Personaggi

Nati il 27 agosto: il matematico cuneese Giuseppe Peano

Giuseppe Peano è stato una delle grandi menti che il Piemonte ha regalato alla scienza e alla cultura a cavallo del XIX e del XX secolo. Matematico, logico e glottoteta, capace di inventare una lingua ausiliaria derivata dalla semplificazione del latino per rendere più facile la comunicazione tra i popoli.  Giuseppe nasce il 27 agosto 1858 in una modesta fattoria della frazione Spinetta di Cuneo, secondo di cinque figli di una famiglia di agricoltori, composta dai papà Bartolomeo Peano, mamma Rosa Cavallo e dal primogenito Michele, dalla sorella minore Rosa e dai fratelli Francesco e Bartolomeo. Dopo un inizio estremamente difficile (Giuseppe deve ogni mattina percorrere 10 km a piedi prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferisce a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, si accorge delle notevoli capacità intellettive di Giuseppe e lo invita a raggiungerlo a Torino dove  potrà proseguire i suoi studi al liceo classico Cavour. Terminato il liceo, si iscrive alla Facoltà di matematica e si laurea a soli 22 anni.

I docenti dell’ateneo torinese hanno capito che quel giovane ha delle stoffa, tantè che nel 1880 diventa già assistente universitario di Angelo Genocchi e sette anni dopo viene nominato professore stabile alla Reale Accademia di Artiglieria e Genio, mentre nel 1890, a soli 32 anni, è nominato professore straordinario di calcolo infinitesimale e quindi, nel 1895, professore ordinario. A cavallo fra ‘800 e ‘900, diventa di fatto il capostipite di una scuola di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati, Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca, Mario Pieri e Tommaso Boggio.

Dotato di profondo spirito critico e attento al rigore del linguaggio e alla coerenza delle dimostrazioni, Peano ottiene importanti risultati nel campo dell’analisi matematica, ma il suo interesse si concentra nello studio della logica e dell’assiomatizzazione della matematica. E’ uno degli iniziatori del simbolismo moderno, e l’uso di queste notazioni, che tanta fortuna avranno in seguito, ritarda a volte il giusto riconoscimento dei suoi lavori. Come logico dà un eccezionale contributo alla logica delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Dà una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi Assiomi di Peano, i quali vengono ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi.

Per tutta la vita, l’università rimane la sua casa, anche se a causa della sua eccentricità  che lo porta ad insegnare Logica in un corso di calcolo infinitesimale, viene più volte allontanato dall’insegnamento. E non solo. Come scrive Nicola D’Amico in Storia e storie della scuola “più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame”.

Giuseppe Peano con la moglie e la moglie Carola Crosio nel 1887

Affascinato dall’ideale  di una lingua universale, già sul finire del XIX secolo elabora il latino sine flexione,  una lingua con la quale cerca di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua viene concepita per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli “minimo comune denominatore” tra quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue moderne. Un esempio è il  Formulario mathematico, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte dimostrate, che scritto dapprima in francese nelle ultime versioni viene proposto nell’interlingua da lui elaborata.

La ricerca del rigore e della semplicità portano Peano ad acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Nel corso degli anni riceve riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. I ricordi della sua vita, compresa quella familiare, sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa scomparsa nel 2001. Giuseppe Peano muore nella sua casa di campagna a Cavoretto, sulla collina torinese, per un attacco di cuore che lo coglie nella notte del  20 aprile 1932. 

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