Curiosità

Alla scoperta della gotica e inquietante “Villa Macario”: ma il comico torinese non vi abitò mai

Il suo vero nome è Villa Arduino. Venne costruita nei tardi anni Venti del Novecento su progetto dell’architetto Paolino Napione, uno dei più iconici interpreti dell’eclettismo torinese

Uno dei più fecondi e noti progettisti di palazzi e ville nei quartieri borghesi di Torino nei primi decenni del Novecento è stato l’Architetto Paolo (o Paolino) Napione (1889-1973). Napione può essere considerato un iconico esponente dell’eclettismo torinese in architettura, uno stile ibrido, che miscela e rispolvera stili diversi, rievocando a volte tratti medievali, gotici, a volte tratti rinascimentali, strizzando di tanto in tanto l’occhio al barocco e al grottesco. Uno stile architettonico quasi contemporaneo al liberty, di cui in certi casi sembra condividere e anticipare alcune ispirazioni: uno stile di transito, si potrebbe dire, in equilibrio tra il passato e il moderno, in bilico tra malcelate ispirazioni classiche e arditi desideri di rinnovamenti estetici.

Una costruzione particolarmente significativa della creatività di Paolino Napione è sicuramente la cosiddetta Villa Arduino, in Corso Lecce 63, all’angolo con Via Michele Lessona, che gli venne commissionata nel 1928 dall’imprenditore edile Giuseppe Arduino. Questa villa ormai quasi centenaria, in stile neogotico, si presenta come un maniero dai tratti grotteschi e non ci si meraviglierebbe affatto se fosse stata edificata su una rocca ai margini di un orrido. E invece, si erge nel tessuto urbano torinese, a presidiare quel tratto di suolo comunale lievemente scosceso che collega le ultime propaggini del quartiere Campidoglio con il Parco della Pellerina (Parco Carrara).

Per una curiosa leggenda metropolitana, sviluppatasi non si sa come, i Torinesi più anziani continuano però a chiamarla “la Villa di Macario“, anche se il compianto comico torinese – lì dentro – non è mai vissuto.

Palazzo Giuseppe Montaldo in Torino, Corso Re Umberto angolo Via Anton Giulio Barrili

Tra i palazzi torinesi disegnati dalla sapiente matita di Napione voglio ancora ricordare Palazzo Giuseppe Montaldo, nel quartiere Crocetta, edificio che venne celebrato da molte riviste di architettura dell’epoca per la sue linee armoniche e signorili. Sul mensile “L’Architettura Italiana”, periodico di Costruzione e Architettura Pratica, nel Luglio del 1932 venne pubblicato un articolo dedicato proprio a questo palazzo torinese, articolo che così recitava:

“Palazzo Montaldo sorge sul Corso Re Umberto all’angolo della Via Barrili. È una costruzione decisamente signorile, ispirata al classico ma elaborata con spirito moderno. Un ricco basamento di pietra naturale, in massello, che giunge ai davanzali del primo piano, porta solidamente la massa sopraelevantesi che termina con un ricco cornicione a mensole e completamente in finto travertino”.

Il portone barocco di Palazzo Montaldo, con pannelli in noce massello. Venne realizzato dalla ditta L. Dosio & C.

E ancora:

“Notevoli i serramenti in mogano per le por­tine e le bussole degli alloggi ed il ricco portone in noce, realizzato dalla ditta L. Dosio & C. I lavori, diretti del progettista arch. Paolo Napione, sono stati eseguiti dallo stesso proprietario geom. Giuseppe Montaldo, coadiuvato dall’assistente signor Sebastiano Borghesio”.

Davvero sorprendente il fascino della nostra città, che si rivela esclusivo, unico e particolare anche nei raffinati dettagli architettonici dei suoi edifici.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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