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Sapori d’altri tempi: lo storione alla torinese

Ci sono alcune ricette che hanno per protagonisti gli ingredienti della nostra vita quotidiana, quegli alimenti che, andando al supermercato o dal contadino, fin da bambini, troviamo immemori sulle nostre tavole. Le pietanze ed i piatti che ricordano il caldo focolare della casa e le antiche memorie delle spezie usate dai nostri nonni. E poi ce ne sono altre, quelle dagli ingredienti più rari, quelle che si mangiano soltanto in occasione delle feste, che hanno il sapore del misterioso e dell’incredibile; lo storione, per noi piemontesi, è un po’ uno di quest’ultimi.

Quasi mitologico per le sue origini primordiali – basti pensare che la sua storia risale a 200 milioni di anni fa -, lo storione, famoso per le sue carni pregiate e per il rinomato caviale, è oggi considerato una specie a rischio, e per questo sottoposta a rigidi controlli, tanto nell’allevamento, quanto nella pesca. Pesce d’acqua dolce e salata più grande d’Europa, gli storioni comuni erano tradizionalmente molto consumati in Italia, specialmente nelle aree fluviali lungo il Po, cibo prelibato per i grandi ecclesiastici e le facoltose famiglie nobili.

Vuole la tradizione popolare che, in passato, in occasione della festa di San Giacomo a Torino, si tenesse un lungo corteo di pescatori lungo le sponde del fiume che attraversa la città. Lì, dopo aver benedetto e contrassegnato con dei nastri colorati alcuni storioni appena pescati ed averli ributtati in acqua, un gruppo di giovani nuotatori partiva all’inseguimento dei velocissimi animali, e chi catturava più pesci veniva, almeno per quel giorno, nominato “abate” della festa di San Giacomo. Oggi gli storioni non risalgono più il Po e la loro esistenza, come abitante naturale dei nostri ecosistemi, sembra essere sempre più a rischio; sopravvive però lo storione d’allevamento, che in Italia ha riscontrato, a differenza che all’estero, poco successo: ecco qui una ricetta per provare a riscoprire questo ingrediente così particolare, lo “storione alla torinese”.

Ingredienti (per 4 persone)

  • 4 tranci di storione da 200 g
  • 2 acciughe sotttosale
  • 1 mazzolino di prezzemolo
  • 3 spicchi d’aglio
  • 20 grammi di capperi
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • sale q.b.
  • pepe q.b.
  • farina q.b.
  • ½ bicchiere d’olio E.V.O

Preparazione

Il primo passo nella preparazione dello storione alla torinese parta dalla pulizia del nostro ingrediente principale, il pesce che da nome alla ricetta: puliamo i tranci di storione sotto un getto d’acqua corrente fredda, così da eliminare eventuali residui di sangue, dopodiché infariniamoli da entrambi i lati.

Muniti di mezzaluna, puliamo e tritiamo finemente il prezzemolo e l’aglio, creando un trito fine e ben amalgamato. Facciamolo saltare in una padella bagnata con un filo d’olio per non più di due-tre minuti, ed aggiungiamoci il nostro storione precedentemente infarinato. Attenzione: rosoliamo i tranci rigorosamente a fiamma bassa, facendo molta attenzione, nel girarli da un lato all’altro, a non romperli accidentalmente!

Dopo un minuto, sfumiamo il tutto con il nostro bicchiere di vino bianco (secco) e lasciamo procedere la cottura fino a quando il liquido non sarà completamente evaporato.

Noi, nel frattempo, ci dedicheremo a dissalare le acciughe, per poi aggiungerle con i capperi alla padella. Fatto ciò, proseguiamo ed ultimiamo la cottura per altri 10 minuti circa.

Perfetto! Il nostro storione alla torinese è pronto. Serviamolo ancora caldo ai nostri ospiti, magari accompagnato da un condimento leggero di patate lesse ed un buon calice di Erbaluce.

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