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Torino da ammirare: la “Ca granda” di piazza Solferino e l’ex “Palazzo SAET”

Oggi la chiamiamo Piazza Solferino, e la ricordiamo soprattutto perché accoglie la suggestiva Fontana Angelica, il Teatro Alfieri, i Giardini dedicati ad Alfredo Frassati (il fondatore de La Stampa), la fluida statua equestre dedicata a Ferdinando di Savoia (duca di Genova e fratello di Vittorio Emanuele II), e il monumento marmoreo che ritrae Paolo Farina, che fu Deputato e Senatore del Regno di Sardegna. Ma non si è sempre chiamata così.

Era l’antica piazza in cui si teneva il mercato del legname, e per questo fu a lungo chiamata dai Torinesi più semplicemente Piazza della Legna. Venne poi intitolata alla Battaglia di Solferino, che si svolse il 24 Giugno 1859, scontro decisivo della Seconda Guerra d’Indipendenza; la piazza venne definitivamente sistemata dal punto di vista urbanistico attorno al 1870.

Certamente il grattacielo che si innalza all’angolo con Via Santa Teresa, costruzione che stride non poco dal punto di vista architettonico con l’armonia stilistica dei palazzi che fanno corona alla piazza, fu edificato ben più tardi. La sua costruzione iniziò nel 1949 (su progetto di Orlando Cravotto), dopo lo smantellamento delle rovine del palazzo che si erigeva al suo posto, di cui resta il ricordo in molte fotografie e cartoline d’epoca, e che fu distrutto durante un bombardamento. La “Torre Solferino”, detta anche la “Ca granda” dagli antichi Torinesi, venne ultimata nel 1952.

La “Ca granda” (Casa alta) o “Torre di Piazza Solferino”, il grattacielo costruito tra il 1949 e il 1952 su progetto di Orlando Cravotto

Sempre all’angolo con Via Santa Teresa, ma dalla parte opposta della storica contrada, c’è un altro edificio che decisamente contrasta con i palazzi baroccheggianti di Piazza Solferino. Certo non lo si può definire una bellezza. Per molti, al pari del quasi attiguo grattacielo, si tratta di un vero pugno nell’occhio che urta con l’equilibrio stilistico d’insieme della storiica piazza. Ma almeno si distingue per essere, nel suo genere architettonico, originale.  Fu realizzato tra il 1928 e il 1930 su progetto di Giuseppe Momo, e fu originariamente chiamato il Palazzo della SAET (Società Anonima Edile Torinese).

Il Palazzo della SAET negli Anni Trenta del Novecento, sede di una Concessionaria Fiat

Si tratta di una costruzione che anticipa lo stile razionalista-funzionale novecentesco e che conserva nei fregi e nelle decorazioni che sovrastano le vetrate tracce del tardo liberty. Al pian terreno, all’epoca, aveva sede una prestigiosa Concessionaria Fiat. Negli anni Settanta l’edificio accolse i magazzini di abbigliamento Marus. In seguito vi si sono insediati diversi ristoranti con alterna fortuna.

Un’immagine di Piazza Solferino dopo i bombardamenti della 2^ Guerra Mondiale

Quattro statue campeggiano sulla facciata di questo palazzo. Le statue sono posizionate tra il primo e il secondo piano, a lato dei timpani triangolari delle due finestre più esterne. Il gruppo di destra rappresenta una figura maschile reggente una cornucopia, accanto a una madre con un fanciullo; quello di sinistra raffigura una donna con le trecce appoggiate sul seno ed una figura maschile, a petto nudo, reggente un grosso maglio con la mano destra.

Uno foto della Fontana Angelica.
(Scatto invernale di Sergio Donna)

Piacciano o non piacciano, questi due edifici della piazza, dopo tanti decenni di presenza, fanno ormai parte dell’immaginario collettivo dei Torinesi. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i turisti che li vedono per la prima volta.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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