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Presidi Slow Food: peperone quadrato della Motta, fiore all’occhiello di Costigliole d’Asti

COSTIGLIOLE D’ASTI. Il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti è dall’agosto 2021 il 37° Presidio Slow Food piemontese, grazie anche al grande lavoro che il coordinamento regionale di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta sta facendo sui territori per il recupero di produzioni e varietà a rischio estinzione. L’istituzione risale all’agosto 2021. Le prime fonti scritte sulla sua coltivazione nella piana alluvionale del fiume Tanaro risalgono al 1914, quando un concorso della Società Orticola Astigiana ne evidenzia la produzione da parte di numerosi orticoltori di Costigliole d’Asti e di alcuni comuni vicini.

Da lì in avanti è stato un crescendo, fino ad arrivare ai 40-50 mila quintali degli anni ‘60 e ‘70, quando la zona della Motta era orgogliosamente soprannominata “piccola California”. Poi il declino, con gli orti rigogliosi sostituiti da altre culture. Finalmente, oggi, si può parlare di una nuova rinascita del peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti, ortaggio tanto pregiato quanto delicato, la cui storia antica negli anni ha appassionato cuochi, gastronomi, contadini, tecnici e ricercatori.

Il peperone di Costigliole ha una forma della bacca quadrangolare e dal colore giallo o rosso. Le dimensioni sono generose, spessa e carnosa la polpa, e poi quel gusto intenso, ma dolce e delicato, dato dall’elevato contenuto zuccherino. L’area di produzione comprende il comune di Costigliole D’Asti (frazione Motta e aree limitrofe).

In seguito a un’esperienza risalente al 1996, il presidente di Slow Food Carlo Petrini ricorda il legame e l’affetto speciale che lo lega a questa varietà di ortaggi: «I peperoni quadrati d’Asti, una varietà carnosa, profumata e gustosa, non erano quasi più prodotti nella zona. Un giorno incontrai un contadino, mi confermò che appunto là, fino a pochi anni prima, si coltivavano quei magnifici ortaggi. Ma ora non più e mi disse in dialetto: “Non conviene, gli olandesi costano meno e nessuno ce li compra più, i nostri! Danno lavoro ed è tutta fatica buttata al vento!. Per me quel giorno fu la data d’inizio ufficiale dell’ecogastronomia: la materia prima dev’essere coltivata e prodotta in maniera sostenibile, la biodiversità e le tradizioni alimentari e produttive locali vanno salvaguardate a tutti i costi».

E prosegue: Sapere che il peperone quadrato della Motta oggi rientra a pieno titolo tra i Presìdi Slow Food, è per me motivo di grande orgoglio e appagamento. Il fatto che proprio questo ortaggio, che ho portato nel mondo come simbolo dei paradossi dell’agroindustria, torni a rappresentare valori buoni, puliti e giusti e in piena armonia con tradizioni alimentari e produttive, significa che nessuno sforzo è stato vano, e che la strada segnata da Slow Food in questi anni è quella giusta da perseguire, anche per le nuove generazioni di contadini disposti a impegnarsi in un’agricoltura più pulita e sostenibile”.

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