ENOGASTRONOMIA

Galup acquista la Streglio, firma di prestigio del cioccolato piemontese d’autore

Nasce il polo Galup-Streglio-Domori e si allarga lo storico distretto del cioccolato attorno a None, nel pinerolese

NONE (Torino). None vanta una nobile tradizione dell’industria del cioccolato, con produttori storici come la De-Coll’ (poi Domori) e la Streglio. Non a caso, fino all’epoca pre-pandemica, ogni anno, nel vivace comune situato a venti chilometri da Torino, si sono tenute numerose edizioni della kermesse “None al Cioccolato”, un evento culturale di alto livello che vuole promuovere le specialità dei produttori di cioccolato del territorio e celebrare la storica vocazione del comprensorio alla lavorazione del cacao: evento che si spera possa presto essere ripristinato. E non è neppure un caso se la maschera carnevalesca femminile di None, consorte del Rané, è proprio la Bela Cicolatera.

La storia di questo distretto del cioccolato ha inizio nel secolo scorso, quando Tancredi De-Coll’ (classe 1891), con i giovani figli Umberto (classe 1922) rappresentante di liquori, e Pier Carlo (classe 1924), decide di dedicarsi alla produzione di cioccolatini e caramelle. Come prima sede provvisoria fu scelto un seminterrato di Borgo San Paolo, a Torino, ma ben presto si rese necessario un impianto più vasto ed idoneo, visto il sensibile incremento della produzione, che imponeva spazi ben più ariosi e l’impiego di un organico più numeroso. La scelta definitiva cadde su None, in Via Barge 4 (la sede amministrativa venne originariamente mantenuta a Torino, in Piazza Savoia 3). Nacque così il primo vero stabilimento della De-Coll’ destinato a segnare indelebilmente il tessuto sociale di un borgo fino ad allora a vocazione principalmente agricola. Negli anni Sessanta la De-Coll’ si sforzò di mantenere i tradizionali metodi artigianali di produzione, che però implicavano il mantenimento in organico di un alto numero di operai e operaie, e l’azienda soffrì la concorrenza di altre case più industrializzate e dotate di macchinari più moderni, che invece consentivano un minor utilizzo di manodopera, senza peraltro compromettere la qualità dei loro prodotti. Negli anni Settanta, Umberto De-Coll’ lascia il timone ai figli. L’azienda stringe intanto una prima joint venture con la Domori di Gianluca Franzoni. Poi l’attività verrà ceduta alla Eurociok (1995) di Salvatore Minniti, che affiancherà alla gamma della tradizione De-Coll’ nuove linee di prodotti più innovativi. Minniti, maître chocolatier di scuola Streglio, ha recentemente saputo adottare per l’azienda moderne ed efficaci scelte strategiche e di marketing, nel rispetto della tradizione e dell’esperienza della storica fabbrica di None, dandole ulteriore lustro e prestigio, con il valore aggiunto della qualità di Domori (2003).

I giandujutti classici firmati Streglio: un’eccellenza dell’industria cioccolatiera del distretto di None

Dal canto suo, La Streglio è un’industria dolciaria famosa per i suoi giandujotti e cremini, per le praline di cioccolato, e per le gelatine alla frutta. La società venne costituita nel 1924, proprio nell’anno in cui Gualino fondava la Unica, da Pietro Arturo Streglio, a Torino, in via Caprie (non lontano da Piazza Bernini). Dopo la forzata interruzione dovuta agli eventi bellici, nel 1948 l’azienda riprende l’attività produttiva. Dopo la morte del fondatore, il 31 dicembre 1970, l’azienda passa più volte di mano: il primo acquirente fu Stefano Pernigotti (proprietario dell’omonima industria) che la trasferisce a None (Via Sestriere, 116), piccolo comune del pinerolese, che vanta una lunga tradizione nel settore dolciario. Successivamente, Stefano Pernigotti la cede alla nipote Lorella Comi, che a sua volta la vende alla Parmalat. Dopo il crack finanziario della Parmalat (2005), la Streglio viene ulteriormente ceduta alla famiglia Borsci, proprietaria dell’omonimo marchio, noto per il famoso Elisir San Marzano e per l’Amaro Borsci. Dopo un periodo altalenante di espansione e di crisi, nel 2010 la Streglio passa di mano dal Gruppo tarantino all’imprenditore cuneese Livio Costamagna, che s’impone di dare un nuovo impulso allo storico marchio, e ne accresce l’organico aziendale fino a 110 dipendenti. Nel mese di ottobre 2012, Costamagna cede l’azienda a Franco Ghirardini: la nuova proprietà elabora un ambizioso progetto di rilancio del marchio e di apertura di nuovi punti di vendita, sia in Italia che all’estero. Ma il forte indebitamento aziendale accumulato (7,5 milioni di euro) pesa come una spada di Damocle sulla gestione. Il 18 marzo 2013, Ghirardini sembra sul punto di depositare i libri della Streglio al Tribunale di Pinerolo, ma poi in extremis rinuncia a questo drastico adempimento, nel tentativo di trovare una via di uscita meno traumatica e di salvare lo storico marchio. La Streglio non si arrende e grazie a rinnovate strategie aziendali riprende vitalità.

Entriamo ora nella storia più recente. Giuseppe Bernocco, presidente della Galup, storica azienda pinerolese nota in tutto il mondo per aver lanciato il panettone “piemontese” basso, ricoperto di una glassa di nocciole, ha recentemente stretto un accordo con la Domori per acquistare la storica azienda di None: “Un’acquisizione fatta con la volontà di mantenere e rilanciare uno storico marchio piemontese. Un percorso che compiamo con un forte senso di appartenenza al territorio, e con una visione di un certo modo di fare impresa basato su una qualità rigorosa, etica del lavoro e predisposizione al cambiamento. Con questa operazione si rafforza una collaborazione condivisa da tempo con Domori, riunendo tre aziende simbolo della tradizione dolciaria piemontese: Galup, Streglio e Domori”.

Nella strategia di Galup, il marchio Streglio sarà collocato in fascia “premium” cioè al top della gamma.

Al solo pensiero, ai ghiottoni, anzi: ai “galup”, già si sta formando l’acquolina in bocca.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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