmento di retta che unisce l’attuale piccolo obelisco di Piazza Statuto a quello posizionato nella rotonda di Corso Susa a Rivoli. 

Beccaria, avvalendosi dei teoremi di geometria analitica di Eratostene (che fu l’inventore dell’astrolabio nel 255 a.C.) e a complessi còmputi trigonometrici, misurò il Gradus Taurinensis in 112,06 chilometri, un valore che – confrontato con quello stabilito in tempi più recenti con tecniche ben più perfezionate – risultò di qualche centinaio di metri appena superiore rispetto a quello reale.

La guglia di Rivoli

Giovanni Battista Beccaria pervenne a risultati che ancor oggi non si discostano troppo dalle coordinate geografiche calcolate con metodi estremamente più sofisticati: la lunghezza del il meridiano terrestre passante per Torino risultò di pochi chilometri superiore alla misura oggi ritenuta effettiva. Inoltre lo scienziato piemontese confermò che la città si trovava, con uno scarto di qualche frazione minimale di grado, esattamente a metà strada tra il Polo Nord e l’equatore, a 5000 chilometri di distanza dall’uno e dall’altro, e che quindi Torino era posizionata sul 45° parallelo, che secondo i calcoli di Beccaria, passava proprio dove oggi sorge l’obelisco di Torino.

In effetti, non si era sbagliato di molto: le esatte coordinate astronomiche della città, oggi calcolate con precisione estrema, sono infatti le seguenti: Latitudine: 45° 03’ 00” Nord; Longitudine: 7° 40’ 00” Est.

Ma i due obelischi non vennero eretti subito. Anche perché Beccaria, per identificare i due estremi della base del triangolo coincidente con il Corso Francia, si era limitato a piantare nel terreno due “termo”, o termini, ossia due pietre miliari in marmo, interrate in profondità, che affioravano appena sul piano stradale, e che col tempo furono integralmente inglobate nel sedime viario.

Durante il periodo di occupazione francese, per interessamento del generale Sanson e ad opera dell’ingegnere Lasseret, le pietre miliari furono riscoperte, e su quelle stesse pietre vennero eretti i due obelischi, le cui epigrafi, uguali tra loro ed in lingua latina, ricordano le misurazioni all’epoca effettuate da Beccaria. L’obelisco di Rivoli venne inaugurato l’8 ottobre del 1808; quello di Torino, detto anche “la guglia di Beccaria”, il 7 dicembre successivo.

Così recitano le due incisioni gemelle:

ANNO MDCCLX IUSSU REGIS CAROLI, JOANNES BAPTISTA BECCARIA, MENSIS TRIANGULIS QUATUOR AD ALPES GRAIAS TOTIDEM AD MARITIMAS ARCUM MERIDIANI TAURINENSIS DEFINIVIT TRIANGULORUM BASIS VIA RIPULINA INITIUM BASIS CENTRUM CIRCULI AEREI IN MARMORE DEFIXT MARMOR SUB TERRA LATENS HINC VERSUS AUSTRUM ABEST METRIS NOVEM

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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