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A spasso per locali storici torinesi: la Confetteria Pasticceria Pfatisch

Una delle più antiche e magnetiche botteghe del capoluogo è indubbiamente la Pasticceria Pfatisch. Si scrive Pfatisch e si pronuncia Fatish, alla tedesca. Sì, perché la famiglia del fondatore di questo storico locale, Gustavo Pfatisch, per quanto lui fosse fossanese di nascita (nacque nel 1887), era di origini bavaresi. Nei primi anni del Novecento, il giovane Gustavo lascia la sua cittadina natale in provincia di Cuneo per cercar fortuna a Torino, e apprendere l’arte della pasticceria e della lavorazione del cioccolato nella capitale subalpina. Nel 1915, in Via Gioberti, apre il suo primo laboratorio per la produzione di confetti e di cioccolato.

Il vecchio stabilimento Pfatisch dove si produceva il cioccolato

Gli affari vanno bene e già nel 1921, Gustavo Pfatisch trasferisce la sede della sua attività in via Sacchi, al civico 42. Sceglie una bottega sotto i portici, in un aulico edificio firmato da uno dei maestri del liberty torinese, Pietro Fenoglio. La squisitezza dei prodotti di pasticceria Pfatisch e dei suoi cioccolatini si diffonde in città a macchia d’olio, tant’è che a soli cinque anni dall’apertura del locale, Gustavo decide di allargare il negozio di via Sacchi, occupando anche lo spazio liberatosi di un’attigua bottega vuota. Fece realizzare all’esterno un’artistica e imponente facciata in noce massello scolpito, con inserti in onice, uno zoccolo in marmo verde Alpi ed un pannello-portinsegna per accogliere i caratteri in bronzo riproducenti il nome del locale. All’interno, vennero sistemati arredi in stile liberty, opera della falegnameria artigiana Dosio, con eleganti vetrinette dotate di ripiani in cristallo e banchi in massello in noce nostrano, ricoperti da un lussuoso piano di marmo.

Il personale davanti alla vetrina in una foto d’epoca

Tutto è rimasto come allora: quegli stessi arredi ancor oggi rendono questo locale storico particolarmente attraente e affascinante. E non è un caso che sia stato insignito del titolo di “Locale Storico d’Italia”, riconoscimento di cui si possono vantare complessivamente solo 240 locali di particolare rilievo storico, disseminati sull’intero territorio nazionale.

Ma se gli interni al piano strada sorprendono per l’eleganza e la magnificenza dello stile dell’epoca, la Confetteria Pasticceria Pfatisch conserva al piano inferiore, cui si accede attraverso una scala che collega il retrobottega con il laboratorio sotterraneo, un altro e non meno magnifico tesoro: un autentico museo dell’arte cioccolatiera. Entrarvi significa proiettarsi un’altra dimensione, dove rivivono le vecchie macchine per la produzione del cioccolato del primo Novecento, proprio quelle originali con cui Gustavo Pfatisch produceva i suoi primi cioccolatini e giandujotti, che seppero conquistare i gusti raffinati ed esigenti dei torinesi dell’epoca.

La torta Festivo

Nel 1934, i locali di via Sacchi vennero ceduti alla famiglia Ferraris, che mantenne il marchio del fondatore, continuando la produzione con la stessa tradizionale qualità e con gli stessi segreti delle ricette originali del fondatore. Pfatisch tuttavia non abbandonò il suo lavoro di pasticciere, ed apri una nuova bottega in Corso Emanuele II: a lui, più tardi, si affiancarono i Peyrano, altri noti artigiani maestri torinesi dall’arte cioccolatiera.

In anni più recenti, non sono mancati alcuni momenti di difficoltà, in cui fu addirittura ventilata la chiusura dello storico locale di via Sacchi, ma quei momenti sono stati felicemente superati, ed oggi la Confetteria Pasticceria Pfatisch, che già incantò con le sue delizie Cesare Pavese e Mario Soldati, continua a far gola ai torinesi del terzo Millennio con le sue specialità d’eccellenza: cioccolatini, praline, giandujotti, dragés, bignole e, soprattutto, le mitiche torte. Celeberrima, in particolare, è la torta “Festivo”, una vera delizia per il palato (ma anche per gli occhi): due dischi di meringata al cacao farciti di invitante crema chantilly al cioccolato e ricoperti di granella, con un caratteristico ciuffo di cioccolato sfoglia, che la rende unica e inimitabile.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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