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Le lotte operaie di fine Ottocento a Torino convinsero Monicelli a girare “I compagni”

Mario Monicelli ha sempre rifiutato l’etichetta di autore, preferendo definirsi artigiano. Mal considerato a lungo dalla critica paludata (forse per gli esordi con i film di Totò) merita un posto d’onore nella storia del cinema italiano e a 12 anni di distanza dalla sua scomparsa, lo ricordiamo con I compagni, uno dei suoi titoli meno celebrati, ancora attualissimo nel raccontare il rapporto sempre conflittuale tra lavoro salariato e capitale. Girato in Piemonte nel 1963 fu nella lista dei lungometraggi candidati ai Premi Oscar 1965 per la migliore sceneggiatura originale, firmata dallo stesso Monicelli con Age & Scarpelli. In quegli anni il film si aggiudicò il Premio come miglior film al Festival internazionale di Mar de Plata e con Folco Lulli (nei panni di Pautasso) ottenne il Nastro d’argento 1964 per il miglior attore non protagonista.

Nel cast troviamo anche Marcello Mastroianni (professor Sinigaglia), Annie Girardot (Niobe), Renato Salvatori (Raul), Bernard Blier (Martinetti), Raffaella Carrà (Bianca), François Perier (maestro Di Meo), Mario Pisu (ingegnere), Kenneth Kove (Luigi), Edda Ferronao (Maria). Nella trama sono riscontrabili precisi riferimenti a un libro di Paolo Spriano uscito pochi anni prima, Socialismo e classe operaia a Torino dal 1892 al 1913 che spiega come la maggior parte degli scioperi dal 1895 al 1898 sia avvenuta a Torino nelle industrie tessili, per rivendicare l‘aumento del salario. Si tratta di agitazioni improvvise, fiammate di ribellione che nella maggioranza dei casi non ottengono risultati positivi.

La trama. Torino, fine Ottocento. Sono in migliaia a lavorare nell’industria tessile vicino a Porta Susa, orari e condizioni di lavoro massacranti, quattordici ore ogni giorno ed una breve pausa di mezz’ora per mangiare quel poco per pranzo. A fine turno gli operai arrivano stremati, stanchi, assonnati per il lavoro alienante e ripetitivo così gli incidenti, gli infortuni sono all’ordine del giorno. Dopo l’ennesimo operaio che ci rimette una mano, i colleghi stremati e stanchi di accettare quelle condizioni decidono di presentare all’Ingegnere (Pisu) le loro lagnanze. Ma ci vuole qualcosa di più clamoroso, eclatante ed efficace ma agli smarriti lavoratori manca una guida comune che indichi loro la via. Ed ecco che dal nulla compare il prof. Sinigaglia (Mastroianni) in fuga da Genova dove la Questura lo sta ancora cercando. Il professore arringa la folla di operai con oratoria convincente e persuasiva, spingendoli a scioperare ad oltranza per ottenere risultati concreti. La lotta è dura, i sacrifici enormi, ci si aiuta a vicenda improvvisando collette che ovviano alla mancanza di casse mutua o altri istituti assistenziali, la lotta operaia è solo all’inizio. Di fronte alla resistenza degli operai, che tengono duro, forti della reciproca solidarietà, tant’è che i padroni chiamano lavoratori disoccupati da un’altra città. Ma alla fine, gli operai sono costretti a tornare al lavoro, sconfitti.

“L’idea era quella di fare una commedia con tanti personaggi – ci tenne a sottolineare Monicelli –, un film corale nel quale ci fosse ben presente l’elemento storico. Ci affascinava l’idea di essere i primi a raccontare una storia di operai e di scioperi, argomento che era stato sempre tabù in Italia. Visto che in Italia la società era a destra, mentre il cinema stava a sinistra, affrontammo il film come una sfida, mettendo nel conto che potesse andare male. Infatti il film non ebbe il successo che speravamo: non è piaciuto ai borghesi perché parlava di scioperi, e agli operai politicizzati perché temevano che l’ironia con la quale raccontavamo la vicenda potesse gettarli nel ridicolo. Noi abbiamo compiuto il massimo sforzo di ricerca. Alcuni nostri collaboratori sono partiti per Torino e sono stati lì per un mese, sono riusciti a rintracciare all’ospizio due vecchietti che avevano partecipato agli scioperi di inizio secolo, e la loro testimonianza è stata utilissima per ricostruire la vita quotidiana e anche alcune scene importanti: ad esempio, la sequenza nella quale gli operai in sciopero rubano il carbone dalla stazione ferroviaria proviene proprio da un loro racconto. Poi siamo andati nelle sedi del sindacato e abbiamo consultato le riviste operaie d’epoca, soprattutto le illustrazioni, e molte tracce di questo lavoro si possono ritrovare nelle scenografie e nei costumi”.

I compagni è ambientato a Torino, ma nel capoluogo sono state girate soltanto poche inquadrature. La maggior parte delle riprese sono invece state effettuate a Cuneo e Savigliano. Gli esterni della fabbrica sono a Fossano; gli interni in uno stabilimento di Zagabria. Tra le altre location piemontesi utilizzate, ricordiamo il cortile in via Verdi e l’esterno della casa di Raul a Torino; i portici, piazza Garimberti e il mercato coperto a Cuneo. Come detto, alcuni esterni sono saviglianesi.

Piero Abrate

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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