AMARCORD di Mino Rosso

una insolita grafia non è sempre una ingiustificata stranezza: una doverosa risposta

sì. credo che il confrontarmi con l’alfabeto sia iniziato quando andavo all’asilo. perché già allora non capivo l’ostinazione della maestra nell’attribuire ad un cerchietto il valore di a o di o per via di una gambetta rivolta verso il basso o verso l’alto. trovavo discutibile la cosa.  con il passare degli anni mi sono poi adeguato. ma il mio interesse per la comunicazione scritta mi è sempre rimasto. in fondo. non mi stupisce quindi che mio attento lettore s’interroghi sul perché la mia scrittura sia caratterizzata dal sempre tutto in minuscolo, di seguito e con una punteggiatura essenziale1.

rispondo (cerco di rispondere) a questo suo giustificato interrogativo. è mia (ma non solo) convinzione che si stia vivendo in un mondo che gira sempre più velocemente. così facendo tutto cambia in tempi brevissimi. vale anche per la grafia. pochi sanno che persino i numeri hanno avuto il maiuscolo e il minuscolo. ma nel corso dei secoli. e per alcuni caratteri. già, nei secoli. nell’antico impero romano si scriveva con l’alfabeto latino solamente in lettere maiuscole. questo sino al I secolo quando venne introdotto il carattere minuscolo che subì diverse variazioni. ma fu soltanto nel VIII sec, con la scrittura carolina2, dove vengono utilizzate entrambe le grafie, che iniziò la ricerca di regole comuni per la nuova scrittura che, essendo una convenzione del comunicare è soggetta a continue modifiche nel tentativo di meglio precisare il contenuto del messaggio. non amo fare il maestro. chi fosse interessato a questa storia, può fare una ricerca approfondita su wikipedia3. altro è invece quella della scrittura indirizzata verso una comunicazione creativa.

basta, e avanza, pensare a come la pubblicità sia corsa a continui stravolgimenti della scrittura comune per attrarre l’attenzione del possibile cliente. e anche nella letteratura l’alfabeto ha preso vie diverse per comunicare in modo altro rispetto quello tradizionale diventando strumento creativo. prima, ad esempio, con l’uso della metafora e dell’allegoria o nei calligrammi. poi nei futuristi, ad esempio, veniva impegnato, nelle sue nuove forme, per trasmettere l’elogio alla velocità di mutazione del tempo. o utilizzato da molti scrittori, come james (joyce – 1882-1941), come pretesto per dare al lettore la possibilità di leggersi. o il dire attraverso il non-detto. ma è con l’affermarsi delle nuove tecnologie che tutto ha preso un andamento convulso diventando un fenomeno di massa. anche al lettore meno attento non sarà sfuggito come gli accenti siano stati sostituiti dall’apostrofo. o la e finale di perché sia passata dall’accento acuto a quello grave. risparmiando la battitura di un tasto. per passare poi al xche

sempre una questione di velocità nella scrittura. questo è solo uno dei possibili esempi. si scrive velocemente per leggere velocemente. ma se le parole hanno un senso allora sarà bene cercare di darglielo. anche nel rispetto di chi scrive. non sempre le cose strane all’apparenza sono indice di superficialità. o di estrosità fine a sé stessa. perché poi il procedere sempre tutto di seguito? anche qui il lettore per dare un senso a quanto legge deve necessariamente rallentare. nel mio scrivere può anche imbattersi in frasi tronche. volute. senza i classici … puntini di sospensione. la frase interrotta chiusa da un punto fermo è porre il lettore di fronte al vuoto improvviso. non annunciato dai classici … questo procedere poi serve anche a creare l’ambiguità del messaggio che spesso si trova di fronte a due versioni opposte della realtà a seconda che la frase di mezzo sia collegata a quella che la precede o a quella che la segue.

un modo per invitare chi legge a riflettere sulle due opposte condizioni. non dico cose nuove. anzi. ma non voglio qui addentrami nel concetto di “ambiguità nell’opera aperta”. diventerei più noioso di quanto non lo sia già stato. può anche darsi che qualcuno trovi delle contraddizioni in quello che dico. forse. pazienza. siamo nel dopoguerra quando, con gli amerikani, arriva anche quella musica proletaria che si chiama jazz. fa fatica a entrare nelle orecchie. soprattutto se borghesi. la si chiamava musica stonata. ma poi anche loro (le orecchie) si adeguano. dopo alcuni anni (fine 1950), sempre dagli usa, arrivano i segnali della prossima rivoluzione (culturale – 1968). il blues entra anche da me. tra questi ce n’è uno che dice, gridando: “fermate il mondo, voglio scendere!4”. io non sono così disperatamente radicale. io dico, più semplicemente: “rallentate il mondo, voglio leggerlo!” 

mino rosso

1 precisazione – segni di punteggiatura che utilizzo prevalentemente: il punto fermo (detto anche punto che uso di frequente ma mai dopo qualsiasi forma di saluto), la virgola, il tratto di unione, il due punti e, raramente: il punto interrogativo, il punto esclamativo e le virgolette  
2 scrittura carolingia – è uno stile di scrittura creato durante la rinascita carolingia avvenuta sotto il regno di Carlo Magno nei secoli VIII e IX
3 WIKIPEDIA – L’enciclopedia libera – all’indirizzo https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale
4 riferimento a – Stop the world, I want to get off! (Fermate il mondo voglio scendere!) in Talking Atomic Blues (Parlando di blues atomici 1959) di Oscar Brand. Questa è stata anche la battuta più famosa di Mafalda l’enfant terrible dei fumetti di Quino che però ne ha rinnegato, giustamente, la paternità aggiungendo che il suo personaggio il mondo lo vuole migliorare senza certamente abbandonarlo.

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