Scienze & Benessere

Nasce al Politecnico di Torino l’auto elettrica del futuro: si ricarica viaggiando

TORINO. L’hanno battezzato Fabric ed è un progetto europeo condotto da un consorzio di 25 partner di 9 Paesi europei tra cui il Dipartimento energia del Politecnico di Torino. Il progetto si è concentrato su uno dei limiti maggiori alla diffusione delle auto elettriche su larga scala: la ricarica delle batterie. I risultati ottenuti sono stati illustrati nei giorni scorsi dai professori Paolo Guglielmi ed Ezio Spessa che hanno spiegato come la ricerca condotta negli ultimi anni abbia portato ad un «forte incremento delle prestazioni, arrivando a portare l’autonomia di un’auto elettrica fino a qualche centinaio di chilometri. Ma ciò non è sufficiente se si devono percorrere lunghe distanze, vista la necessità di fermarsi più volte durante il tragitto, Cosa che rende il viaggio decisamente poco confortevole».

Nell’ambito di Fabric, il Politecnico  ha messo a punto il prototipo Polito Charge While Driving che prevede la ricarica wireless dei veicoli con i mezzi in movimento. Quelle che servirebbero per sviluppare il progetto sarebbero grandi arterie (a partire dalle autostrade) con la necessaria infrastruttura. «Il sistema – proseguono Guglielmi e Freschi – consentirebbe addirittura di ridurre in prospettiva volume e capacità delle batterie, nel momento in cui una rete sufficiente di strade e autostrade fosse attrezzata». Del progetto fanno anche parte i ricercatori Vincenzo Cirimele, Michela Diana, Riccardo Ruffo, Alessandro La Ganga e Mojtaba Khalilian (in foto).

Polito Charge While Driving è stato testato nei giorni scorsi sul circuito di prova di Susa al centro Guida Sicura MotorOasi dove un tratto di strada è stato dotato di 50 bobine trasmittenti. Il prototipo adotta un sistema che sfrutta  la trasmissione induttiva di energia elettrica tramite l’utilizzo di induttori risonanti, che funzionano grazie ad un principio molto simile a quello che ci permette di cucinare sulle piastre a induzione. L’unità base di un sistema IPT per applicazioni automotive è costituita da una bobina fissa, posta al di sotto del manto stradale, indicata come trasmettitore, e una bobina installata a bordo veicolo chiamata ricevitore.

Di fatto, questa tecnologia che non richiede alcun contatto elettrico, introduce numerosi vantaggi in termini di sicurezza e semplicità di utilizzo, con una notevole riduzione delle necessità di manutenzione, ma soprattutto l’eliminazione di installazioni esterne come le colonnine di ricarica, che sono spesso soggette a incidenti o atti vandalici.

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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