15 ottobre 1967: la Farfalla granata volava verso Superga
TORINO. Il 15 ottobre 1967 si giocava al Comunale Torino-Sampdoria, gara valevole per la quarta giornata del campionato 1967/68. In quel torneo la conduzione tecnica della squadra era stata affidata dal presidente Orfeo Pianelli ad Edmondo Fabbri, ex c.t. della Nazionale Italiana, che sostituì Paron Nereo Rocco, di ritorno al Milan.
Per tutto il primo tempo, l’esito dell’incontro fu incerto: i granata si portarono per due volte in vantaggio con una doppietta di Nestor Combin, ma furono prontamente raggiunti dai blucerchiati con Francesconi e Vieri. Fu Gigi Meroni, dopo una prima frazione di gioco non particolarmente brillante, a dare, ancora una volta, il suo contributo determinante alla vittoria del Toro.
Sulla fascia, con i suoi imprevedibili dribbling, inizia a disegnare arabeschi che confondono gli avversari: l’undici di Fabbri cinge d’assedio la porta blucerchiata, difesa da Battara. A nove minuti dal termine, Moschino segna il 3 a 2. Sullo scadere del tempo è Combin a siglare il risultato finale sul 4 a 2. Torino-Sampdoria è stata l’ultima partita giocata da Meroni. La sera stessa, dopo il match, mentre era in compagnia dell’amico terzino Fabrizio Poletti, la Farfalla granata venne travolta da un auto in corso Re Umberto. Meroni morì poche ore dopo, all’Ospedale Mauriziano. Poletti rimase illeso.
Queste le segnature e le formazioni:
Torino-Sampdoria 4-2 (Primo tempo: 2-2)
Reti: 12’ Combin (T), 29’ Francesconi (S), 36’ Combin (T), 42 Vieri R. (S), 81’ Moschino (T) e 90’ Combin (T).
Torino: Vieri L., Poletti, Trebbi, Puia, Agroppi, Bolchi, Meroni, Corni, Combin, Moschino, Carelli.
Sampdoria: Battara, Dordoni, Garbarini, Sabatini, Morini, Vincenzi, Salvi, Vieri R., Cristin, Frustalupi, Francesconi.
Arbitro: Torelli di Milano.
Desidero concludere questo articolo con una mia poesia, scritta alcuni anni fa, dedicata all’indimenticabile “Farfalla granata”, il cui titolo è “Dove volano le maripose?” Mariposa, in lingua spagnola, significa farfalla, ma il termine è usato anche in alcune lingue regionali italiane, come il sardo.
Dove volano le maripose
(15 ottobre 1967, Torino-Sampdoria 4-2)
Già ricami arabeschi coi piedi,
sfiora appena gli steli la palla.
Sulla fascia t’involi ed incedi:
le tue braccia aperte son ali
d’una lieve farfalla, leggère.
Tu non cerchi la rete tra i pali
perché arte è il tuo calcio geniale,
una sintesi un po’ stravagante
d’intemperante, dolce poesia,
libertà senza schemi, appagante,
d’eleganza, e di fantasia
al servizio di squadra, e bel gioco.
La ripresa è iniziata da poco.
Oggi, Agroppi gioca da mediano,
è il suo esordio in maglia granata:
tu lo sproni: «Vai, oggi è giornata!»
Il tuo augurio non è stato vano.
C’è l’amico fedele Poletti,
una roccia sicura in difesa,
e poi Trebbi: terzini perfetti,
sul terreno la coppia fa presa.
In panchina Edmondo si bea:
è lontana ormai la Corea.
C’è Combin là davanti: si smarca,
e la linea dell’area varca.
Ecco, Gigi gli passa la palla:
e di forza la sfera va in rete.
In delirio è la Maratona.
La Sampdoria, smarrita, s’imballa.
È un boato che sale nel cielo.
E più alto, più in alto, rintrona.
Anche tu, o farfalla granata,
quella sera d’ottobre brumosa,
agile, esile mariposa,
lassù alta volasti nel cielo,
con le ali a rincorrer quel grido:
Forza Gigi! Alé Toro! Alé Toro!
Non s’è spento là in alto quel coro:
giochi a calcio su un velo di rose;
hai trovato lassù un nuovo lido,
dove volano le maripose.