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La più esoterica tra le piazze e polo della Torino magica: piazza Statuto

TORINO. Pare che al tempo di Augusta Taurinorum, la zona a occidente delle mura del castrum romano, al di là della cosiddetta “Porta Segusina”, fosse in parte utilizzata come necropoli e, molto probabilmente, anche come luogo di esecuzione di pene capitali.

Una foto di piazza Statuto antecedente al 1879

Per alcuni, lo stesso toponimo di Valdocco, borgo ad ovest della città, non molto lontano dal centro e dalla piazza Statuto (località che don Bosco scelse per farne la base della sua missione salesiana), sarebbe una contrazione del termine con cui i Taurini chiamavano quelle lande sinistre: Vallis occisorum (ovvero: Valle degli uccisi). Ancor oggi i Torinesi chiamano Rondò dla Forca la rotonda in cui confluiscono i corsi Regina Margherita, Valdocco, Principe Eugenio e via Francesco Cigna, luogo in cui, in un passato ormai lontano, e in epoche diverse, furono eseguite decine di impiccagioni, decapitazioni e – nell’immediato ultimo dopoguerra – l’ultima fucilazione.

C’è chi sostiene che l’attuale piazza Statuto accoglierebbe nel sottosuolo uno degli accessi segreti alle presunte Grotte Alchemiche della Torino sotterranea. In realtà, presso la fontana del Frejus, esiste sì un accesso, ma che conduce al sistema fognario della città: proprio lì sotto, si diparte uno degli snodi principali della rete degli scarichi urbani ipogei.

Il genio alato che svetta sul monumento del Frejus

Sul tema di piazza Statuto e dei quartieri ad essa limitrofi, esiste tutta una serie di tradizioni e dicerie, una mistura di superstizioni e fatti storici, legati a questa zona della città, da cui sono nate e si sono diffuse molte leggende, intrise di mistero e di magia, Nell’ambito delle leggende esoteriche sulla “Torino magica”, c’è anche chi afferma che piazza Statuto coinciderebbe con uno dei “vertici” del cosiddetto “triangolo della magia nera” (che unirebbe idealmente Torino con Londra e San Francisco).

Qualcuno si spinge addirittura più in là nei dettagli, affermando che il vertice di tale triangolo coinciderebbe esattamente con il luogo dove, fin dal 1808, è stato eretto un piccolo obelisco, con un astrolabio sulla sommità, detto anche la guglia di G.B. Beccaria.  L’obelisco geodetico presente nella piazza (ne abbiamo già parlato in un precedente articolo), venne in realtà eretto in ricordo dei calcoli trigonometrici effettuati nel 1760 da un grande scienziato piemontese, per misurare una porzione di meridiano terrestre (il Gradus Taurinensis).

Un’immagine storica del traforo del Frejus

Altri sostengono che il punto magico topico coinciderebbe con il basamento del Monumento del Frejus, che dall’obelisco dista solo qualche decina di metri. Quest’opera, in realtà, non fu tanto eretta per rimarcare un punto di particolare interesse per gli appassionati  d’esoterismo, ma piuttosto  per ricordare la costruzione del tunnel ferroviario del Frejus, completata oltre centoquarant’anni fa. Il monumento è da considerarsi come un omaggio alla scienza e alla tecnologia, i cui sviluppi nella seconda metà del XIX secolo avevano consentito l’attuazione di un’opera, per quei tempi titanica, che ancor oggi ci meraviglia. Il monumento del Frejus fu realizzato da Luigi Belli (1844-1919) e venne inaugurato il 26 ottobre del 1879: ha la forma di una piramide di massi su cui svetta un Genio alato (che raffigura, appunto, la Scienza). Tra i massi, giacciono i corpi di alcuni Titani, realizzati in marmo bianco, che rappresentano non tanto le decine di minatori caduti nella realizzazione del tunnel, come molti pensano, ma i duri ostacoli della natura che la scienza umana seppe comunque superare per realizzare quell’opera titanica.

Il tunnel fu iniziato nel 1857, per volere di re Vittorio Emanuele II, con un finanziamento iniziale di 42 milioni di lire. Dopo la cessione alla Francia della Savoia, i lavori di attuazione rischiarono di essere interrotti per sempre, ma per la caparbietà di Cavour, furono invece portati a termine nel 1871, con un costo complessivo di 70 milioni di lire. Misura 13,636 chilometri: davvero un’opera titanica, realizzata in ventiquattro anni: poco davvero, considerando i mezzi tecnici allora disponibili.

Un piccolo obelisco, con un astrolabio sulla sommità, fu eretto nel 1808

Forse la vera magia nascosta in Piazza Statuto è da cercarsi proprio in questa impresa titanica, che i nostri progenitori seppero portare a termine a tempo di record, con fatica, determinazione e sacrificio.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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