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Biagio Nazzaro, un funambolo sulle due ruote: una lapide ricorda il pilota ai piedi di Superga

Fu un grande campione, amatissimo dagli sportivi, ma non tutti si ricordano di lui. Una storica squadra di calcio marchigiana, a distanza di più di cento anni dalla sua tragica scomparsa in un incidente di gara, ancora mantiene il suo nome: è l’ASD “Biagio Nazzaro” di Chiaravalle

Se vi capitasse di visitare la ridente cittadina di Chiaravalle, in provincia di Ancona, e doveste chiedete a un chiaravallese doc se per caso sa chi fosse stato Biagio Nazzaro, vi risponderebbe subito: una grande campione del motociclismo del passato . È invece probabile che alla stessa domanda un torinese doc risponderebbe con una imbarazzante scena muta.

Eppure Biagio Nazzaro era un torinese, un torinesissimo. Nazzaro nacque a Torino il 3 Luglio 1892 e morì – appena trentenne – a bordo di una moto in un incidente di gara a Duppigheim, non lontano da Strasburgo (Francia, Alsazia) il 15 Luglio 1922. È stato un grande pilota motociclistico; fu anche pilota di automobili e di aerei. Il fatale incidente avvenne durante il celebre Gran Prix de France, e fu causato da un cedimento meccanico della sua due ruote: la rottura dello sterzo.

E allora come si spiega che il suo nome sia più noto nelle Marche che in Piemonte? Semplice. La prematura scomparsa del campione motociclista suscitò una travolgente ondata di emozioni tra gli sportivi di ogni regione italiana. Al suo funerale, a Torino, accorsero migliaia di cittadini: una folla straripante, di ogni ceto sociale, venuta a piangere il campione, la cui vita era stata stroncata troppo presto, proprio all’apice di una carriera sportiva gloriosa e ancora molto promettente. Fu un grave lutto per lo Sport italiano. Moltissime Società Sportive di ogni genere (anche non motociclistiche) cambiarono il loro nome, assumendo quello del campione scomparso. Altre, neocostituite, si vollero nominare “Biagio Nazzaro”, in omaggio a quel corridore che era il prototipo dello sportivo leale e vincente.

Ne è rimasta, tra le tante, solo una: la squadra di calcio di Chiaravalle, che ancor oggi, a cento anni dalla scomparsa di Biagio Nazzaro, è ancora chiamata “ASD Biagio Nazzaro” (o più affettuosamente, “la Biagio”).

Biagio Nazzaro era diventato il beniamino degli sportivi torinesi: per tutti era semplicemente “Biasin” (il diminutivo del suo nome, in Lingua piemontese). Di famiglia benestante (suo padre era un imprenditore: operò sia nel settore dei legnami che in quello automobilistico), Nazzaro era dotato di un’innata passione per lo sport: fu dapprima podista, successivamente ciclista, motociclista e aviatore.

Durante la “Grande Guerra” fu istruttore dei primi piloti militari italiani a Cameri. Poi si cimentò come pilota sulle quattro ruote. Ma fu sulle motociclette dell’epoca che espresse la sua stoffa di autentico campione:  nel 1919 vinse, su moto Della Ferrera 350cc, la cronoscalata Sassi-Superga. Sulla stessa due ruote s’impose anche nel 1920 sulla Aosta-Gran S. Bernardo. Sempre in sella a una Della Ferrera vinse ancora  il Campionato Italiano di Velocità sul Circuito di Gallarate, affermandosi anche nella Como-Brunate e nella Coppa della Consuma. Poi passò alla “Indian”, con la quale, sempre nel 1920, vinse la gara in salita Cernusco-Montavecchia e il Gran Premio d’Italia a Orbassano. Nel 1921, ancora con la Indian, dominò il Raid Nord-Sud Milano-Napoli; si riconfermò primo assoluto anche nella Biella-Oropa, nella Coppa della Consuma e nella Susa-Moncenisio. Il 10 Luglio 1922 a Cremona si aggiudicò il Record Mondiale di Velocità con 154,506 km/h. Il 16 Ottobre del ’22 vinse il Campionato Italiano su Pista correndo al Velodromo di Torino alla velocità di 110 Km/h e aggiudicandosi anche il titolo di Campione Italiano assoluto su strada e la maglia tricolore. Su di una “Harley Davidson 1000” vinse il Circuito del Pino.

Contemporaneamente, Nazzaro si dedicò anche ad alcune gare automobilistiche, correndo per la Fiat, ma le corse in moto rimasero sempre il suo più grande amore. A bordo della “Indian 1000”, il 30 Aprile 1922 sulla Sassi-Superga ottenne la sua ultima vittoria, prima di perdere la vita durante il Grand Prix del ’22 organizzato dall’Automobile Club di Francia. Nel 1923, nella ricorrenza del primo anniversario della morte, su iniziativa dell’Automobile Club di Alsazia fu inaugurato un monumento alla sua memoria che venne posizionato proprio nel punto in cui il campione perse prematuramente la vita.

La lapide dedicata al campione motociclista Biagio Nazzaro,
all’imbocco della Strada di Superga (quasi all’angolo con corso Casale)

Al suo funerale, a Torino, accorsero oltre duecentomila persone: un lungo corteo percorse le vie cittadine mentre dai balconi e dalle finestre i torinesi, commossi, lanciavano bouquet di fiori sul feretro. “Biasin” Nazzaro riposa al Cimitero monumentale di Torino.

Il Moto Club di Torino gli ha dedicato una lapide che è stata murata nel quartiere Sassi, sulla strada di Superga, quasi all’angolo con corso Casale, tuttora esistente. Il medaglione in bronzo originario, opera dello scultore Edoardo Rubino, fu asportato da ignoti sul finire della 2a Guerra Mondiale: venne sostituito da una nuova versione realizzata dall’artista Stefano Borelli. La nuova lapide, reintegrata del bassorilievo a suo tempo asportato, venne inaugurata il 20 Settembre 1953.

Al Motovelodromo di Corso Casale (di recente rinominato “Fausto Coppi”) il 14 Ottobre 1923 fu invece inaugurato un busto in bronzo con le fattezze del campione scomparso, opera dello scultore Ercole Reduzzi, restaurato nel Maggio 2022.

Sergio Donna

Bibliografia
• Luigi Ambrosini, Il commosso omaggio del popolo torinese alla salma di Biagio Nazzaro, pubblicato su La Stampa del 23 luglio 1922, pag. 2
• Andrea Rossi, Biagio Nazzaro, l’uomo, il campione, l’eroe, Grilloparlante edizioni, Chiaravalle, 2022

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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