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Nati il 5 maggio: Eleuterio Pagliano, pittore monferrino dell’Ottocento

CASALE MONFERRATO. Tra i grandi interpreti del periodo romantico in Piemonte, un posto di rilievo spetta a Eleuterio Pagliano, pittore monferrino impegnato nella seconda metà dell’Ottocento. Pagliano nasce a Casale il 5 maggio 1826. E’ il quartogenito di Felice, medico, e di Angela Bonzanino.

A soli dieci anni è ammesso a frequentare a Milano l’Accademia di Belle Arti di Brera. Espone alla Promotrice di Torino nel 1846 e nel 1847, quando presenta Vergine miracolosa. Nel 1848 partecipa alle Cinque Giornate di Milano e l’anno dopo si arruola come volontario. Rientrato a Milano nel 1850 presenta con successo i primi dipinti di soggetto storico alle esposizioni braidensi. Nel 1851 porta a compimento S. Luigi Gonzaga, commissionatogli dal re Carlo Alberto, condotto con un’accorata intonazione intimista e che oggi si può ammirare alla Gam di Torino.

Risale proprio all’inizio degli anni Cinquanta l’incontro determinante con il pittore napoletano Domenico Morelli, al quale si lega di un’amicizia duratura. Dopo un viaggio di studio lungo la penisola rientra a Milano, ma nel 1859 si arruola nuovamente nei Cacciatori delle Alpi con Garibaldi. L’esperienza della guerra segna profondamente l’artista che dal 1860 inaugura il suo repertorio tematico distintivo, di carattere storico-patriottico. Parallelamente i suoi mezzi espressivi si rinnovano in direzione di una pittura più libera, condotta en plein air, sulla suggestione delle coeve ricerche di Morelli che, nel 1861, ospite di Pagliano a Milano, esegue una delle sue opere più celebri.

La lezione di geografia, dipinto di Eleuterio Pagliano datato 1880

Nel corso degli anni Settanta partecipa alle principali rassegne espositive nazionali e internazionali, riportando numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio Principe Umberto (1872) e la medaglia d’oro a Parigi (1878). La sua produzione si diversifica con l’esecuzione di ritratti, affreschi e velari per i teatri e, nella maturità, scene di genere in costume settecentesco.

La sua ultima opera impegnativa è dedicata alla rievocazione dell’episodio della morte di Luciano Manara, vissuto in prima persona durante gli scontri romani del 1849. Muore a Milano il 5 gennaio 1903.

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