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Dall’Astigiano, una ricetta della tradizione con gli squisiti peperoni di Capriglio

CAPRIGLIO. Centro del Basso Monferrato, giù nella valle del torrente Triversa, Capriglio è un piccolo comune del circondario di Asti, i cui abitanti, i caprigliesi, si contano in poco più di 309 anime. Una città antica, che risale almeno al 1153, quando viene per la prima volta nominata in un atto giudiziario di papa Eugenio III –  Caprile cum toto suo comitato -, ma che vive ancora oggi di splendidi monumenti e strade che quel passato ce lo ricordano ben chiaro: le numerose, numerosissime chiese, alcune ancora memori del passato romano di questo piccolo paese, i sotterranei dell’antico castello ormai distrutto, per non parlare delle tante tracce che illustri personaggi e protagonisti della nostra regione hanno qui lasciato.

E, tradizionale di Capriglio, tra le tante cose, c’è anche un peperone, un frutto tutto speciale: un peperone che, soprattutto negli ultimi tempi, è tornato a popolare la sua terra; il Peperone di Capriglio. Unico per sapore, consistenza e resistenza, il peperone di Capriglio si caratterizza per una forma più piccola dei suoi vicini parenti, poco più di un pomodoro e quasi triangolare, sormontata sulla cima da uno spessissimo pericapo. Un prodotto, questo, che un tempo aveva un mercato notevolissimo, arrivando a conquistare i mercati di Chieri, Torino e Asti con prezzi che, addirittura, doppiavano i rivali della varietà carmagnolese. Gli anni ’60, però, con l’introduzione dei nuovi cultivar di dimensioni maggiori, hanno abbattuto la domanda di questo prodotto nostrano, che è rimasto appannaggio di poche famiglie. Oggi, però, con la ripresa delle coltivazioni tradizionali e la promozione sul territorio, il peperone di Capriglio torna a godere di nuova luce, riscoperto nelle sue ricette tradizionali ed in adattamenti nuovi ed inconsueti. Qui sotto, una ricetta di una volta, i Peperoni (di Capriglio) sotto Vinaccia, un modo antico per riscoprire un piatto sempre moderno: provatela!

Ingredienti

  • Peperoni di Capriglio: 1Kg.
  • Vinaccia: 1Kg.
  • Aceto di vino rosso q.b.

Preparazione

I “pavrun ant’la rapa” sono un modo antichissimo e tipicamente piemontese di conservare i peperoni, preparati tipicamente nel periodo della vendemmia, dove era possibile impiegare le vinacce di uve rosse da vino, permettevano ai contadini di degustarsi un antipasto saporito e gustoso anche quando i peperoni erano ben lontani dalla loro stagione. I peperoni di Capriglio sotto raspa, o, come è più comune, “sotto vinaccia”, sono un modo perfetto per conservare questo ingrediente così particolare e degustarlo con il passare dei mesi, magari come accompagnamento ad una buona Bagna cauda; prepararli sarà semplicissimo.

Il primo passo nella preparazione dei nostri “pavrun ant’la rapa” parte dalla selezione del nostro ingrediente principale, i peperoni. Assicuriamoci, nella scelta dal fruttivendolo, di prendere peperoni intonsi, senza macchie o zone scure sulla parte esterna del frutto. Come prima cosa, lasciamoli un paio di giorni ad essiccare sopra una grata, per poi ripetere il processo: di nuovo, cerchiamo per eventuali peperoni bucati o anche solo minimamente deteriorati: è un passaggio estremamente importante per la buona riuscita del prodotto.

Bene, prendiamo un grosso recipiente, una damigiana in vetro od un grosso contenitore in terracotta, precedentemente pulito, andrà benissimo. Poggiamo sul fondo uno strato di raspa, poi uno strato di peperoni – interi, con tanto di picciolo – ed ancora uno strato di raspa. Continuiamo così fino all’esaurimento degli ingredienti, ma tenendo ben presente che l’ultimo strato dovrà essere la nostra vinaccia. Ora, è importante che tutti questi livelli risultino ben pressati tra di loro: per fare ciò, una volta, si usavano assi di legno, con pietre poste sopra per fare peso. Oggi, volendo, si possono utilizzare appositi pesi per alimenti. Perfetto: l’ultimo passo e l’aggiunta dell’aceto, qui indicato di vino rosso, ma che può anche essere di vino bianco; versiamolo, fino a ricoprire l’ultimo strato di vinaccia, e lasciamo a riposare il tutto per 1 o 2 mesi, a seconda di quanto si preferiscano “bruschi” i nostri peperoni. È importante, però, almeno ogni tanto, dare un’occhiata e aggiungere, in caso si fosse abbassato troppo il livello, altro aceto, così da non far asciugare la vinaccia. Se poi voleste i peperoni più profumati, potrete aggiungere qualche foglia di lauro, chiodi di garofano, qualche rametto di timo o di menta o, perché no, qualche bacca di ginepro. Passato il tempo previsto, saranno pronti per essere mangiati: gustateli nella bagna cauda, dove sono una vera e propria specialità, oppure anche così, come accompagnamento di una buona insalata e conditi con semplice olio. Buon appetito!

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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