Personaggi

Nati il 12 gennaio: l’educatore, poeta e scrittore Giovanni Cena

Giovanni Cena nasce il 12 gennaio 1870 a Montanaro (To). La sua è una famiglia povera e numerosa: il padre Gioanni è un tessitore, la madre Maddalena Biletta una giornaliera agricola. La durezza della vita familiare fa da cornice alla sua infanzia. Giovanni compie gli studi elementari nel paese natio, aiutando il padre al telaio e seguendo la madre nella campagna. Gli stenti, la difficile prova della sopravvivenza lo fanno crescere gracile e malaticcio. Può continuare gli studi all’istituto Cottolengo di Torino e poi al seminario di Ivrea dal quale viene espulso in quanto legge libri non consentiti. In effetti, il giovane si dimostra insofferente all’insegnamento rigidamente clericale del seminario: è troppo curioso intellettualmente. Qualche anno dopo riesce a iscriversi alla Facoltà di lettere dell’università di Torino, primo passo verso una vita di letterato e di uomo di cultura singolare e anomala. All’ateneo matura una coscienza laica, intrisa di positivismo, sul cui sfondo permane vigile un istinto mistico, giustizialista, dalla radice profondamente cattolica. Tra i suoi maestri ci sono insegnanti del calibro di Arturo Graf.

Nel 1897 esce dall’editore Streglio di Torino la sua prima opera, il poemetto Madre. Lamentosa, crepuscolare evocazione di un’affettività vissuta solo nell’immagine, storpiata e delusa dalla elementare durezza delle circostanze, non priva di un accento acre di verità. Nel 1900 si reca a Parigi in occasione della Esposizione universale. Soggiorno di un anno, con un viaggio anche a Londra, che gli apre nuovi orizzonti. Nel 1901 viene chiamato a Roma da Maggiorino Ferraris come redattore della Nuova Antologia. Nella capitale trascorrerà tutto il resto della sua vita, salvo brevi soggiorni in Piemonte, trovando subito un felice equilibrio e dedicandosi a una intensa opera di assistenza e promozione sociale verso le popolazioni della campagna romana. Nel 1904 nasce il sodalizio con il dottor Angelo Celli, il fondatore della “Società per gli studi contro la malaria”. Da quel momento in poi, Cena inizia a battersi per il risanamento e l’alfabetizzazione dell’Agro Romano e delle paludi pontine, insieme ad un piccolo gruppo di studiosi fra cui lo stesso Celli, Anna Fraentzel, Alessandro Marcucci e, in modo discontinuo, Sibilla Aleramo.

Cena accumula con pazienza notizie e conoscenze, battendo la campagna zona per zona con una passione da esploratore, diviso tra il lavoro di redazione della Nuova Antologia e la stesura del suo romanzo Gli ammonitori, l’unico romanzo della sua vita. Viene pubblicato a puntate sulla Nuova Antologia nel 1903 e poi in un unico volume nel 1904. Tradotto in tedesco, inglese, olandese, russo, è un raro esempio di romanzo italiano proletario e urbano, figlio degli ambienti socialisti torinesi fin de siècle

La tomba di Giovanni Cena al cimitero di Montanaro

Intanto Cena prosegue la sua attività nelle paludi. Scrive diversi articoli che verranno poi raccolti nel volume “Come vive il campagnolo dell’Agro Romano”. Inizia ad aprire scuole in capanne, chiese abbandonate, granai, vagoni ferroviari in disuso. Ad appoggiarlo nel suo lavoro è soprattutto la duchessa Caetani, che nel 1913 gli mette a disposizione un locale per organizzarvi la prima vera scuola dell’Agro Pontino. Due anni più tardi, una settimana prima dell’entrata in guerra dell’Italia, Cena entrò a far parte del “Comitato di preparazione civile”. Percorre l’Agro Pontino e le paludi e va spesso in Abruzzo, testimone del dramma del terremoto di Avezzano. Lì crea asili e rafforza il suo legame con la popolazione, aiutando la povera gente a rivendicare i propri diritti. Ottiene di stare qualche settimana in trincea per capire fino in fondo cos’è la guerra. Poi, negli ospedali di Roma organizza la scuola per i feriti analfabeti e fonda e dirige “Il Piccolissimo”, un giornalino di propaganda per gli alunni e i loro parenti.

Muore di polmonite a Roma il 7 dicembre 1917 e viene sepolto al cimitero Verano. Il 29 ottobre 1919 la salma viene esumata, per essere trasferita a Montanaro, accanto a quella dei suoi genitori. In suo onore Casal delle Palme (Latina) gli dedica una scuola in muratura, mentre a lui è intitolata una via nel capoluogo piemontese, in zona Rebaudengo. Tutte le sue opere, raccolte in cinque volumi, vengono pubblicate a Torino nel 1928-1929.

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