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Torna sul Colle dell’Assietta la rievocazione della vittoria del 1747: appuntamento il 17 luglio

USSEAUX. I primi decenni del Settecento furono caratterizzati da una serie di Guerre di Successione che in qualche modo coinvolsero e travolsero tutte le potenze europee, compreso il piccolo ma coriaceo Stato di Savoia. La prima a scoppiare fu la Guerra di Successione Spagnola, che si originò alla morte del re di Spagna, Carlo II d’Asburgo. Questo conflitto durò dal 1701 al 1714 e si concluse con i Trattati di Utrecht, Rastatt e Baden. I morti sui vari campi di battaglia d’Europa furono stimati tra i 230.000 e i 274.000. 

La Guerra di Successione Polacca prese avvio nel 1733 e si concluse nel 1738 con il Trattato di Vienna: dopo la morte di Augusto II di Polonia, scoppiò in Polonia una guerra civile per la successione al trono che ben presto si trasformò in un conflitto di scala continentale.

Appena due anni dopo, all’ascesa sul trono austriaco di Maria Teresa, s’incendiò la Guerra di Successione Austriaca (1740-1748), fondamentalmente a causa delle mire espansionistiche di Federico II di Prussia: si scatenò un’autentica guerra mondiale che ebbe strascichi persino in Nord America e in India. La guerra durò otto anni: Francia, Prussia e Spagna erano tra loro coalizzate contro agli Austriaci, alleati dell’Inghilterra. Anche il Regno sabaudo fu coinvolto in questa guerra, a fianco dell’Austria, e la vittoriosa Battaglia dell’Assietta ebbe un risvolto fondamentale sull’esito di questo conflitto.

Il 19  Luglio del 1747, sul crinale che fa da spartiacque tra la Valle di Susa e la Val Chisone, fu combattuto uno scontro che diede una svolta determinante alla Guerra di Successione austriaca, conflitto che stava sconvolgendo l’Europa senza trovare, fino ad allora, uno sblocco. Il conflitto vedeva contrapposti gli eserciti di Francia e Spagna da un lato e quello austro-sabaudo dall’altro. In territorio italiano, due erano stati i principali teatri degli scontri: Genova e la costa ligure, e i valichi alpini che avrebbero aperto la strada per la conquista di Torino da parte delle truppe franco-spagnole.

Genova, in mano ai Francesi, era stata tenuta sotto assedio dagli Austro-piemontesi. Sul fronte ligure, le azioni militari austriache erano state affidate al comando del generale Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum (il leggendario Baron Litron), che era riuscito ad occupare la Riviera di Ponente, fino alla Provenza. Anche Genova fu conquistata, ma dopo la rivolta dei Genovesi che non tolleravano l’occupazione austriaca,  gli esiti del conflitto sembravano volgere nuovamente a vantaggio dei Francesi, comandati dal generale Louis Charles Armand, conte di Bellisle e dal de La Mina che il 24 Giugno 1747 liberarono Porto Maurizio.

Le azioni di guerra si concentrarono allora soprattutto sulle Alpi. Come già era accaduto nella precedente campagna del 1745, i Francesi miravano alla conquista del Forte di Exilles. Per occuparlo era però necessario conquistare lo strategico Colle dell’Assietta.

Il 19 Luglio 1747, sui declivi di questo colle, a quota 2566 metri d’altezza, erano schierati da un lato 32 battaglioni francesi (circa 20 mila uomini), e sul fronte opposto, 13 battaglioni piemontesi (circa 7.000 uomini), al comando del conte Cacherano di Bricherasio.

