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Un albese illustre: Pinot Gallizio, l’eclettico inventore della pittura industriale

ALBA. Tra i personaggi illustri che hanno avuto i natali ad Alba va annoverato sicuramente Pinot Gallizio, uno dei membri fondatori dell’Internazionale Situazionista e inventore della Pittura Industriale. A lui la città di Alba ha dedicato un Museo Diffuso, un’occasione unica e imperdibile per poter osservare, attraverso una piacevole passeggiata nel centro storico albese, alcuni fra i principali lavori dell’artista custoditi negli spazi più significativi della cultura cittadina. Ogni sabato di aprile e maggio è prevista l’apertura straordinaria del sito: nell’occasione albesi e turisti lo possono visitare gratuitamente. Il tour parte alle 15 dal Centro Studi Beppe Fenoglio in piazza Rossetti 2 e conduce i visitatori alla scoperta delle opere di Pinot Gallizio presenti negli spazi prima indicati: “Anticamera della morte” e altre opere, “Il lichene spregiudicato”, “Le fabbriche del vento” e  “La notte etrusca”.

Classe 1902, Gallizio dopo la laurea in Chimica e Farmacia e gli anni dedicati alla gestione della propria farmacia ad Alba e alla produzione di erbe medicinali ed aromatiche, Gallizio, che durante la Guerra aveva attivamente partecipato alla Resistenza nella Divisione Alpi e faceva parte del CLN delle Langhe, scopre l’arte grazie all’incontro con Piero Simondo nel 1952. I suoi primi esperimenti con la pittura risalgono all’anno successivo. Ad Albisola nel 1955 incontra l’artista danese Asger Jorn e con lui e Piero Simondo fonda ad Alba il Laboratorio sperimentale per una Bauhaus Immaginista, dove l’anno successivo ha luogo il Primo congresso mondiale degli artisti liberi, cui partecipano tra gli altri Enrico Baj, Ettore Sottsass, Constant e altri esponenti delle avanguardie nucleari e informali.

Pinot Gallizio al centro tra Conrad e Jorn

Nel 1957 a Cosio d’Arroscia partecipa alla fondazione dell’Internazionale Situazionista e approfondisce le sue ricerche e sperimentazioni artistiche fino alla messa a punto della pittura su lunghi rotoli di tela destinati a essere tagliati e venduti a metro, cui darà il nome di Pittura Industriale. Nel 1960 Gallizio è espulso dall’Internazionale Situazionista, che viene assumendo una connotazione sempre più politica e meno artistica. Da questo momento egli è solamente e intensamente artista, in contatto con le personalità e le tendenze più vitali e innovative del suo tempo. Nel 1962 prepara il ciclo delle Notti, quattro tele di grandi dimensioni una delle quali realizzata con un cappuccio nero calato sugli occhi in modo da non controllare quello che faceva.

Il laboratorio sperimentale di Gallizio ad Alba

Nel 1963 la RAI gli dedica un documentario a cura di Carla Lonzi, e verso la fine dell’anno la sua produzione vira bruscamente verso quadri-oggetto dall’unico colore nero. Convinto di essere prossimo alla fine, durante l’inverno dipinge di nero alcuni mobili ed oggetti presenti nel suo studio: il risultato è una drammatica installazione intitolata l’Anticamera della morte. Gallizio muore d’infarto il 13 febbraio 1964, pochi giorni dopo essere stato invitato, con una sala personale, alla successiva Biennale di Venezia, che diventa una mostra postuma presentata da Maurizio Calvesi.

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