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E’ morto Gigi Radice, l’unico capace di regalare uno scudetto al Toro nel dopo Superga

TORINO. Il mondo del calcio piange Gigi Radice, l’allenatore capace di conquistare con il Torino l’unico del dopo Superga. Aveva 83 anni e da diversi anni era malato. Sicuramente è stato tra gli allenatori più innovativi della sua epoca, guidando oltre ai granata dei gemelli del gol Pulici e Graziani, anche Inter, Milan, Bologna, Roma e Fiorentina. Dopo una carriera ricca di successi da calciatore con la maglia del Milan, con cui vinse tre scudetti e la Coppa Campioni del 1963,  passò in panchina, importando in Italia il calcio totale nato in Olanda, reso famoso dall’Ajax e dall’Olanda di Cruijff, di fatto stravolgendo il calcio italiano ancora legato al concetto di catenaccio e ottenendo grandi risultati con il club granata.

Soltanto due settimane fa alcuni campioni d’Italia del Torino si sono riuniti per la presentazione di Gigi Radice. Il calciatore, l’allenatore, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, il libro che racconta la sua storia scritto da Francesco Bramardo e Gino Strippoli. «Il mantra era “noi non siamo qui per prendere in giro la gente ma dobbiamo offrire un calcio bello e divertente”», si legge nel testo che ricorda alcune sue affermazioni.

Tra i giocatori che hanno militato in quel Torino c’è Claudio Sala, il poeta del gol, il capitano, che lo ricorda così: «Un innovatore, un grandissimo allenatore che ha cambiato il calcio italiano e ha regalato una delle più grandi soddisfazioni al Torino. Lo conobbi a Monza, giovanissimo, lo ritrovai anni dopo a Torino ed era sempre un innovatore, nonostante il passare degli anni. Era un allenatore che puntava molto sugli allenamenti – spiega l’ex calciatore granata -. In campo pretendeva che tutti noi dessimo il massimo, sempre. Dal punto di vista umano era un uomo leale e onesto con tutti noi, diretto. Purtroppo ha avuto una malattia tremenda, che da tanti anni ormai lo stava logorando nonostante un fisico molto forte»

Eraldo Pecci, contattato al telefono, fatica a parlare: «In questo momento le parole sono superflue, meno se ne dicono, meglio è: abbiamo perso un grandissimo uomo…».
Di quella squadra Pecci, oggi commentatore della Rai oltre che scrittore, era il regista. «C’è davvero poco da dire – prosegue sconsolato -, era un uomo esemplare al quale ero molto affezionato». Due caratteri all’apparenza lontanissimi, Radice schivo e riservato, Pecci esuberante ed estroverso, ma capaci di un rapporto profondo. Conclude: «Dicevano di lui che era un “sergente di ferro”, invece sapeva essere un uomo molto dolce».

«Addio, Mister Radice, colonna della nostra storia si legge sul profilo Twitter della società granata -. Ieri, oggi, per sempre». Anche il club rossonero con un tweet ricorda l’uomo e il grande maestro di calcio: «Il suo Milan è stato il primo Club italiano a vincere la Coppa dei Campioni. Lui, Gigi Radice, tre volte campione d’Italia in rossonero, ci ha lasciati. La Storia del calcio e tutto il Milan lo ricordano con affetto e commozione. Condoglianze sincere alla famiglia Radice».  Radice giocò al Milan da 1955 al ’59 e poi di nuovo dal ’61 al ’65, allenandolo nella stagione ’81-’82. In rossonero vinse tre campionati ed una Coppa dei Campioni.

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