Il pianalto dell’Assietta si estende sullo spartiacque tra la Val Chisone e la Val di Susa, ed è un luogo strategico da cui si domina la chiostra alpina, dalle Marittime alle Cozie. Ebbene, su questo Colle, quel pomeriggio del 19 Luglio 1747, si erano schierati i soldati austro-sabaudi, al comando del conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio (Bricherasio, 1706 | 1782), luogotenente generale, per affrontare – dietro ai loro trinceramenti – un’Armata francese quasi tre volte numericamente superiore, comandata da Louis Charles Armand Fouquet, detto Chevalier di Belle-Isle (Agde 1693 |  Assietta 1747). Dopo aspri combattimenti, e con alterne vicende, alle sette di sera i Francesi batterono in ritirata, dopo aver perso quasi un quarto dei loro effettivi. La cruenta battaglia si risolse infatti con la sconfitta dei Transalpini: grazie a quella eroica vittoria, lo Stato Sabaudo mantenne la propria indipendenza e rafforzò il proprio prestigio sullo scacchiere internazionale dell’epoca.

Fu una battaglia lunga e sanguinosa. Secondo gli storici militari Giovanni Cerino Badone ed Eugenio Garoglio, autori del libro “La battaglia dell’Assietta”, Edizioni del Capricorno, in linea con le diverse Scuole di Formazione Militare e d’Artiglieria degli Eserciti opposti, i Piemontesi si rivelarono “più metodici e puntuali”; i Francesi, dal canto loro, “più dinamici ed abili manovrieri”.  

La superiorità numerica dei Francesi era esorbitante, e in più occasioni i soldati piemontesi furono sul punto di soccombere. Quando sembrò inevitabile che i Francesi fossero ormai in procinto di sfondare lo schieramento piemontese, e dal comando sabaudo era già stato consegnato un dispaccio con l’ordine della resa, un grido si levò sul colle: “Noi da sì i bogioma nen!”. Era il rifiuto ad ogni resa o ritirata. Era l’orgoglio di un esercito che voleva difendere la propria storia e la propria Nazione. Scarsi di munizioni, e ricorrendo persino al lancio di sassi, i Piemontesi − eroicamente – contravvenendo agli ordini pervenuti sul campo di battaglia, non si mossero, e dopo cinque ore di combattimento, ebbero la meglio. Le perdite francesi furono enormi (circa 5.000 uomini, tra morti, feriti e prigionieri). Sul fronte piemontese le perdite si limitarono a non più di 250 uomini.

È dunque proprio sul Colle dell’Assietta che si è generato il mito dei “Bogianen”: un appellativo che è espressione della ferrea e leggendaria volontà dei Piemontesi di resistere e di non ripiegare al primo cedimento, anche a costo di disubbidire ad un ordine contrario, nella certezza della vittoria finale.

Rievocazione della Battaglia dell’Assietta in una precedente edizione.

Per i Francesi, ripiegati in una disordinata ritirata, questo rappresentava per loro il secondo amaro smacco inferto dai Piemontesi nel corso della Guerra di Successione Spagnola, dopo quello del 1744, quando Cuneo, cinta d’assedio, non solo aveva resistito coraggiosamente al loro assalto, ma aveva valorosamente respinto il nemico.

Fu il conte Francesco Panissera di Veglio, assistente di campo del conte di Bricherasio, a scendere a Torino in sella ad un cavallo lanciato al galoppo per tutta la notte per portare personalmente al re Carlo Emanuele III il dispaccio della fulgida vittoria del Colle dell’Assietta. E per i Piemontesi fu davvero festa grande.

Domenica 17 Luglio 2022, dopo due anni di sospensione per la pandemia, torneranno sul Colle dell’Assietta le rievocazioni della storica battaglia con l’intervento di alcuni prestigiosi Gruppi Storici. La celebrazione è organizzata, fin dal 1967, dall’ Associassion Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assieta.

Rievocazione della Battaglia al Colle dell’Assietta. Foto di Katia Ceretti

Sintesi del Programma

Ore 09.00 | Ritrovo e partenza in auto al Colle da Balboutet (frazione di Usseaux), il paese delle Meridiane; raggiungimento del Pian dell’Alpe ed ulteriore salita al Colle dell’Assietta
Ore 10.00 | Santa Messa in piemontese al Colle dell’Assietta, con le Autorità e i Gruppi Storici schierati
Ore 12.00 | Pranzo
Ore 14.00 | Esibizione di Canti, Suoni, Danze e animazione con il Gruppo “Ij Danseur dël Pilon” di Piemonte Cultura e di altri Gruppi Storici

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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