Modi di dire piemontesi: “E dàjla ch’a l’é ’n prèive!”
Una locuzione che allude alla incomparabile dialettica dei sacerdoti: cosa significa esattamente e quando usarla
Vi sarà sicuramente capitato di intrattenervi a dialogare piacevolmente con qualcuno, magari con una persona che avete conosciuto in treno, oppure con il vostro vicino di spiaggia, o con quella gentile madamin che avete incontrato occasionalmente nella sala d’aspetto del dentista. Spesso, durante questi incontri casuali, le conversazioni toccano i temi più interessanti e disparati, e in caso di affinità elettive, tra i due o più conversatori, possono pure nascere delle inattese amicizie durature.
Ma se il vostro vicino di ombrellone, o colui che si è accomodato accanto a voi in attesa di una visita dal dentista o di un medico specialista, dopo aver attaccato bottone, continua a tenere banco e a monopolizzare il discorso, è normale che ci si possa indispettire.
La conversazione, o se volete il monologo, diventa addirittura insopportabile se quel fanfarone indisponente blocca sul nascere ogni vostra risposta, o – peggio – la contraddice, adducendo motivazioni quanto mai opinabili. Insomma è come se la volesse avere sempre vinta lui, su tutto e su tutti. Ecco, è proprio quello il momento in cui – se siete piemontesi doc – potete lasciarvi andare a un malcelato gesto di stizza, esclamando: “E dàjla ch’a l’é ‘n prèive!”.
Tradotta alla lettera, l’espressione esclamativa sta per “E dagliela (sottinteso la ragione), giacché è un prete”. Ora non è assolutamente detto che quel tizio che sta esagerando sia davvero un esponente del clero. Ma si sa (e qui sta la raffinatezza e la sottigliezza della locuzione piemontese) che i sacerdoti, in tema di dialettica e di ragionamenti filosofici, la sanno molto lunga, e mettersi a competere con loro (quando si hanno idee diverse) è letteralmente tempo perso. Un modo assolutamente arguto e tipicamente subalpino per esprimere il proprio dissenso e per mandare al “cine” quel tale.
A quel punto, tappatevi le orecchie e non dategli più ascolto. Vedrete che il “prèive” finirà per tacere, magari abbandonandosi nella lettura del suo… breviario.
Post Scriptum: L’espressione si presta perfettamente anche nei confronti di chi vuole sempre avere l’ultima parola. Provateci.
Sergio Donna