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Augusta Bagiennorum, la “nobile” città romana dei liguri Bagienni

Sorgeva a due chilometri dall’attuale Bene Vagienna (Cn). L’area archeologica fa ora parte di una Riserva Speciale a tutela dell’ambiente naturale che fa da cornice agli scavi

Bene Vagienna (Cn). In piena età augustea, l’Italia romana era amministrativamente divisa in undici regioni, più quelle rappresentate dalle due isole maggiori, Sicilia e Sardegna. Una ripartizione indispensabile per motivi politici e militari, espressione di una gestione dello Stato molto ben organizzata, d’avanguardia potremmo dire, che anticipava di molti secoli modelli amministrativi poi adottati a lungo, e con efficacia, in molti Paesi.

A quei tempi, i confini delle tre attuali regioni occidentali (Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta) erano molto diversi, essendo il fiume Po a fungere da linea di demarcazione: la Liguria (IX Regio), molto più estesa di non quanto oggi sia, sconfinava anche al di qua degli Appennini. Oltre alle città sul mare comprese tra il fiume Var (nei pressi di Nizza Marittima) e la Lunigiana, e quelle del primo entroterra, ricopriva infatti anche quelle che oggi chiamiamo Langhe, Roero e Monferrato, e tutte le terre piemontesi fino alla sponda destra del Po.

Mappa della IX Regio (Liguria) e della XI Regio (Gallia Transpadana) nell’epoca augustea.
Fonte: Historical Atlas, by William R. Shepherd, Map of Ancient Italy, Northern Part

Le terre a Nord del Po, ai piedi delle Alpi Cozie, Graie, Pennine e Retiche, dunque ben oltre il Ticino e fino alla sponda destra del fiume Oglio (Mediolanum-Milano e Papia-Pavia comprese), facevano invece parte della Gallia Transpadana.

Da un lato, una grande Liguria, dunque, che occupava gran parte del Piemonte Meridionale (da Industria-Monteu da Po ad Hasta-Asti, da Asti ad Alba Pompeia-Alba, e giù fino a Pollentia-Pollenzo e Augusta Bagiennorum-Bene Vagienna). E dall’altro, un Piemonte diviso in due, con Torino posizionata proprio sul confine rappresentato dal Po, ma un “Piemonte” molto più esteso verso Est, fino a comprendere le terre – oggi lombarde – contenute tra il Ticino e l’Oglio. Per intenderci, oggi potremmo dire che l’attuale Piazza Vittorio faceva parte della Gallia Subalpina, mentre la Gran Madre era già… in territorio ligure.

Su questa testata abbiamo già avuto occasione di “visitare” due antiche città romane del Piemonte (che amministrativamente facevano parte della IX Regio Liguria), vale a dire Industria e Pollentia. Oggi visiteremo (si fa per dire) Augusta Bagiennorum.

Augusta Bagiennorum fu fondata sul finire del I secolo a.C. nella piana della Roncaglia, nelle vicinanze dell’attuale Bene Vagienna (Cn). Plinio il Vecchio la cita tra i nobilia oppida della Regio IX – Liguria. Il toponimo significa Augusta dei Bagienni (popolo celtico-ligure che abitava il territorio compreso tra il medio corso del Tanaro e la Stura di Demonte).

L’antica città romana era situata a circa 2 km dall’odierno centro abitato di Bene Vagienna,  e sorgeva in una zona pianeggiante (ora facente parte della frazione Roncaglia), delimitata a Sud-Est dal corso del torrente Mondalavia, affluente del Tanaro, e a Nord-Ovest da una zona collinare.

Foto aerea del sito archeologico di Augusta Bagiennorum_Scatto di John Aimo Ballons
Fonte: pagina Facebook “Bene Vagienna”

Fin dal 1933, i resti dell’antica città romana (il Foro, il Teatro, l’Anfiteatro) sono stati inclusi in un’area archeologica sottoposta a tutela e gestita dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo.

Dal 1993, gli scavi di Bene Vagienna, per il loro valore storico-culturale, sono entrati a far parte di una Riserva Naturale Speciale protetta, di 243 ettari di estensione, monitoratadall’Ente di gestione del Parco Naturale del Marguareis, che ne tutela la conservazione dell’ambiente naturale circostante.

