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Andar per luoghi sacri: la chiesa di rito bizantino di San Michele

TORINO. La Chiesa di San Michele, chiesa di rito cattolico-bizantino, si trova all’angolo tra Via Giolitti e Piazza Cavour, e fronteggia la Via delle Rosine. L’accesso è dal civico 44 di Via Giolitti.

La chiesa venne edificata in stile barocco tra il 1784 e il 1788 su progetto di Pietro Bonvicino, che negli anni successivi realizzò anche l’intero isolato di cui l’edificio religioso fa parte (1788-1795). La chiesa era annessa al Convento dei Padri Trinitari Scalzi del Riscatto degli Schiavi, detti di San Michele, che commissionarono l’intero edificio. Nel 1801, in conseguenza della soppressione degli ordini monastici durante l’occupazione francese, i Padri Trinitari dovettero abbandonare sia l’edificio di culto che l’attiguo Convento. Vi fu alloggiato l’Ospizio delle Puerpere, e per un certo periodo l’ex Chiesa dei Padri Trinitari fu chiamata Chiesa della Maternità.

Più tardi, la chiesa assunse la dignità di parrocchia, che conservò fino ai primi Anni Quaranta del Novecento. Fu poi seriamente bombardata durante il Secondo Conflitto Mondiale (l’edificio di culto con l’annesso Convento venne bombardato il 28 novembre 1942, e il 13 luglio e l’8 agosto 1943. I lavori di restauro iniziarono già nel 1944, ma vennero ultimati  solo nel 1967. Dal 1965, l’edificio di culto, di fatto fino ad allora non più riutilizzato, venne affidato alla numerosa Comunità Albanese d’Italia (Arbëreshe) per le celebrazioni delle funzioni religiose cattoliche di rito bizantino. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, caratterizzati da una forte immigrazione interna, molti italiani di lingua minoritaria albanese (provenienti dalle Eparchie di Lungro in Calabria e della Piana degli Albanesi in Sicilia albanese) trovarono impiego, soprattutto come metalmeccanici, in numerose fabbriche dell’industria automobilistica torinese e fu necessario pensare ad un edificio di culto ad essi destinato. La parrocchia conta ora circa 10.000 fedeli, tra Arbëreshë, Greci, Slavi ed Ucraini.

L’interno della chiesa ha oggi un aspetto tipicamente neobizantino, con elementi neoclassici. Nella chiesa sono presenti alcune tipiche icone di provenienza balcanica, (Albania, Grecia, ecc.).  Altre, di più recente realizzazione,  sono  opera  di  alcuni membri della comunità.

La chiesa è visitabile solo in orari molto ridotti, il venerdì e sabato; tuttavia è possibile dare almeno una sbirciata al suo interno attraverso i vetri della porta interna della bussola − quando i battenti esterni sono spalancati – dai quali si riesce ad intravedere la splendida cupola, opera del già citato Bonvicino, allievo di Juvarra, e l’interessante iconostasi, ovvero la parete decorata da icone che separa lo spazio riservato alla preghiera dei fedeli da quello dedicato alle funzioni liturgiche.

La Chiesa bizantina cattolica in Italia è una Chiesa sui iuris, che ha come primate il Papa, ma che conserva strutture, disciplina, tradizioni e liturgia propria (rito bizantino), tipica della Chiesa Ortodossa.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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