Curiosità

Miss Charlotte: quel bombardiere americano col nome di donna che nel 1944 si schiantò sul Gran Miol in Valle Argentera

Trasportava viveri, armi e munizioni per i partigiani operanti nella Valle Pesio. Ogni anno, a quota 2100 metri, al Pian della Milizia, viene tenuta una cerimonia commemorativa. Un cippo, posizionato sul luogo dell’impatto a 2800 metri, ricorda i caduti di questa tragedia

CESANA TORINESE. Miss Charlotte è un nome che generalmente rievoca leggiadre principesse, o al più, irresistibili specialità di gelaterie e pasticcerie.

Ma non in questo caso: Miss Charlotte, per quanto possa sembrare improbabile, era il nome di un pesante B17-F, appartenente all’Air Force Americana, e faceva parte di uno Squadrone che aveva la base in Algeria. Chissà: forse Charlotte era il nome di una donna che il pilota o il comandante dell’equipaggio portava nel cuore. Almeno, a noi piace pensare così.

Il numero di matricola di quell’aereo, dipinto in rosso sulla deriva della fusoliera nera, era il seguente: 42-30500. Il velivolo faceva parte della flotta dell’885° Squadrone Speciale, comandato dal colonnello Monroe Mac Closkey.

Lo Squadrone era specializzato in missioni segrete, e questi aerei, originariamente progettati come bombardieri, vennero adibiti nella fattispecie per il trasporto di armi, viveri e munizioni da paracadutare ai combattenti della Resistenza francese e italiana. I B17, chiamati anche ‘fortezze volanti’ (flying fortress), erano in grado di trasportare oltre 2000 libbre di bombe, con un’autonomia di volo di più di mille miglia, alla velocità media di 200 miglia orarie. Gli apparecchi dell’885º, caratterizzati dalla vernice nera, volavano soprattutto di notte, mai in formazione, e quasi sempre a bassa quota, per eludere l’intercettazione dei radar nemici.

Era la notte del 10 Settembre 1944 quando il Miss Charlotte sorvolava le cime della Valle Argentera, la valle laterale più settentrionale della Val di Susa, là dove scorre il torrente Ripa, da cui – più o meno a Cesana Torinese – si diparte la Dora, per l’appunto, detta Riparia.

Uno scorcio panoramico della Valle Argentera

L’apparecchio avrebbe dovuto raggiungere la Valle Pesio, nelle Alpi Cuneesi, nel Piemonte sud-occidentale. A bordo, trasportava provviste, medicine, armi, munizioni e volantini propagandistici, da paracadutare sulle linee partigiane cuneesi operanti in zona.

L’aereo fu travolto da una tempesta di neve, e persa la rotta, e dopo aver sorvolato le alture attorno al Sestriere, si diresse in Valle Argentera, ma finì per schiantarsi a 2800 metri di quota, sul Gran Miol.

I picchi innevati del Gran Miol, che svettano in Valle Argentera

Il Pian della Milizia è raggiungibile da Sauze di Cesana. Lassù, a quota 2800 metri di quota, nel luogo dell’impatto, per ricordare il sacrificio degli aviatori americani caduti durante una missione di sostegno della guerra partigiana, è stato eretto un cippo commemorativo. Il luogo esatto dello schianto venne identificato solo nel 1992, grazie alle ricerche dell’Associazione francese Aéro-Relic.

Ogni anno, a Settembre, nella ricorrenza della tragedia, alla Bergeria del Gran Miol, nel corso di una cerimonia commemorativa con alzabandiera, viene anche celebrata una Messa.

L’equipaggio del Miss Charlotte era composto da nove aviatori, tutti ben addestrati e preparati alle missioni segrete:

    Sottotenente John R. Meyers (pilota)

    Sottotenente Darl J. Heffelbower (copilota)

    Sottotenente Ian S. Raeburn (navigatore)

    Sottotenente Raymond L. Wilson (bombardiere)

    Sergente Ernest G. Kolln (operatore radio)

    Sergente Donald C. Pullis (meccanico)

    Caporale Robert B. Lloyd (addetto alle mitragliere)

    Caporale Louis H. Simpson (addetto alle mitragliere)

    Caporale Walter H. Bildstein (addetto alle mitragliere).

Onore ai Caduti!

Il cippo sulle pendici del Gran Miol, eretto a ricordo del Miss Charlotte, il B17 americano precipitato il 10 Settembre 1944,
nel corso di una missione segreta di supporto alla linee partigiane operanti sulle alture della Valle Pesio

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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