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Modi di dire in Piemontese per definire “chi tiene il piede in due scarpe”

Come la nostra Lingua descrive coloro che fanno il doppio gioco, o ricoprono due parti in commedia. Tra le locuzioni più colorite c’è “Mangé con ël can e bërliché con ël gat”

In italiano si potrebbe definire ‘ambiguo’, ‘doppio’, ma anche ‘falso’ o ‘doppiogiochista’. È quel soggetto, purtroppo non raro in politica (ma spesso presente in incognito anche negli ambienti di lavoro), che finge di stare con il piede in due scarpe, per meritarsi la fiducia di fazioni opposte, oppure per ottenere la fiducia del proprio capo ufficio o capo reparto, ma al tempo stesso anche quella dei suoi colleghi di lavoro, per poi poter agire, al momento opportuno, per puro calcolo personale.

Un comportamento decisamente immorale, ipocrita e farisaico, che ha come unico scopo quello di trarne un vantaggio personale o di assecondare una propria esclusiva convenienza.

Ogni lingua, si sa, ha le sue locuzioni verbali per definire od esprimere, in modo spesso arguto e colorito, i diversi stati di fatto e le varie situazioni in cui ci si può imbattere o ritrovare nella vita quotidiana, ma anche i caratteri e gli atteggiamenti del prossimo, di persone incontrate per caso o con le quali condividiamo ogni giorno la vita di lavoro. Dal canto suo, il piemontese straripa di frasi idiomatiche, che in genere sono molto espressive, sorprendenti e originali, e nel suo vastissimo repertorio non manca mai quella che più si adatta ad ogni contesto e situazione.

Colui che fa doe part an comedia (due parti in commedia) – espressione di chiara derivazione teatrale (allorché spesso succedeva che nella stessa compagnia un attore poteva o doveva interpretare in scena ruoli diversi, anche ricoprendo quelli dell’altro sesso) – nella Lingua piemontese può essere tacciato di “mangé con ël can e bërliché con ël gat”, ovvero di mangiare con il cane ma di leccare (la gamella) insieme al gatto.

Qui il contrasto è evidente: tutti sappiamo che “esse come can e gat” (essere come cani e gatti) significa non andare assolutamente d’accordo, respingersi, irritarsi al reciproco incontro, o anche solo incrociando lo sguardo. E dunque, chi condivide il pasto con il cane prima, e con il gatto poi, non può che farlo per un subdolo calcolo: per accattivarsi cioè le simpatie dell’uno e dell’altro, per approfittare – al momento che più gli conviene – delle opportunità, dei vantaggi, delle chances, che l’uno e l’altro dei due personaggi (che tra loro si respingono come i poli opposti di una calamita), possono offrire quando più fanno comodo.

Esecrabile comportamento, tipico degli opportunisti.

Da costoro è meglio starsene alla larga, sempre che si abbia scoperto per tempo il loro doppio gioco.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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