Personaggi

Nati il 5 ottobre: l’attore e tenore torinese Carlo Campanini

E’ uno dei volti più noti del secondo dopoguerra, soprattutto in teatro, ma anche sul piccolo e grande schermo. Di chi stiamo parlando? Di Carlo Campanini, attore, ma anche con una voce inconfondibile da tenore. Campanini nasce a Torino il 5 ottobre 1906. La sua carriera artistica ha inizio in teatro, in cui si esibisce come attore brillante e, come detto, anche come tenore.

Dopo un lungo tirocinio in compagnie regionali e dopo un’esperienza in Argentina al seguito di una di queste compagnie, passa all’operetta e alla rivista e nel 1939 esordisce nel cinema. Per tutti gli anni quaranta interpreta una lunga serie di pellicole (anche dieci in un anno), caratterizzando talvolta con esuberanza caricaturale, talvolta con misura, personaggi di secondo piano ma sempre ben riconoscibili: di solito è il comprimario ingenuo, di buon cuore, un po’ imbranato e stravagante. Di questo periodo è da ricordare la sua interpretazione dello studente fuori corso in Addio giovinezza!, quella del bidello pasticcione, vittima degli scherzi delle studentesse in Ore 9: lezione di chimica, e i ruoli di spalla di Totò ne Il ratto delle Sabine e I due orfanelli, parodia del dramma di D’Ennery e Cormon.

Esibisce la sua voce tenorile in La vita è bella, film di Carlo Ludovico Bragaglia in cui recita (e canta) al fianco di Alberto Rabagliati e Anna Magnani, e in teatro imita Oliver Hardy in coppia con Carlo Dapporto, che imita invece Stan Laurel.

Oltre che in commedie brillanti, Campanini recita anche in film drammatici: Le miserie del signor Travet (1945), il suo primo film da protagonista, e Il bandito (1946), in cui interpreta il ruolo del reduce amico di Amedeo Nazzari.

Sul set de I cadetti di Guascogna (1950, regia di Mario Mattoli) lavora per la prima volta con Walter Chiari. Tra i due si sviluppa un felice sodalizio, che proseguirà anche in teatro e in televisione (memorabile la loro partecipazione al varietà La via del successo, 1959), in cui Campanini diviene la spalla di Chiari: l’imitazione dei fratelli De Rege (il cui famoso “Vieni avanti, cretino!” è rimasto ancor oggi nella memoria collettiva), poi lo sketch del “Sarchiapone”, nato come breve intermezzo tra i numeri di avanspettacolo e dilatatosi successivamente fino a diventare un tormentone della durata di più di un’ora, riproposto in versioni sempre diverse e presentato più volte anche in televisione.

Negli anni cinquanta, Carlo Campanini continua a mietere consensi sia di pubblico che di critica, ma l’industria del cinema comincia a relegarlo sempre più in ruoli macchiettistici e in pellicole di genere, tra cui diversi musicarelli.

Lavora con continuità fino agli anni ’60. Si ritira nel 1981 e muore a Roma il 20 novembre 1984.

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