La Cipollina d’Ivrea, una bulbosa dal sapore unico
IVREA. Rosse, arancioni o color nocciola, le Cipolline di Ivrea sono una vera e propria specialità del nostro Piemonte, dal sapore tanto peculiare quanto unico. Simbolo dell’alto Canavese, proprio sopra la testa del toro nel comune di Quincinetto, le Cipolline di Ivrea sono entrate di diritto nella lista dei prodotti Agroalimentari Tradizionali Piemontesi (PAT), in virtù delle “metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura che risultano consolidate nel tempo e sono praticate sul proprio territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai venticinque anni“.
Di piccole dimensioni, le Cipolline di Ivrea si presentano sulla tavola da pranzo con un diametro di piccole dimensioni, da 1 cm fino a 3 cm, e la cui forma varia dalla sferica alla sub-rotonda. Che le preferiate brasate od in agrodolce, andiamo ad approfondire insieme la storia e le tecniche di coltivazione di questo interessante ortaggio nostrano!
Storia
Prodotte tra la zona d’Ivrea che costeggia la Dora Baltea e l’inizio della Valle d’Aosta, le prime attestazioni sulla fama di queste piante bulbose ci arrivano dallo scrittore Antonino Bertolotti che, nel 1871, in “Passeggiate nel Canavese”, definiva le saporitissime “famose a Torino ed altrove”.
“Celebri, tanto da essere usate dallo stesso Artusi nelle sue ricette, le Cipolline d’Ivrea, coltivate sin dalla più remota antichità nei comuni di Quincinetto, Tavagnasco, Nomaglio e Carema. […] Apprezzate per il gusto fine e delicato, furono in passato oggetto d’esportazione verso le principali città del Piemonte e verso parecchie località della Svizzera, della Francia, della Spagna e persino delle Americhe“, scrive Chiej Gamacchio in “Italia Agricola” del 1907.
Coltivazione
Eseguita rigorosamente su un terreno ben letamato, la semina delle Cipolline di Ivrea avviene nel periodo che va dalla fine di Febbraio fino alla prima metà di Marzo. Proprio in vista della seminazione, nell’Autunno, i coltivatori scelgono le cipolle che meglio rappresentano quei caratteri e quella varietà che meglio contraddistinguono l’ortaggio, conservandolo in un ambiente riparato dal freddo e dall’umidità e preparandoli ad essere rimesse sotto terra la Primavera successiva. Piantate in gruppi da cinque o sei, tutti affiancati da un palo indispensabile ad aiutarne la corretta crescita, le ombrelle vengono raccolte soltanto raggiunta la corretta maturazione. La pianta verrà a questo punto fatta essiccare ed il seme tolto per strofinamento.
La semina viene fatta fitta, adoperando dai 0,5 kg agli 0,9 kg di sementi per ogni ara, in previsione delle probabili perdite di piantine che, ogni anno, si verificano a causa dei parassiti e delle imprevedibili difficoltà atmosferiche. Il seme sparso viene poi interrato, smuovendo con una leggera erpicatura la superficie del terreno ed eseguendo, successivamente e solo su necessità, alcune scerbature un diradamento. Abbondanti irrigazioni seguono tutta la durata della stagione estiva.