Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, riletto magistralmente nel 2000 da Guido Chiesa
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel settembre 200 e distribuito nelle sale due mesi e mezzo dopo, Il partigiano Johnny fu un film fortemente desiderato e voluto dal regista torinese Guido Chiesa che lesse per la prima volta l’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio all’università. Per la sceneggiatura Chiesa, assieme ad Antonio Leotti attinse alle varie stesure del libro, colmando alcune lacune narrative rifacendosi alla vita dello scrittore e utilizzando anche un romanzo precedente che aveva per protagonista il personaggio di Johnny, “Primavera di bellezza”.
Come ebbe a scrivere Gian Luigi Rondi, all’idomani della proiezione in laguna del settembre 2000, il lungometraggio di Chiesa convince, in quanto la rappresentazione mantiene un giusto “equilibrio fra cronaca e memoria. Affidandosi a immagini buie come quegli anni e dando concretissimo rilievo, sia nelle pagine corali, sia in quelle più private, al personaggio del protagonista; seguito da vicino tanto nei suoi vari impeti generosi quanto nei suoi momenti di sconforto di fronte a realtà che non sempre corrispondevano ai suoi ideali di libertà e di dedizione. Lo ricrea, con secchezza ma anche con tensioni giuste, un attore, Stefano Dionisi, spesso ineguale, qui, invece, saldo, sensibile e sicuro”.
Oltre a Dionisi del cast fanno parte, tra gli altri, Fabrizio Gifuni (Ettore), Andrea Prodan (Pierre), Alberto Gimignani (Biondo), Giuseppe Cederna (Nemega), Umberto Orsini (Pinin), Chiara Muti (Elda), Lina Bernardi (Madre di Johnny), Toni Bertorelli (padre di Johnny), Claudio Amendola (Nord), Sergio Troiano (Ivan), Flavio Bonacci (Pietro Chiodi), Antonio Petrocelli (Leonardo Cocito), Marilena Biestro (Lina).
La trama. Dopo l’8 settembre Johnny, studente appassionato di letteratura, inglese torna ad Alba. Anziché prestare servizio militare, decide di rifugiarsi in una villa sulle colline cercando il contatto giusto per imbracciare il fucile e unirsi alla lotta partigiana. Dopo essersi avviato solitario nelle Langhe è costretto ad unirsi alla prima banda che incontra guidata da un comunista. I partigiani sono male armati e Johnny scopre presto che la loro vita non è quell’avventura poetica che aveva immaginato. Dopo che, attaccato dai tedeschi, il suo gruppo si sbanda, va a cercare le formazioni azzurre, composte da ex-militari dell’esercito regio. Johnny non riesce ad entrare in sintonia neanche con loro, troppo presi da strategie formali. Dopo aver perso Alba, in seguito ad un infelice tentativo di occupazione, da lui non condiviso, Johnny, dopo giorni di fuga insieme a Ettore e Pierre, riesce a salvarsi rifugiandosi nella cascina di Rina, una contadina amica dei partigiani mentre Pierre viene ferito. Quando Ettore è fatto prigioniero insieme a Rina, Johnny tenta invano di scambiarlo con un soldato fascista catturato, poi passa l’inverno da solo. In questa condizione estrema trova finalmente la sua ragione di essere partigiano e il senso di tanta violenza. Alla fine dell’inverno è uno dei pochi partigiani sopravvissuti, solo che al momento di reinserirsi nella vita civile, si sente lontano anche da Pierre che è guarito. Ma quando Pierre organizza un attacco a una formazione fascista è il primo a farsi avanti, ma si tratta di un’imboscata e deve assistere impotente alla morte di due suoi compagni poi, sordo all’invito a ritirarsi. si alza per sparare. Si ode un colpo di fucile. Due mesi dopo la guerra è finita.
Il film venne girato nei luoghi in cui Beppe Fenoglio visse la sua esperienza di partigiano, che proiettò nel suo romanzo. Le prime scene ci riportano in collina, alle spalle di Alba in località Pertinace, mentre altre scene hanno come sfondo le albesi via Vernazza e via Cavour, nonché piazza Risorgimento. Neive nella finzione cinematografica si trasforma in Mango, dove si trova il quartier generale dei partigiani cosiddetti “Azzurri”. Le scene convulse nei boschi, nei pressi dei costoni di arenaria, vennero girate nel vallone di Sant’Elena, ai piedi della Cascina di Langa nella quale il Johnny del romanzo si nascose per molto tempo in compagnia della lupa e della contadina Rina. L’ultima scena del romanzo e del film si svolge tra Mango e Santo Stefano Belbo, nella frazione di Valdivilla, sebbene la casa crivellata di colpi durante lo scontro si trovi nei pressi di Benevello. La storia racconta che qui il 24 febbraio del 1945 si svolse la battaglia che segnò l’epilogo degli scontri armati tra partigiani, fascisti e tedeschi nella Langa.
Cast a parte, il lungometraggio (durata 135′) parla assolutamente piemontese: oltre all’ambientazione e al regista sono piemontesi molti collaboratori di Guido Chiesa, dal direttore della fotografia Gherardo Gossi al montatore Luca Gasparini e all’operatore steadycam Giovanni Gebbia.
Piero Abrate