Cultura & Spettacoli

Un crudo ritratto della Turchia di oggi firmato da Nuri Bilge Ceylan

TORINO. Arriva nelle sale giovedì 3 ottobre L’albero dai frutti selvatici, lungometraggio del regista turco Nuri Bilge Ceylan che, in continuità con “Il regno d’inverno” ripropone un protagonista nei panni di scrittore. Sinan,  appena laureato, ritorna a casa nel villaggio turco di Can e manifesta la volontà di pubblicare il proprio libro che risulta essere di grande impatto emotivo nel raccontare con intensità la propria esperienza personale. Il lavoro però  risulterà poco spendibile e, tra l’altro, la difficoltà economica familiare non gli consente di  contare sull’appoggio economico del padre  già impegnato a estinguere i debiti dell’altro figlio.

Il regista ci rivela la situazione politica, sociale e culturale di una Turchia intrisa di natura e in bilico da tradizione e modernità attraverso un mezzo cinematografico sapiente e poetico che commistiona la narrazione con la poesia della drammaturgia delle immagini tipico del cinema turco. La storia manifesta l’intensità del cinema turco, sottolineando  la difficoltà per gli scittori emergenti a pubblicare le loro opere  inedite non precisamente strutturate secondo una forma che si adegua alle esigenze del mercato editoriale.  Il film appare come un malinconico e realistico resoconto di un comune destino per due generazioni nel contesto di una Turchia che sta cambiando volto e che continua a raccontarsi come democratica, anche se è popolata da poliziotti cui è data mano libera per compiere qualsiasi nefandezza.

Di lungometraggio vero e proprio si tratta con i suoi 188 minuti, tutti indispensabili per entrare nella psicologia del giovane, ma anche delle figure che gli ruotano attorno e soprattutto in quella del padre, un uomo complesso, fallito in parte a causa di una ludopatia, ma anche sognatore, vivo e vivace nonostante l’età, che desidera un ritorno alla campagna, alle origini ai valori autentici. Mirabile la fotografia di Gokhan Tiryaki, che incornicia egregiamente la campagna anatolica, dai caldi colori autunnali, ai freddi inverni in cui una neve leggera sembra sospendere il tempo e dare al giovane Sinan il contesto in cui maturare.

Il  regista è stato premiato al Festival di Cannes nel 2003 ed ha vinto il Gran Prix della Giuria  per il film  “Uzak”, dopo aver vinto altri riconoscimenti a Cannes, a partire da “Il regno d’inverno” che nel 2014 si è aggiudicato la Palma d’Oro. “L’albero dei frutti selvatici” è stato  selezionato per rappresentare la Turchia ai premi Oscar 2019 nella categoria film in lingua straniera.

L’albero dei frutti selvatici
Genere: drammatico
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Cast: Dogu Demirkol, Murat Cemcir, Serkan Keskint, Ahmet Rifat Sungar, Murat Cemcir, Akin Aksu, Tamer Levent
Sceneggiatura: Ebru Ceylan, Akin Aksu, Nuri Bilge Ceylan
Fotografia: Gokhan Tiryaki
Durata: 188 minuti

Maria Antonietta Maviglia

E' laureata al Dams dell'Università degli Studi di Torino, indirizzo teatro, con tesi su Paolo Rossi e le sue storie per un delirio organizzato, realizzata in collaborazione con l'attore. Iscritta all'ordine dei giornalisti pubblicisti di Torino, è amante dell'arte della musica e del teatro.

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