Furono due studiosi benesi, il chimico Giuseppe Assandria e l’artista Giovanni Vacchetta, docente di Disegno all’Accademia Albertina di Torino, tra il 1892 e il 1925, a riportare alla luce i resti di Augusta Bagiennorum, un oppidum che aveva una superficie di poco superiore ai 21 ettari. Il castrum, posizionato nella media valle del Tanaro, venne fondato da veterani al seguito dell’imperatore Ottaviano Augusto nell’ultimo quarto del I secolo a.C., verosimilmente attorno all’anno zero.

La città, con due porte monumentali di accesso, era delimitata da un fossato e da un terrapieno con palizzata lignea, ed era dotata di torri angolari in muratura.

All’area archeologica si accede dalla Strada Provinciale Bene Vagienna-Narzole, percorrendo la Strada Vicinale delle Lame. L’edificio di maggior spicco riportato alla luce è rappresentato dal Teatro, risalente al I secolo d.C., costruito in marmo bianco della Lunigiana, ed in marmo giallo proveniente dall’Asia Minore. Aveva un diametro di 57 metri e poteva contenere 3.000 spettatori. Al proscenio, lungo 42 metri, gli attori potevano accedere attraverso una delle tre porte di cui era dotato. Le gradinate sono state riesumate negli Anni Cinquanta. Nell’antico Teatro, nella stagione estiva, viene tuttora accolto il Festival di cultura classica “Le ferie di Augusto”, che vanta un ricco cartellone di spettacoli e rappresentazioni teatrali.

All’esterno delle fortificazioni di Augusta Bagiennorum si sono scoperti i resti di un notevole Anfiteatro che accoglieva gli spettacoli dei gladiatori. L’imponente edificio aveva una cavea ellittica (105 x 77 metri), divisa in due ordini di gradinate e delimitata da un robusto muro perimetrale. Gli scavi condotti tra il 2001 e il 2003 ne hanno riportato alla luce il settore di Levante. Nell’area di scavo si sono trovate monete in bronzo riproducenti le effigie di Antonino Pio, Faustina II ed un sesterzio di Adriano, che confermano l’utilizzo dell’impianto per tutto il II secolo d.C.

Una sala espositiva del Museo Storico Archeologico di Bene Vagienna (Cn), Palazzo Lucerna di Rorà, Via Roma 125, Bene Vagienna (Cn)

Il Museo Civico Archeologico di Bene Vagienna, che ha sede nel settecentesco Palazzo Lucerna di Rorà, accoglie molti reperti emersi dagli scavi di Augusta Bagiennorum, ed ha sede nel centro storico di Bene Vagienna. L’allestimento museale e il suo lay out (bacheche, vetrine, ecc.) fu pensato agli albori del Novecento da Assandria e Vacchetta, e rispecchia i canoni della museografia dell’epoca. Vi sono conservati antichi stipiti in marmo, cornici, capitelli, mattoni e laterizi, alcuni dei quali riportano il marchio di fabbrica della fornace, oltre a numerose epigrafi rinvenute nella città e nel territorio. Una grande vetrina ospita i reperti rinvenuti nel 1959 nella Necropoli del I secolo d.C., venuta alla luce nei pressi della Cascina Carabini, che si trova accanto alla città romana: utensili vari e oggetti di comune vita quotidiana, come vasellame in ceramica da cucina, anfore, lucerne, pedine da gioco; ma anche monete, gemme e oggetti di ornamento femminili.

È possibile accedere gratuitamente all’area archeologica di Augusta Bagiennorum, almeno in certi periodi dell’anno, anche con un servizio di navetta. Si consiglia però di contattare prima il Museo Archeologico di Palazzo Lucerna di Rorà, Via Roma 125, Bene Vagienna (Cn) telefonando al n° 0172.654152 e di mettere in programma una previa visita al Museo, estremamente propedeutica per la ricchezza di spunti e notizie che essa può fornire agli interessati.

L’Associazione Archea di Bene Vagienna svolge poi una preziosa attività di didattica archeologica presso la frazione Podio, e propone interessanti percorsi di visita. Contatti: cellulare 380-6907716, mail info@archea.info

Queste le città romane già visitate in precedenti articoli su Piemonte Top News:

Alla scoperta di Pollentia, la più antica città romana del Piemonte

Alla scoperta delle antiche città romane del Piemonte: Industria, ora Monteu da Po

Una rappresentazione teatrale de ‘Le ferie di Augusto’ nell’antico Teatro Romano.
Area archeologica di Augusta Bagiennorum (Bene Vagienna, Cn)

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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