L’infuso di erba di San Lorenzo (bugola) era usato dalle nonne come astringente
L’erba di San Lorenzo, o bugola, si trova diffusamente in tutta l’area del Piemonte fino, anche, ai 1500 m di altitudine e, con i cambiamenti climatici, a volte anche più su. Questa erba è un sempreverde nei climi caldi mentre, qui da noi, rinasce periodicamente in primavera.
È una pianta erbacea dalla radice perenne che solitamente ricresce in piccoli tappeti annualmente negli stessi cantucci per cui una volta trovato un buon habitat si può stabilire un’area di raccolta stagionale. L’erba di San Lorenzo è utilizzata soprattutto per le foglie pertanto anche raccogliendone non andremo ad attaccare l’apparato radicale che è quello che dà origine alla pianta.
Per chi la conosce già sul finire di marzo, aprile nei luoghi più soleggiati è possibile iniziare a raccogliere le prime foglie nel periodo tardo primaverile, o estivo, la sua vistosa infiorescenza blu cobalto-violacea la rende inconfondibile.
L’infuso delle foglie (fresche o secche) ha blande proprietà antinfiammatorie ma è invece da secoli conosciuto come un ottimo astringente in caso di problemi intestinali. Unica avvertenza è l’assunzione con moderazione in caso di problemi al fegato. Anche se la sua epatossicità non è affatto certa, in caso di problemi epatici, è meglio usare cautela.
Come lo prepariamo
L’infuso è da realizzarsi in maniera classica lasciando macerare in 100 gr di acqua bollente per 5 minuti 3-4 gr di foglie secche oppure 7-8 di foglie fresche… da assumersi alla bisogna.
Per chi cambia idea…
In inglese uno dei nomi comunemente usati per indicare questa pianta è “the carpenter’s herb” cioè “erba del falegname (o carpentiere del legno)”, questo perché pare che, spremendo il succo di una foglia sulla ferita ed utilizzandone un’altra a mo’ di cerotto, serva a contrastare il sanguinamento di microtagli dovuti a schegge di legno.
N. B. Abbiamo sempre nutrito un forte scetticismo nei confronti delle strombazzate proprietà miracolose delle erbe utilizzate come medicamenti. O meglio pensiamo che la farmacologia sia una scienza e come tale vada applicata da professionisti esperti e preparati.
Questa rubrica vuole quindi essere un breve sunto di quelli che sono chiamati i “rimedi della nonna”. Ma ai tempi delle nonne i problemi sanitari e la mortalità erano molto molto maggiori di oggi; quindi, lungi da averne nostalgia proponiamo qui alcune ricette erboristiche casalinghe che sfruttano proprietà certe e documentate delle erbe piemontesi. Del resto l’effetto placebo ormai vanta una lunga letteratura scientifica. Se poi con voi non dovessero funzionare… male non fanno.
(Ha collaborato Irene Moretta)