Un museo dove ripassare la storia della radio e della televisione
TORINO. Forse non tutti nei sono al corrente, ma in città, presso il Centro di Produzione della RAI, in via Verdi, c’è il Museo della Radio e della Televisione, un museo aziendale che raccoglie circa 1200 cimeli, materiali e apparati tecnico-professionali e di uso domestico.
La sala che ospita il Museo è dedicata alla memoria del torinese Enrico Marchesi, un ingegnere pioniere della radiofonia italiana e primo presidente dell’EIAR, e si trova inserita all’interno del contesto produttivo del Centro di Produzione Televisivo e Radiofonico della RAI in via Verdi. L’unicità della collezione risiede nel suo essere collezione RAI, strettamente collegata al patrimonio degli archivi e della storia aziendale, e come tale collegata alla storia sociale e all’evoluzione tecnologica del Paese.
Il materiale esposto è suddiviso secondo un percorso cronologico, dal telegrafo alla TV Digitale, che mira ad evidenziare l’evoluzione delle varie aree della comunicazione (radio, TV, registrazione, telefonia) a partire dall’800 fino alla “convergenza” attualmente in atto resa possibile dalla rivoluzione digitale.
Gli apparati utilizzati da Marconi per l’esperimento della “telegrafia senza fili”, il trasmettitore ad arco Poulsen con il microfono ad acqua, le radio a galena, gli antichi apparati a tubi elettronici, altoparlanti a collo di cigno, registratori audio a filo e nastro d’acciaio, il primo microfono della radiofonia italiana, televisori meccanici a disco, l‘incisore di dischi fonografici possono essere ammirati prenotando telefonicamente.
Il primo progetto per la creazione di un Museo della Radio risale al 1939: sede del museo doveva essere Torino per l’impulso dato dall’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), società che proprio in Torino aveva la Direzione Generale e il Laboratorio Ricerche. Il progetto, non realizzato a causa degli eventi bellici, fu ripreso solo negli anni tra il 1965 e il 1968, quando una commissione di esperti, tra i quali l’ingegner Banfi, già direttore tecnico dell’EIAR, raccolse oggetti e documenti pensando di collocarli nello storico palazzo aziendale di via Arsenale 21.
Tuttavia, nemmeno questa volta il progetto si realizzò e il materiale trovò una sistemazione provvisoria presso il Centro di Produzione della Rai di via Verdi 16; nel 1980, poi, una parte dei cimeli conservati venne collocata in alcune vetrine dell’atrio d’ingresso. Solo nel 1984, grazie all’opera di un funzionario della Rai, Romeo Scribani, primo curatore del Museo, in occasione della mostra La Radio, storia di sessant’anni: 1924-1984, la collezione venne finalmente esposta al pubblico. La raccolta, ordinata, restaurata e ampliata trovò una sede espositiva permanente nella sala “Enrico Marchesi” del Centro di Produzione Rai di Torino: l’apertura periodica al pubblico ebbe inizio nel 1993.