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L’antesignano dell’attuale Auditorium di via Gioacchino Rossini: il Teatro Vittorio Emanuele

Continua la serie di articoli dedicati agli antichi teatri di Torino che non ci sono più. In questa seconda puntata si parla di una struttura inaugurata nel 1859 e capace di ospitare fino a 4500 persone

In seguito alla perdita del Teatro di Torino, distrutto dai bombardamenti, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai si trovò orfana della propria sede. Nel 1952 la Rai acquistò così il vicino Teatro Vittorio Emanuele di via Gioacchino Rossini 15, un’antica struttura sorta nel 1856, originariamente utilizzata come Regio Ippodromo e poi trasformata in Teatro, con una capienza di 4500 persone tra platea e due gallerie. Inaugurato nel 1859 con la prima assoluta di Isabella d’Aragona (opera del compositore veronese Carlo Pedrotti), con il soprano Antonietta Frietsche (più nota con il cognome italianizzato Fricci), il Teatro fu titolato Teatro Vittorio Emanuele II (anche se, dai più, era semplicemente chiamato Teatro Vittorio) e fu progettato dall’architetto Gaetano Bertolotti.  Per la vita mondana torinese, per generazioni di melomani e per molti decenni, questo Teatro costituì un prestigioso punto di riferimento e di ritrovo.

Dopo aver acquistato il Teatro Vittorio la Rai affidò il progetto della sua ristrutturazione ad Aldo Morbelli, che coordinò un gruppo di architetti, tra cui Carlo Mollino, cui si deve il progetto per la ricostruzione del Teatro Regio. L’edificio, che venne rinominato Auditorium Rai, si presentava al pubblico con un atrio più arioso, con una Sala dall’acustica migliorata, con un moderno impianto di registrazione audio/video e con un palcoscenico dotato di un maestoso organo a canne. I lavori furono realizzati a tempo di record; il concerto inaugurale si tenne il 16 Dicembre del 1952: era diretto dal maestro Mario Rossi con una selezione di brani di Stravinskij, Mozart, Rossini e Beethoven.

E mentre del Teatro di Torino distrutto dalle bombe non restava che il ricordo glorioso e le nobili vestigia perimetrali, l’Auditorium acquistava sempre maggior prestigio e importanza per la città.  Nel 2005 la Sala venne nuovamente ristrutturata: dopo i lavori, le porte dell’Auditorium furono riaperte al pubblico il 19 Gennaio 2006 con la Sinfonia n. 2 di Gustav Mahler, diretta dal maestro Rafael Frühbeck de Burgos e interpretata dal soprano di origini norvegesi Elizabeth Norberg-Schultz.  L‘Auditorium Rai continuò ad accogliere concerti e sinfonie di prestigiose orchestre, registrate o trasmesse in diretta dalle reti radiofoniche e televisive della RAI.

A partire dal 2007, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla scomparsa di Arturo Toscanini (1867 | 1957), l’Auditorium è stato titolato alla memoria del grande direttore d’orchestra parmense.

Nel 2019 l’Auditorium fu interessato da nuovi lavori di ammodernamento, riguardanti soprattutto la platea e il foyer, con l’installazione di un più moderno sistema illuminante.

Un’antica immagine del Teatro Vittorio Emanuele di Via Gioacchino Rossini, antesignano dell’attuale Auditorium

Nella sua veste attuale, il Teatro mantiene il doppio ingresso, uno da Via Rossini e l’altro dal piazzale antistante rivolto verso Sud. Sul lato che volge a Est, la facciata del Teatro si presenta alta tre piani, ed è movimentata da grandi finestre quadrangolari. Il nuovo più arioso foyer ha sviluppo rettangolare: da esso si accede alla Sala emiciclica, a forma di ferro di cavallo, con due ordini di palchi. Il “golfo mistico” (ovvero il vano destinato agli orchestrali) risulta abbassato rispetto al piano del palcoscenico, al fondo del quale, su cinque gradini, si posiziona il coro. Interessanti e scenografiche sono le canne d’organo che fanno da sfondo al palco. L’organo originale, dotato di quattro ordini di tastiere, risale al 1953 e fu realizzato dalla Ditta Tamburini. Durante i lavori del 2005 venne smontato e restaurato, ma non venne più riposizionato al suo posto. C’è chi sostiene che ciò fosse dovuto alle ingombranti misure delle nuove tubature dell’impianto di condizionamento che, riducendo lo spazio utile disponibile, impedirono di fatto il rimontaggio dell’organo. Le canne, dunque, rappresentano solo un elemento scenografico, peraltro suggestivo. L’organo, debitamente imballato, è invece stato accantonato nelle cantine del Teatro. E chissà che un giorno non possa tornare a far echeggiare le maestose canne, ora mestamente mute.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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