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Una novità dai Vignaioli del Tortonese: dalle uve Timorasso è nato il “Piccolo Derthona”

TORTONA. Dalla Cantina di Tortona, Vignaioli del Tortonese dal 1931, ci giunge notizia di una nuova proposta enologica, battezzata “Piccolo Derthona”, un vino bianco ricavato da uve Timorasso accuratamente selezionate e vinificate in purezza secondo una procedura particolare. Questa, messa a punto dagli esperti enologi, impone alcune pratiche fondamentali, da eseguire in vigna e in cantina, che determinano le peculiarità del Piccolo Derthona rispetto al classico Timorasso: la raccolta manuale delle uve, da effettuarsi attorno al 20 settembre, la criomacerazione per sei ore in atmosfera inerte, la fermentazione a temperatura controllata, l’affinamento per un periodo di sei mesi su “fecce fini costantemente risospese”.

Una vigna di Timorasso a Sarezzano (Al)

Il Timorasso, dalle cui uve prende vita il “Piccolo Derthona”, è un nobile vitigno storico, tradizionalmente coltivato nel Piemonte sud-orientale, in un’area inclusa, dal punto di vista vinicolo, nella Doc Colli Tortonesi, estesa al territorio di una quarantina di comuni disposti lungo sei valli – Ossona, Grue, Curone, Scrivia, Borbera, Spinti – che s’incuneano tra i contrafforti appenninici, la pianura alessandrina e l’Oltrepò Pavese. Sono queste le terre che fecero anticamente parte della Marca Obertenga, originata da Oberto, il capostipite eponimo, investito alla metà del X secolo della carica di “marchio” (marchese) da re Berengario II, il monarca artefice della riorganizzazione amministrativa del Piemonte dell’epoca, che risultava suddiviso tra quattro dinastie marchionali, aleramica, arduinica, anscarica e obertenga, i cui discendenti avrebbero per secoli determinato la storia delle nostre contrade.

In questi territori, conosciuti come Colli (o Colline) Tortonesi e comprendenti anche una porzione del Novese, si coltiva ab immemorabili il vitigno Timorasso. Per la delicatezza del grappolo, quest’uva predilige esposizioni soleggiate e al riparo dai venti, esprimendo al meglio le proprie potenzialità sui suoli caratteristici della zona, dal colore quasi bianco, composti in prevalenza da “argille arenacee terziarie originate dalla formazione di Zebedassi”. E’ questo l’ambiente favorito dal vitigno, che era un tempo molto più diffuso come superficie coltivata, ma che segnò, con lo stravolgimento della geografia ampelografica piemontese avvenuta dopo l’invasione fillosserica tra fine Ottocento e primo Novecento, una notevole regressione, dovuta a caratteri varietali giudicati negativi dai coltivatori, come la resa non uniforme, la compattezza del grappolo, che lo rende esposto più di altre varietà all’attacco delle muffe, e la cosiddetta “acinellatura”, cioè la presenza, al momento della raccolta, di acini rimasti piccoli o perché acerbi (acinellatura verde) o perché non sviluppati pur essendo giunti a maturazione (acinellatura dolce).

A partire dagli anni Ottanta del Novecento si è finalmente assistito a una graduale rivalutazione del vitigno Timorasso, per la determinazione e la lungimiranza di un gruppo di “pionieri” guidati da Walter Massa, viticoltore di Monleale, che, intuendone le potenzialità, lo riscoprì come varietà meritevole di essere vinificata in purezza in quanto capace di dare vita a un prodotto di notevole vigoria e corpo, profumato, con acidità spiccata. Elogiato dalla stampa tedesca come “Barolo bianco” del Piemonte, il vino da uve Timorasso sviluppa complessità aromatica con l’invecchiamento, esaltando le proprie caratteristiche a partire dai 18 mesi dalla vendemmia e raggiungendo i migliori risultati dopo almeno cinque anni di affinamento in bottiglia.

L’idea alla base del “Piccolo Derthona” ideato dalla Cantina dei Vignaioli Tortonesi, che ha già in produzione un Timorasso classico, il “Derthona” della “selezione Fiumana”, è invece di proporre un vino da bere giovane, meno impegnativo rispetto alla versione tradizionale, che richiede invecchiamenti più importanti. Il nuovo prodotto entra a far parte della “collezione Torre” della Cantina, identificata dall’emblema della torre-campanile effigiata in etichetta, vestigia superstite della possente fortezza sabauda eretta nel Settecento a difesa della città di Tortona, sul colle Savo, e fatta demolire per ordine di Napoleone. Si contraddistingue per il colore paglierino carico e al naso per il bouquet fruttato e minerale, con “profumi di albicocca e ananas” e sentori di pietra focaia.

Il novantesimo compleanno della Cantina di Tortona, fondata nel 1931 per l’iniziativa di un drappello di trentotto viticoltori, proprietari di aziende di media e piccola dimensione, decisi a reagire, unendo le forze e organizzando la vinificazione in comune, alle gravi conseguenze della depressione americana del 1929, si festeggia quindi in grande con un nuovo arrivato, che amplia la già vasta gamma di prodotti vinicoli della cooperativa, che oggi raccoglie circa 180 soci operativi su 280 ettari di terreni e oltre 400.000 bottiglie di produzione annua.

Il Timorasso è senza dubbio il vino di punta, simbolo per eccellenza del territorio tortonese, dalla cui valorizzazione si spera di poter attrarre investitori importanti, come accaduto per le Langhe con il Barolo, ma non è l’unica offerta di qualità della Cantina, che annovera nel proprio campionario bottiglie importanti prodotte con uve tradizionali del Piemonte, come Cortese, Chardonnay e Favorita per i bianchi, Barbera, Bonarda, Croatina e Dolcetto per i rossi.  

Paolo Barosso

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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