Alla scoperta del vecchio feudo di Piea d’Asti e del suo antico Castello
Un toponimo breve, composto da una sola consonante e tre vocali, non proprio facilissimo da pronunciare: Piea. Ma nessun altro nome potrebbe essere più adatto e cucito su misura per un minuscolo e pittoresco borgo adagiato sulle sinuose colline del Monferrato astigiano
PIEA (Asti). Il nome è breve, ma la storia di Piea è molto lunga. Un antico castrum si trovava sicuramente in questo luogo ameno già nel IX secolo d.C. (è citato in un documento dell’epoca); una bolla papale risalente a Papa Anastasio IV (siamo nel 1154) attesta l’esistenza di un castello su queste alture. Nel XII secolo, queste terre erano divise tra i Conti di Biandrate e i Conti di Riva. I possedimenti dei Biandrate passarono poi di mano ai Conti del Roero e agli stessi Riva. Ma come spesso accade nelle famiglie nobili, quando a fine ‘300, in mancanza di eredi maschi, la stirpe dei Riva si estinse, i Roero divennero i nuovi proprietari dell’intero territorio.
I nuovi signori locali non si fecero tuttavia troppo benvolere dalla popolazione, che nel 1358 e nel 1361 si ribellò alle loro angherie.
Nel ‘400 il feudo conobbe vari frazionamenti e parziali cessioni a diverse famiglie. Fu Carlo, Conte del Roero, che lo ricompose nel 1687.
Nel 1829 ci fu un’altra cessione: il territorio passò a Carlo Annibale dei Faussone di Clavesana.
Nel 1880 ai Faussone subentrò la famiglia Bombrini di Genova: alla scomparsa di Raffaele Bombrini, il castello passò ai Della Croce di Doiola.
Il Castello di Piea ha subito nel corso dei secoli numerose modifiche: a metà del Trecento, era dotato di una grande torre e di due torrette più basse (ora scomparse). Nel corso del ‘600, cominciò a cadere in rovina. Tra il 1720 e il 1760, i Conti Filippo Felice e Carlo Maria Roero apportarono consistenti modifiche alla fortezza, per trasformarlo in una palazzo residenziale. Si abbatterono i bastioni di difesa e si creò uno spazio destinato a giardino.
Un secolo dopo, il Castello divenne proprietà del cavalier Giovanni Gonella, che nel 1857, dopo aver reso abitabili i vani al piano terreno, decise di far costruire a levante una scenografica scala a forbice, che consentiva un più rapido accesso al piano superiore, le cui stanze erano decorate e arredate in stile rococò.
Sul finire del Novecento, il Castello è stato rilevato dalla famiglia Tamietto, subentrata ai Bombrini, dopo un periodo di grave abbandono. Gli ambienti sono stati risanati e in parte riammobiliati. Il giardino è stato rivalorizzato con incantevoli aiuole di fiori a bulbo, come tulipani, giacinti e narcisi. Non mancano le rose e i glicini, disseminati tra statue in pietra di Vicenza, gazebo, ed una vasca-piscina. Grazie allo spirito di ospitalità e di intraprendenza dei nuovi proprietari, nei mesi primaverili ed estivi, il Castello è da qualche tempo visitabile al pubblico, e di tanto in tanto, vengono pure organizzati pranzi in giardino con servizio di catering esterno.
Al Castello si accede tramite una morbida salita che si diparte da un cancello che dà sulla Piazza di Piea. Sulla piglia di destra, in cui è incardinato il cancello, è stata murata una lapide che così recita:
“Il 6 Ottobre 1862 / per una pioggia insistente / don Bosco / con i suoi ragazzi / trovò riparo / in questo Castello, / accolto e ospitato con grande cordialità e generosità / dal castellano Cavalier Gonella e / gioia degli abitanti”.
Terra di ospitalità e accoglienza quella che circonda Piea, terra di Santi e di lavoratori, terra di gente che non lesina la fatica e che è da sempre aperta alla solidarietà e alla condivisione: una vocazione che continua anche al giorno d’oggi con i nuovi proprietari del Castello, Giovanni Tamietto, con la signora Mariangela e la figlia Antonella Silvia.
Da visitare, in Piea, è pure la Parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo, che si affaccia sulla Piazza del Municipio, e che risale al XVI secolo; così come valgono una visita le vicine chiese in località San Grato e Vallelunga.
Sergio Donna | 5 Maggio 2022