Tre lustri di promesse mai mantenute: la figura da cioccolataio di Urbano Cairo
Il Torino pareggia a Ferrara contro la Spal e “conquista” la permanenza in serie A. Da festeggiare non ci sta però proprio nulla, anzi. La luce al fondo del tunnel non si vede ancora, l’incubo non è finito ma continua a persistere da ben quindici anni, da quel maledetto giorno che si è insediata la nuova proprietà granata. 15 anni di promesse mai mantenute, 15 anni in cui si sono giocate 20 stracittadine con 16 sconfitte, 3 pareggi e 1 sola vittoria. Tre lustri che resteranno negli annali del calcio per i record negativi della gestione Cairo. Impossibile dimenticare frasi come: “Questa squadra è difficilmente migliorabile”, “Abbiamo la difesa più forte della Juventus (63 goal subiti ad oggi)”, “Messi non è in vendita”. Impossibile dimenticare gli “esperienti sociali” in curva Primavera, l’agguato ai Torino Hooligans con relativi daspo “ad personam”, i pseudo “tifosi” prezzolati della curva Sebatopoli, le censure sui social in stile Pinochet per chiosare con il “Tempio granata” profanato da una riunione di condominio e messo in affitto come un monolocale a Finale Ligure. Il popolo granata non merita tutto questo. Negli ultimi 15 anni i tifosi del Toro sono scesi da 1,2 milioni a scarsi 350.000. Un tracollo che ha un nome ed un cognome ben preciso. Un presidente (volutamente minuscolo) che fa di una squadra di calcio il suo bancomat (percepisce uno stipendio insieme ai suoi famigliari) non può e non deve più rappresentare una società gloriosa come il Torino Calcio. Anche i tifosi che sino a ieri avevano le fette di prosciutto davanti agli occhi si stanno rendendo conto che il tempo di questa dirigenza è finito.
Game over Dott. Cairo. Si faccia da parte una volta per tutte. E’ un imprenditore di successo e di vittorie è stata costellata la sua carriera lavorativa perché deve “macchiarsi” di sconfitte e umiliazioni nell’azienda Torino Calcio? Proprio in queste ore giungerà sul suo tavolo un’offerta, la prenda in seria considerazione senza giocare al rialzo. Il Toro di oggi, senza uno stadio di proprietà, senza una sede, senza un centro sportivo, con un Filadelfia a mezzo servizio è come avere una Panda 750 con mezzo milione di km per la quale nessuno pagherà mai i 100.000 euro che lei chiede.
Fabrizio Gerolla