ENOGASTRONOMIAΩ Primo Piano

Canestrelli del Canavese, croccanti e dal sapore inconfondibile: la ricetta

Continua il nostro tour alla scoperta dei canestrelli piemontesi, una specialità dolciaria che la Regione Piemonte, fin dal 1999, ha classificato come “prodotto agroalimentare tradizionale” del territorio regionale.

Abbiamo già avuto occasione, in altri articoli pubblicati su questo quotidiano on line, di ricordare come i canestrelli si presentino con caratteristiche molto diverse tra loro, a seconda della zona di produzione. Basti pensare ai canestrelli di Biella o ai canestrelli della Val di Susa, diversissimi tra loro, nell’aspetto come nel sapore.

Questa volta sveleremo i segreti dei canestrelli canavesani. La Provincia di Torino (ora Città Metropolitana) li ha da tempo inseriti nel cosiddetto “paniere” dei prodotti tipici del territorio.

Sembra che nel Canavese i canestrelli si preparassero già nel Medioevo, in occasione delle feste patronali dei vari borghi, o di altre importanti festività, oppure come dolce tipico dei pranzi di  matrimonio di ogni ceto sociale. Ogni famiglia utilizzava un’apposita “pinza da canestrello”, le cui piastre riportavano una diversa incisione, quasi fosse un “marchio di fabbrica”, riproducente il nobile stemma del Casato di appartenenza (se si trattava di una famiglia di alto lignaggio) oppure un semplice disegno (un fiore, una sigla, una lettera o un nome), se si trattava di una modesta famiglia contadina.

Nei vari centri del Canavese (tra i vari “poli” produttivi, ricordiamo Montanaro, Andrate, Borgofranco d’Ivrea, Mazzè, Tonengo, ecc.) la ricetta dei canestrelli, si è tramandata di madre in figlia, o di padre in figlio, ed è giunta intatta fino ai giorni nostri.

A Tonengo di Mazzè, ad esempio, ancor oggi, il “canastrel” è considerato il dolce nuziale tipico del luogo, e non c’è coppia di sposi che non li distribuisca agli invitati, come gesto beneaugurale, a tutti i convitati al pranzo di nozze.

Gli ingredienti base dei canestrelli canavesani sono la farina, il burro, le uova e lo zucchero. Come quelli della Val di Susa (a parte le evidenti differenze esteriori e di gusto che contraddistinguono i due prodotti: molto meno sottili e friabili quelli valsusini, e di minor diametro), anche i canestrelli del Canavese sono prodotti soprattutto in due versioni: quelli alla vaniglia e quelli al cioccolato. Sono poi gli aromatizzanti a differenziare i canestrelli, a seconda delle zone di produzione: nocciola, limone, arancia, caffè, menta, cocco, pistacchio, noce moscata, chiodi di garofano, rum, vino bianco, vino rosso, marsala, latte. Ma non mancano interpretazioni diverse, con realizzazioni di canestrelli con aggiunte di ingredienti e di aromi più arditi e innovativi.

Una pinza a doppia piastra per la produzione di canestrelli

Anche per i canestrelli del Canavese, come già facemmo per quelli della Val di Susa, proponiamo una semplice ricetta per quei lettori che volessero cimentarsi nella produzione propria, fatta in casa, sempre che dispongano dell’apposito “ferro del mestiere” specifico per realizzarli: l’indispensabile pinza in ferro (o ghisa) a doppia piastra. Ricordiamo però che non è semplice calibrare i tempi di cottura della pastella, inserita a palline tra le due piastre scaldate sulla fiamma, in modo da ottenere dei canestrelli davvero perfetti, senza bruciature e di spessore ideale.

Ingredienti (per un chilo circa di canestrelli alla nocciola)

350 gr. farina
150 gr. di nocciole (sminuzzate a farina)
250 gr. di burro
250 gr. zucchero
1 uovo
1 bustina di vaniglia
la scorza grattugiata di un limone
1 bicchierino di rhum.

Preparazione

Frullare le nocciole fino a farne una farina minuta; mescolare tra loro tutti gli ingredienti e lavorare l’impasto fino ad ottenere una consistenza simile a quella della pasta frolla. Lasciare raffreddare la pasta per un’ora circa in frigo. Formare delle palline di impasto della dimensione di una noce, e immetterle tra le due piastre della pinza, tenuta con i manici sulla fiamma viva. Lasciare cuocere le palline di impasto fino al punto ideale, in cui i canestrelli in preparazione abbiano raggiunto la tipica colorazione dorata, avendo cura di non bruciarli.

Non è facilissimo, ma se sarete attenti nel seguire le indicazioni, otterrete dei canestrelli davvero memorabili.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio