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“I sentieri del Nizhar”, ecco un fantasy che esalta il valore del perdono e della libertà dalla tirannia

No, il Nizhar non è un toponimo. Non è, voglio dire, né un fiume, né una regione, né un pianoro, né una radura, né un lago. O forse è tutto questo insieme. Il Nizhar è davvero un sentiero, reale e metaforico al tempo stesso, tracciato tra impervi boschi, montagne dalle pareti scoscese, deserti aridi e sconfinati, ma anche un percorso di catarsi, di riscatto e di liberazione dal male.

Gli undici autori di questo avvincente romanzo fantasy molto originale (come se fosse un gruppo, anzi un “complesso” rock e pop molto affiatato degli Anni Settanta) hanno preferito assumere  un nome collettivo ‒ gli “Inkiostri”. Non è infatti possibile identificare singolarmente gli autori di ognuno dei 22 capitoli che compongono questo romanzo e che ogni autore ha iniziato a scrivere, ciclicamente, là dove si era fermato quello precedente. Ebbene, uno di questi undici scrittori definisce il Nizhar come un “sussurro di vento leggero”. È vero, lo è, ma questa definizione, decisamente poetica, per il Lettore medio (come sono io) e non esperto di letteratura fantasy, resta ancora ambigua e criptica e non del tutto risolutiva. Per comprenderne il senso pieno, occorre assolutamente leggere il libro, ma mi sia comunque permesso di fornire al Lettore ancora qualche indizio. Il Nizhar è un “dono”, anzi un poliedro (o meglio un dodecaedro) di doni; doni che illuminano i predestinati che lo hanno ricevuto e li guidano attraverso i perigliosi, affannosi, tortuosi percorsi della vita. Ma quanto è difficile percorrere questi aspri sentieri accidentati! Lo sperimentano sulla propria pelle e sulla propria anima, i sette protagonisti del romanzo, gli esuli che compongono la Compagnia del Destino, cui è stato elargito, dall’eterea Dea senza palpebre, almeno uno dei dodici doni del Nizhar. Sono loro “I magnifici sette” che intrecciano e sperimentano sentieri infiniti nell’intento di perseguire una meta comune, “la” meta comune, per offrire alle Terre dell’Alto Ovest libertà, democrazia e liberazione dal perfido tiranno Ferlas, dal suo consigliere-primo ministro Dukka e dallo spietato assassino con la benda su un occhio, il famigerato Almarn.

I Sentieri del Nizhar: un buon libro per un buon caffè

In questo percorso accidentato e avventuroso, talora drammatico e critico, qualche eroe del bene – ahimé – perirà, ma alla fine saranno la pace e la libertà a trionfare, garantite da Pahir, il “vecchio saggio” dalla ruga obliqua sulla fronte. Sarà lui il nuovo re di Kardem e di Upsa, perché “chi sa amare i propri nemici governerà con saggezza”. O per dirla con una massima di Gandhi, perché “il debole non è mai capace di perdonare. Il perdono è una caratteristica di un animo forte”.

Questi gli Autori del romanzo:

Daniele Barale, Filippo Bergonzoni, Chiara Bertoglio, Giovanni Bertoglio, Ives Coassolo, Andrea Donna, Maria Finello, Chiara Nejrotti, Luisa Paglieri, Patrizio Righero, Giovanni Soppelsa.

I Sentieri del Nizhar, Inkiostri, Marcovalerio Vita Editore, 236 pagg., più una mappa a colori delle Terre dell’Antico Ovest, ISBN 9788875475789

Per info e prenotazioni: inkiostri.net

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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