ENOGASTRONOMIAΩ Primo Piano

Ansente, le deliziose ciambelle contadine di forma allungata

Questo prodotto dolciario è tipico soprattutto del territorio tra Mazzè, Borgomasino, Cigliano e Moncrivello, dove le ultime falde della Serra si stemperano nella pianura vercellese

Oggi vi voglio parlare di un dolce molto semplice, e poco conosciuto, eppure squisito e delicato, tipico dell’area compresa tra Moncrivello, Villareggia, Borgomasino, Cigliano e Mazzè, e di altri paesi a cavallo tra le province di Torino e Vercelli, dove le colline moreniche, che preannunciano verso Nord Ovest la Serra di Ivrea, si stemperano verso Sud allungando le loro falde coperte di castagni e vigneti verso la pianura padana, tra coltivazioni di granturco, frumento e fagioli.

Sono le ansente (oppure j’ansenti). Un po’ ciambella, un po’ focaccia, l’ansenta è un delizioso dolce familiare, generalmente fatto in casa, o nei forni di cascina, appositamente destinato alle giornate di festa. Con un po’ di pazienza, le ansente si possono ancora trovare in alcune antiche panetterie di paese, dove l’atavica tradizione di prepararle non si è ancora spenta del tutto.

La parola “ansenta”, pronunciata a seconda dei paesi anche ansàinta o ansèinta, è un termine piemontese che significa “incinta”. In effetti, le ansente sono delle ciambelle dalla forma vagamente a suola di ciabatta, smussate ai lati, e talvolta leggermente più strette al centro. Cotto al forno, l’impasto si rigonfia, rendendo la superficie, lustrata con il rosso dell’uovo e cosparsa di zucchero, irregolare. I rigonfiamenti in superficie ricordano vagamente le pance tondeggianti delle donne incinte. C’è pure chi ritiene che il termine ansenta sia una deformazione del termine francese anisette: in effetti non mancava chi spargeva la superficie delle ansente con una spolverata di semi di anice. Ma la versione più accreditata della derivazione del termine resta la prima.

A Mazzè questo prodotto dolciario è chiamano ansènt

Secondo la Pro Loco di Mazzè, la tipica ricetta dell’ansenta mazzediese (chiamata in loco ansènt) prevede l’uso di farina di grano, di farina di mais (rigorosamente del tipo “fumetto”, che è una farina caratterizzata da una macinatura molto fine, ideale per questo prodotto), burro o strutto, uova con l’aggiunta di lievito naturale, miele o zucchero e scorza di limone grattugiata. Dopo aver creato un impasto omogeneo, questo dev’essere fatto riposare per qualche ora. Dopo di che viene tagliato a pezzi di circa 200 gr. di peso, ai quali viene data la caratteristica forma allungata, prima di essere infornati a 200° per circa 45 minuti.

Non molto dissimile è una variante ciglianese dell’ansenta, che annovera questi ingredienti: farina di mais 1Kg, burro gr. 400, zucchero gr. 400, lievito 2 bustine, vanillina 1 bustina, limoni grattugiati 2, sale quanto basta, 1 bicchiere di latte, uova: 3 tuorli + 2 interi.

A Cigliano, delle ottime ansente si possono ancora trovare, con qualche reinterpretazione della ricetta di cui sopra, al Panificio Roppolo di corso Re Umberto 87.

Un tempo le ansente venivano preparate in occasione delle grandi feste: per i festeggiamenti del Santo patrono, e per le più importanti ricorrenze religiose nel corso dell’anno, ed erano destinate a concludere il pasto in allegria, magari intingendole in un buon bicchiere di passito di Caluso o di Moncrivello. Proprio a Moncrivello, nella sua bottega posizionata sulla piazza più centrale del paese, a due passi dal castello, e dove si erge il monumento ai Caduti, il compianto titolare, detto ël Carlito, proponeva delle ansente di sua produzione dal sapore eccezionale, che con le sue impareggiabili paste ’d melia, costituivano una ghiottoneria che allietava il fine pasto delle famiglie del paese radunate attorno al desco domenicale.

La panetteria Roppolo di Cigliano

Oggi è un po’ più difficile trovarle, vista la produzione circoscritta soprattutto nell’ambito familiare, ma se le doveste vedere occhieggiare su di vassoio d’una panetteria di uno di questi incantevoli paesi, non fatevele scappare: le ansente sono indicatissime a colazione, in alternativa alle più sofisticate brioches, e possono essere proposte ai vostri bambini come una deliziosa e insolita merenda dal sapore antico. Faranno urletti di stupore nel vedere la loro insolita forma, e si leccheranno le labbra dopo averle assaggiate.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio