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Senza trattamenti alle risaie, nel Vercellese le zanzare sono diventate un problema serio

VERCELLI. Le zanzare nel Vercellese hanno trovato un luogo familiare in cui sostare, si potrebbe pensare. Infatti qui non sono previsti trattamenti in risaia contro il loro arrivo, ma solo quelli cittadini, disposti lungo le strade del capoluogo, insieme con il piccolo comune di Sali, che conta poco più di un centinaio di abitanti e dista circa sette chilometri. Tali preacauzioni non sono però sufficienti durante questo periodo estivo, in particolare nelle ore del tramonto e serali. Esiste, inoltre, una differenza importante tra l’estate in corso e quella torrida del 2017: l’abbondante vigilia tardo-primaverile caratterizzata da piogge costanti, come quelle, ad esempio, del mese di maggio, in cui è piovuto quasi tutti i giorni. A tal proposito Marciano Huancahuari, tecnico Ipla, l’istituto per la lotta integrata alle zanzare, spiega: «Se a questo aggiungiamo l’improvviso picco di calore registrato a giugno, vien facile unire i punti e capire che la riproduzione degli insetti si sia acuita, anche in termini esponenziali. Purtroppo, diventa difficile contrastare il fenomeno senza i trattamenti in risaia».

Chi si vede spesso in questa stagione è la zanzara tigre, che, in realtà, ha iniziato prima il suo ciclo vitale, partendo già da aprile. Ciò è alquanto singolare, poiché di solito si tratta di una specie tardiva, che si protrae sino a ottobre inoltrato. Inoltre, questo tipo di insetto è vettore di eventuali virus e malattie. Quest’anno, da tenere sotto osservazione, è soprattutto la “Aedes aegypti”, già comparsa in Portogallo e Spagna, potenziale portatrice di febbre gialla e dengue, una febbre elevata, che comporta anche mal di testa e dolori muscolari. Dal momento che questa zanzara si sta avvicinando in Italia, l’augurio è che non sconfini, ma ciò è imprevedibile.

Ricordiamo, però, che a colpire nel Bel Paese è soprattutto la “Ochlerotatus caspius” (la zanzara di risaia), che ha le caratteristiche di essere molto fastidiosa, pungere anche in pieno giorno, pur preferendo il momento in cui le temperature si abbassano. Tipica delle risaie, dei prati irrigui e delle aree alluvionali, essa depone le uova nel terreno, e le larve schiudono, quando l’acqua le ricopre, in zone paludose, lagune, pozze, canali di scolo e luoghi dove l’acqua ha un elevato grado di salinità dal dolce al salmastro. Succede poi che, a causa degli allagamenti di natura temporanea e spesso di piccole dimensioni, per evitare di restare a secco le larve velocizzino lo sviluppo larvale (da uovo ad adulto, in presenza di cibo e temperature adeguate, in meno di una settimana). Al pari della tigre, questa zanzara non ama gli spazi chiusi, e solo in caso di forti infestazioni si può spingere anche all’interno delle abitazioni. Infine, per la sua forte aggressività nei confronti dell’uomo, tale specie riduce notevolmente la vivibilità delle aree soggette a infestazioni, ed è molto diffusa sia nelle zone costiere sia nell’entroterra, dove le risaie costituiscono un sito di riproduzione ottimale.

Pertanto, i consigli da seguire sono indispensabili: «Abbiamo notato un netto incremento di piccoli orti cittadini – afferma il tecnico Ipla – , con bidoni dell’acqua piovana d’ordinanza, scoperti e luogo ideale per la riproduzione delle zanzare, in particolar modo della zanzara tigre, vettore di malattie. È sempre d’attualità una raccomandazione semplice ma importante: avere cura di coprire il bidone con una rete di zanzariera, in modo tale da evitare il ciclo riproduttivo dell’insetto. Allo stesso modo, attenzione anche sui balconi e sulle terrazze, a non lasciare residui d’acqua nei portavasi». I trattamenti, nei centri abitati, proseguono, quindi, in base alle necessità, ma, avvertenze a parte, il problema riguarda l’assalto, difficile da contenere.

Informazioni, monitoraggio, contributi e azioni di contrasto alla diffusione delle zanzare erano già state valutate all’interno del progetto regionale di lotta alle zanzare del 2017 in collaborazione con l’Ipla.

Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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