Lingua & tradizioni piemontesi

Quando mettersi a discutere con un prete era considerata una sfida persa in partenza

“E dàjla ch’a l’é ’n prèive!”: un antico modo di dire in lingua piemontese. Ecco cosa vuol dire.

Qualcuno ricorderà di aver sentito usare dai suoi genitori o dai suoi nonni l’espressione “E dàjla ch’a l’é ’n prèive”. E pure ricorderà in quale contesto veniva usata. Ma anche chi se l’è dimenticata, o pensa di non averla mai sentita, ne potrà facilmente dedurre il significato. Si sa che i preti, per gli studi condotti e per la approfondita conoscenza dei temi teologici, sono i massimi esperti in certi argomenti. Sono abili conversatori e sanno sostenere con determinazione e competenza le loro tesi. Inutile mettersi a discutere in competizione con loro. Hanno sempre la risposta pronta ed esaustiva per smentire ogni rilievo o punto di vista non allineato con il loro pensiero. Almeno questa era l’opinione popolare più diffusa, non solo in Piemonte, fino a metà Novecento. Quindi, se ti metti a discutere su certe questioni con un sacerdote è solo tempo perso. Meglio desistere, arrendersi e dargli ragione. Per l’appunto: “dàjla (sottinteso: la ragione) ch’a l’é ’n prèive”, cioè dagli (ragione) e finiscila lì, ché tanto è un prete (e non puoi competere con lui).

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L’espressione era (ed è ancora) usata anche quando ci si arrende (per esasperazione e sfinimento) dopo un inutile scambio di opinioni con un interlocutore inamovibile dalle proprie posizioni, che anche di fronte all’evidenza che lo smentisce in modo assoluto, si ostina a perseverare in un comportamento sconveniente, pericoloso o non corretto. Nonostante i nostri consigli a farlo desistere, lui continua imperterrito nella sua  azione o nel suo comportamento poco ortodosso, facendo orecchie da mercante o adducendo giustificazioni quanto meno opinabili. E allora? Si alza bandiera bianca! Quel testone ostinato non ci vuole proprio sentire. E non vale la pena di discuterci più.
Soddisfatti di questa spiegazione?
Spero di sì. Ma “deme nen rason për fòrsa ché mi i son nen un prèive”. Ovvero: non datemi ragione per forza, perché non sono un prete.

Sergio Donna | 5 Agosto 2022

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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