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Il record di una mamma di Neive innamorata delle “big bench” dell’Alta Langa

NEIVE. Le “big bench” sono diventate una delle attrazioni simbolo dell’Alta Langa. Merito del designer americano Chris Bangle e di sua moglie Catherine, che dal 2009 vivono a Clavesana dove hanno portato una ventata di positività e di creatività, a partire proprio dalle panchine giganti, realizzate in diversi paesi simbolo della Langhe. L’iniziativa, battezzata Big Bench Community Project, è nata quasi per gioco tra amici, ma oggi è diventata una cosa seria, sfruttata in modo intelligente per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala. Per ogni nuova panchina viene realizzato un timbro personalizzato che può essere usato per timbrare i passaporti ai panchinisti in visita. Ciascun timbro riporta il logo delle panchine ed il nome del paese in cui sono situate e oramai stanno crescendo i collezionisti di timbri sul passaporto che è disponibile nelle vicinanze di ogni panchina.

A stabilire il record di visite è una giovane mamma di Neive, uno “dei borghi più belli d’Italia”, come ci tiene lei stessa a sottolineare. Si chiama Barbara Segino ed ha due splendidi figli, Nicole di 16 anni e Loris di 12. «Proprio grazie a loro è iniziata questa mia passione per le big bench – racconta Barbara -. E’ nata per caso, accompagnando mia figlia a vedere quella di Vezza d’Alba.  La panchina è posta in una posizione elevata e per pigrizia non sono scesa dalla macchina ed ho lasciato che fosse Nicole a raggiungerla.  Poi l’ho accompagnata ad Alba in frazione Santa Rosalia e un po’ incuriosita dal luogo e un po’ perché non dovevo camminare molto sono entrata dentro le vigne e l’ho vista… rosa, il mio colore preferito. Bella, gigantesca e capace di offrire un panorama attorno favoloso e rilassante. Sono salita e, accidenti, mi sono subito sentita piccola. La sensazione che ho provato è la stata quella di tornare bambina, spensierata, sognante o sognatrice. Fate voi. Così, ho iniziato ad informarmi. Ed ho iniziato il tour, partendo da Clavesana, dove sono state costruite le prime e dove abita l’ideatore delle panchine, il mitico Chris Bangle, che ho conosciuto di recente e che mi ha confermato che dovrei essere io la prima ad averle visitate tutte in Piemonte e Liguria».

Un’esperienza che ha lasciato il segno e Barbara lo dimostra, trasmettendo tutto l’entusiasmo che ha dentro: «Grazie alle big bench ho conosciuto molte persone, appassionati come me. Inoltre ho scoperto percorsi insoliti, paesaggi inattesi, paesi nuovi e colori affascinanti e coinvolgenti. Cosa faccio una volta salita sulle panchine? Ammiro i vigneti e panorami mozzafiato. Su una mi ci sono pure appisolata e mi s ono sentita un po’ come “Alice nel Paese delle meraviglie”, ancor più che “La bella addormentata”. In una fiaba, insomma. Ma le panchine sono diventate un punto di ritrovo con i miei amici. Invece di vederci al bar passiamo a prendere la colazione o altro e facciamo lunghe chiacchierate sulle big bench, anche con i figli che si divertono in mezzo alla natura e si godono il picnic. Devo ringraziare mio figlio Loris che riesce sempre a trovarmi pose originali per le foto, riuscendo a cogliere i miei attimi di felicità».

Attualmente le panchine sono 54, di cui 50 in Piemonte, una in Liguria, due in Lombardia e una nella provincia di Verona. Ma prossimamente verranno collocate anche in Toscana, Emilia-Romagna e addirittura in Scozia. Insomma, è esplosa la febbre da big bench.

«A volte – conclude Barbara -, dopo un percorso impegnativo, sono davvero una gratificazione, un sentirsi a casa. Alcune sono posizionate in cima a irti colli e pertanto bisogna faticare per raggiungerli. Ma la fatica vale il panorama che si può godere. Non ho ancora la mia panchina preferita ma quella di Paroldo, “la Grande panchina per tutti” accessibile ai disabili è speciale. Anche quella di Scaparoni, voluta da un gruppo di 160 sordomuti è molto significativa. Ugualmente quella a Dogliani mi è piaciuta molto perché dedicata agli innamorati della lettura, come me. Posso dire che la panchina a Riva di Solto, con la vista sul lago, mi ha lasciata senza parole. Eppoi ci sono quelle montane di Oncino, Prato Nevoso, Roccavignale. Trovarle è appassionante perché è una sorta di caccia al tesoro. Ogni panchina ha una storia e ognuno di noi ci vive la propria una volta salito sopra. Suona un po’ la frase del Piccolo Principe: tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano».

 

 

 

 

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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