ArteLuoghi da scoprire

Bellezze di Torino nascoste: la magnificenza della Cappella dei Mercanti

Mirabile l’affresco che decora il soffitto, così come l’Altare e gli undici maestosi dipinti, tutti dedicati al Natale e ai Magi. In Sacrestia, si conserva l’unico esemplare di Orologio Perpetuo realizzato dal Plana

Torino è una città che riflette il carattere antico dei suoi abitanti: proprio come i torinesi, non ostenta mai le proprie bellezze. Ne è conscia di possederle, ma non le mette troppo in vetrina. Non è mai sfacciata: è anzi riservata e discreta, perché sa che le bellezze svelate – più che quelle rivelate – sono le più preziose e le più rare. E allora tocca spesso al turista, al visitatore occasionale, allo stesso torinese ignaro, andarle a scoprirle: e se gli capita di imbattersi in qualcuna di queste, anche solo casualmente, ne rimane affascinato.  

Tra i tanti capolavori che Torino nasconde, c’è un perla del barocco piemontese, custodita nel pieno centro della città di Torino: ad essa si accede non direttamente, ma dal Portico degli “Antichi Chiostri”, al civico 25 di via Garibaldi.

È la Cappella dei Mercanti, che venne edificata a partire dalla fine del Seicento, per iniziativa dellaCongregazione di Banchieri, Negozianti e Mercanti di Torino, operante fin dai primi anni Sessanta del Seicento: a tale sodalizio i Gesuiti attribuirono il titolo di “Pia Congregazione”, e lo posero sotto la protezione della Madonna Santissima della Fede, con il riconoscimento di almeno due pontefici: papa Alessandro VII (1667) e Clemente XIV (1773).

La finalità dell’Ente, oltre a quella di tutelare gli interessi comuni dei consociati che esercitavano attività di cambio, finanziarie, artigiane e commerciali, era sostanzialmente munifica e benefica, a sostegno di persone e famiglie in difficoltà economica, e non solo tra quelle aderenti alla Congregazione.

I membri si riunivano nella Sala del Consiglio della Congregazione, attigua alla Cappella cosiddetta “dei Mercanti” per discutere e deliberare su problematiche economiche. Nella Cappella, si celebravano le funzioni religiose. Al lato dell’Altare è ancora posizionato il “Libro d’Oro” con le firme di tutti i Confratelli che hanno fatto parte della Congregazione a partire dal 1663.

Nella giornata dell’Epifania, ancora oggi, si celebra una Messa solenne per commemorare l’anniversario della fondazione della Congregazione.

L’aulico soffitto della Cappella dei Mercanti, opera del Legnanino, al secolo Stefano Maria Legnani

Tra i numerosi capolavori che fanno di questa Cappella una stupefacente Galleria d’arte barocca degna di essere considerata un “Monumento d’alto livello artistico” (come fu definita nel 1910 dal Ministero della Pubblica Istruzione), c’è sicuramente l’aulico soffitto, opera del Legnanino, al secolo Stefano Maria Legnani. Si tratta di una grande finestra aperta verso il cielo, raffigurante il “Padre Eterno che accoglie gloriosamente, tra i santi e gli angeli, il Figlio Redentore asceso in cielo”. Sono altresì ritratti molti personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Le colonne, che sembrano sorreggere la volta celeste, ed i relativi fregi, sono opera dei fratelli Grandi.

Alle pareti fanno corona ben undici maestosi dipinti settecenteschi, uniformi per dimensione e cornice, eseguiti da Artisti diversi, ma tutti sul tema della Natività e dell’Epifania. Queste opere si alternano a sei maestose statue che paiono di marmo, ma che in realtà sono in legno di pino cembro laccato bianco, e raffigurano altrettanti pontefici. Sono state realizzate da Carlo Giuseppe Plura. Degli undici dipinti, cinque (compresa la pala d’altare) sono opera del gesuita Andrea Pozzo; due sono di Sebastiano Taricco di Cherasco; altri due sono del Legnanino; uno è stato realizzato dal savoiardo Vernier e l’ultimo è opera del lombardo Carlone. In Sacrestia è posizionato un dodicesimo quadro, opera del piemontese Moncalvo (al secolo Guglielmo Caccia).

L’altare, il cui progetto venne inizialmente affidato a Filippo Juvarra, fu poi realizzato dall’architetto di Corte Emanuele Buscaglione. Adiacenti alla parete dietro l’altare, e ai lati di questo, sono custoditi due reliquiari con i sacri resti di alcuni protomartiri cristiani.

Fronteggia l’Altare, sul lato opposto, una splendida “cantoira”: l’organo settecentesco venne realizzato dai fratelli Concone di Cuneo.

Anche la Sacrestia sorprende il visitatore per la presenza di alcuni oggetti sacri e arredi di pregevole fattura. Ma ciò che più colpisce per la genialità di chi lo ha costruito è il Calendario Perpetuo, opera di Giovanni Amedeo Plana, matematico e astronomo torinese di fama internazionale. Si tratta di un marchingegno (una sorta di proto-computer) che contiene oltre 40.000 dati, e che consente di sapere, per ogni giorno compreso tra l’anno 1 all’anno 4.000 dopo Cristo, di quale giorno della settimana si tratta. Il calcolatore, azionato da una leva che mette in movimento i nove cilindri posteriori fa apparire sul fronte la data cui si è interessati, indicando se si tratta di un giorno lavorativo o di una festa mobile, e ne specifica anche la fase lunare.

Il 21 Gennaio 2017, dopo un periodo di chiusura per consentirne l’accurato restauro, la Cappella è stata restituita ai visitatori. E allora, approfittiamone!

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio