Curiosità

Lo strano destino di due chiese torinesi, entrambe dedicate ai Santi Simone e Giuda Taddeo

La più antica di queste risale all’epoca medievale: vi si accedeva da un vicolo che si dipartiva dall’attuale via Garibaldi, all’altezza dei civici 11 e 13. Fu demolita a fine ‘500. L’altra, cantata anche da Nino Costa in una celebre poesia del 1924, fu sconsacrata nel 1882, adibita a deposito per gli spalaneve e poi definitivamente abbattuta nel 1956

TORINO. Sul finire del XIV secolo, la diocesi di Torino contava 568 chiese. Le parrocchie erano tuttavia in numero molto inferiore: circa un centinaio, di cui tredici a Torino. Delle numerose chiese edificate nella Torino medievale, ma andate distrutte, abbattute o abbandonate nel corso dei secoli, resta il ricordo di quella dedicata ai Santi Simone e Giuda Taddeo, i cui resti sono recentemente riemersi (era il 2013) presso il Centro Sereno Regis di via Garibaldi 13. A questa chiesa si accedeva tramite un vicolo, più o meno all’altezza degli attuali civici 11 e 13 dell’odierna via Garibaldi, che terminava in una piazzetta su cui si affacciava l’edificio di culto. A questa chiesa faceva già riferimento una bolla dell’Imperatore Enrico III, datata 1047.

Come si presenta oggi via Garibaldi al civico 13

La chiesa scomparsa è citata anche in altri antichi documenti (testamenti, donazioni) del Duecento, del Quattrocento e del Cinquecento. Nel 1584 monsignor Angelo Peruzzi, vescovo della Diocesi di Sarsina (Forlì, Cesena), incaricato da papa Gregorio XIII a passare in rassegna tutte le parrocchie della Diocesi di Torino per riscontrarne il rispetto delle norme imposte dal Concilio di Trento − rilevato il grave stato di abbandono dell’edificio, con fatiscente tetto in legno ed un fonte battesimale costituito da una bacinella di coccio, nonché il fetore emanato da una vicina stalla e da un orinatoio − ne suggerì l’immediato restauro o l’inevitabile abbattimento.

Il vicolo-cortile cui si accede dal civico 13 di via Garibaldi
dov’è la sede del Centro Studi Sereno Regis

La seconda chiesa dedicata ai due apostoli Simone e Giuda Taddeo è stata per anni un punto di riferimento della religiosità degli abitanti di Valdocco e Borgo Dora. Ma caduta lentamente in abbandono e degrado, già nel 1882 venne sconsacrata e più tardi adibita a deposito comunale per gli spalaneve (a quei tempi, nevicava, eccome!) e ricettacolo di masserizie e mercanzie.

La Chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo prima della demolizione avvenuta nel 1956
(Archivio Storico della Città di Torino)

Di questo edificio di culto pubblichiamo anche una testimonianza fotografica del 1956, anno del suo definitivo abbattimento. Ai civici 34-36 di via Borgo Dora, dove sorgeva la storica chiesa del Balon, ora svetta un condominio a sette piani: nel palazzo trova sede anche un albergo, l’hotel Dora.

Il condominio sorto dov’era la chiesa al civico 34-36 di via Borgo Dora

Nino Costa ha dedicato a questa chiesa un sonetto in lingua piemontese, la cui lettura, a quasi cento anni dalla stesura, ci fa rivivere atmosfere d’antan, respirare, ascoltare o sentire profumi, odori, sensazioni e voci d’un’epoca ormai lontana.

L’ex cesa dël Balon                                                           
(San Simon e San Giuda)                                                    

Sota j’arcade fruste e dëspojà,                                         
al pòst dl’incens e dël profum ’d le fior,                                   
j’é na spussa ’d verdura ambaronà,                               
n’odor d’arcius, ëd mofa e ’d caulifior.                         

Cavagne daspërtut – dëdsà… dëdlà –                           
contra le pilie e su l’autar magior…                              
Òh mè pòr San Simon dël vej mërcà,                             
’t ses diventà ’n croton për  j’artajor.                              

Na vòta, ai temp d’apostoj e dij sant,                            
Nosgnor con sò cordon da pelegrin                              
l’ha parà via da ’n cesa ij negossiant;                             

adess ai temp ’d la radio e dij’aviator,                          
da ’nt la cesa ridota a magasin,                                       
ij negossiant l’han parà via Nosgnor.                            

(1924, Fruta madura, Nino Costa)                                      

Glossario essenziale:
arcius: chiuso; caulifior: cavolfiore; pilie: pilastri, colonne; cavagne: ceste; croton: cantinone; artajor: salumeria, salsamentario; paré: cacciare, scansare.

L’ex chiesa del Balon
(Santi Simone e Giuda)

Sotto il portico, logoro e spoglio / non incenso e profumo di fiori, / ma un odor di verdura ammucchiata / e di chiuso, di muffa e di cavoli. // Ceste sparse un po’ dappertutto / sui pilastri, sull’altar maggiore… / Oh mia povera chiesa d’un tempo / trasformata in profana cantina. //  Una volta, al tempo dei santi, / Gesù Cristo con umili vesti / cacciò fuori dal tempio i mercanti; // ora ai tempi di radio e aeroplani, / con la chiesa ridotta a deposito, / i mercanti han cacciato Gesù.

(Libera versione in italiano di Sergio Donna © | 2021)

Bibliografia
Autori Vari, Chiese, Campanili & Campane di Torino, Inspire, Monginevro Cultura; Ansmi, Torino, 2020.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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