Ultim’ora INPS, istituita la Tassa Post-Lavoro: dovete dare 24.836 euro se avete iniziato a lavorare quest’anno

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Un episodio che rappresenta un monito per l’intera pubblica amministrazione: le conseguenze devastanti di un errore

Un caso che scuote l’opinione pubblica emerge con forza: un ottantenne si trova a dover restituire all’INPS la considerevole somma di 24.836 euro, a causa di errori di calcolo commessi dall’Istituto previdenziale.

La vicenda riaccende i riflettori su una problematica purtroppo non isolata: gli errori dell’INPS nella liquidazione delle pensioni e le successive richieste di restituzione, che spesso mettono in seria difficoltà i pensionati, in particolare i più anziani.

Questa situazione è paradigmatica di una criticità ricorrente: l’INPS, in fase di ricalcolo o revisione delle posizioni pensionistiche, rileva errori pregressi e avvia procedure di recupero crediti.

Il dramma, per i pensionati, è che tali richieste arrivano spesso a distanza di molti anni, quando le somme percepite sono state ovviamente utilizzate per le normali esigenze di vita e non vi è più alcuna disponibilità economica per far fronte a simili oneri.

Un errore lungo un quarto di secolo

Il protagonista di questa amara vicenda è un ex bidello ormai in pensione, che si trova improvvisamente di fronte a una richiesta di pagamento esorbitante da parte dell’INPS. La cifra, 24.836 euro, rappresenta il totale di “presunti” errori di calcolo commessi dall’ente nell’erogazione della sua pensione. Si parla di 288 trattenute individuali di 87 euro, che l’ottantenne dovrebbe ora restituire in 24 anni.

Il caso dell’ex bidello non è il solo. Negli ultimi anni sono emerse diverse segnalazioni di errori da parte dell’INPS, sia in eccesso che in difetto, nell’erogazione delle pensioni e di altre prestazioni. Tuttavia, l’entità di questo specifico errore, che rimane un caso isolato, lo rendono particolarmente emblematico e preoccupante.

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Gli errori dell’INPS e la “tutela dell’affidamento”

Non è la prima volta che si registrano casi in cui l’INPS commette errori nei calcoli pensionistici. La questione cruciale, in questi contesti, è la “tutela dell’affidamento” del pensionato. In linea generale, il principio giuridico stabilisce che le somme indebitamente percepite debbano essere restituite. Tuttavia, nel diritto previdenziale e assistenziale, questo principio è spesso derogato.

Numerose pronunce giurisprudenziali, inclusa la Corte di Cassazione e talvolta la Corte dei Conti, hanno più volte ribadito che l’indebito non va restituito quando il percettore si trova in una situazione “idonea a generare affidamento” e agisce in buona fede. Questo significa che, se l’errore è imputabile all’INPS e il pensionato ha ricevuto le somme senza rendersi conto dell’errore (cioè in buona fede), non è tenuto alla restituzione.